• 14/02/2025

Zero Waste, guerra ambientalista

 Zero Waste, guerra ambientalista

Ne abbiamo parlato con Rossano Ercolini, presidente di Zero Waste e direttore del Centro ricerca rifiuti zero con base a Capannori

Quella “doppia sporca dozzina” si sta man mano assottigliando. E lo fa sia grazie a una maggior consapevolezza ambientale da parte degli stakeholder, sia a una naturale sostituzione di certi prodotti, per molti versi diventati ormai obsoleti, sia grazie a un preciso intervento normativo da parte delle istituzioni, soprattutto l’Europa, perché l’Italia – come vedremo – ci mette del suo per “resistere”.

La campagna, lanciata nel 2016 dal Centro ricerca rifiuti zero e da Zero Waste Italy (sito web), è partita dall’assunto che, seppure un buon comune virtuoso riesca a organizzare una raccolta differenziata che può raggiungere fino all’85 per cento del totale dei rifiuti, resta sempre un 15 per cento di indifferenziato che se ne va in discarica e i cui scarti devono essere in qualche modo gestiti.

Si tratta di prodotti (la sporca doppia dozzina, appunto) che spesso non hanno alternativa allo smaltimento e per questo occorre pensare a una riprogettazione industriale che coinvolga, in assenza di leggi ad hoc, la responsabilità del produttore.

«Sono quelli che chiamiamo errori di progettazione, ovvero privi di alternative di smaltimento», spiega Rossano Ercolini, presidente di Zero Waste Italy (presidente fino a novembre anche di Zero Waste Europe), direttore del Centro ricerca rifiuti zero con base a Capannori, in provincia di Lucca e – come tiene a sottolineare – anche maestro elementare in pensione. E allora vediamola questa “sporca doppia dozzina” (e sfidiamo tutti a dire chi non si è mai chiesto dove buttare questi prodotti).

La parte del leone la fanno gli assorbenti, i pannolini e i pannoloni, che da soli rappresentano circa il 30 per cento dei 24 prodotti. Se per gli assorbenti ne esistono di biodegradabili da conferire nell’organico e i pannolini possono essere anche lavabili (seppur con mille evidenti difficoltà), più complicato è il problema dei pannoloni, legato anche al progressivo invecchiamento demografico della popolazione (ma il Comune di Capannori riceverà dal Pnrr 11,6 milioni di euro per realizzare un impianto di riciclo dedicato proprio a questo aspetto).

TOSCANA ECONOMY - Zero Waste, guerra ambientalista
Rossano Ercolini, presidente di Zero Waste Italy

Poi ci sono i cotton-fioc, troppo spesso scaricati nel water (e di conseguenza nelle fognature e nelle acque); gli accendini (ma esistono anche quelli ricaricabili); gli spazzolini da denti e i tubetti dei dentifrici; le figurine adesive, non riciclabili a causa della presenza di silicone; gli scontrini fiscali (in “pericolosa” carta chimica); le capsule per il caffè, con gli anni sempre più spesso però prodotte in plastica biodegradabile; cd e dvd, ormai superati dalla “storia” dell’elettronica.

E ancora gomme da masticare, rasoi usa e getta, mozziconi di sigaretta (diventeranno a breve riciclabili), stoviglie, penne e pennarelli, carta forno, guanti in lattice, salviette deumidificanti, cerotti, nastro adesivo, carta carbone. «Non tutto può essere però affidato al buon comportamento dei cittadini e alle loro buone pratiche nella gestione dei rifiuti – dice Ercolini – serve anche una responsabilità estesa da parte del produttore.

E servirebbe anche una politica più responsabile, meno schiava delle lobby, che crei sinergie col mondo economico e che faccia meno resistenza alle decisioni prese a livello europeo. Il mercato, infatti, se non riceve una linea politica ben definita, diventa anarchico». L’obiettivo finale, come spiega ancora Ercolini, è passare da un’economia lineare a una circolare.

«E per questo abbiamo appena premiato come azienda rifiuti zero la start up genovese (ma fondata da un toscano) B-Dimentional e i suoi innovativi progetti sui materiali riciclabili o compostabili. Ma anche tante multinazionali con una visione di lungo termine hanno iniziato a seguirci, intuendo che la sostenibilità ambientale può rappresentare per loro anche un valore aggiunto per il raggiungimento del successo economico».

«Ce la faremo – si chiede concludendo Ercolini – ad arrivare puntuali all’Agenda 2030? È una battaglia non solo ecologista, ma di tutti quelli che pensano che il mondo possa e debba andare al di là dell’usa e getta. E lo facciamo non solo da inguaribili idealisti, ma anche da realisti».

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David Meccoli

Giornalista tradizionale e digitale, esperto in relazioni pubbliche e comunicazione d'impresa

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