Web Marketing Festival, Marco Quadrella: «Questa sarà l’edizione della ripartenza e della consapevolezza»
Intervista al responsabile dell’area marketing del più importante evento digital, ma non solo
Il Web Marketing Festival non è solo un evento legato al digital. Sarebbe una definizione troppo riduttiva questa, per non dire errata. Il WMF è uno strumento per creare il futuro partendo dal digitale, mettendo insieme varie competenze e settori, dando loro l’occasione di incontrarsi, formarsi e guardare all’innovazione e all’occupazione. Tutti elementi fondamentali anche per lo sviluppo del Paese.
L’edizione 2002, in programma dal 16 al 18 giugno presso lo spazio Rimini Fiera, per volere degli organizzatori, la Search On Media Group, propone un prezzo d’ingresso davvero contenuto, proprio per incentivare il più possibile l’inclusione e l’incontro tra più persone e settori.
Abbiamo cercato di capire con Marco Quadrella, responsabile dell’area marketing, quali sono le novità di questa edizione e le opportunità per aziende e professionisti.
Cosa aspettarsi da questa edizione del WMF?
Questa sarà l’edizione della ripartenza, perché le persone hanno una gran voglia di tornare a fare networking. Gli eventi online vanno benissimo, ma c’è tutta una componente umana che vuole tornare a vivere l’esperienza di persona. L’aver portato il Festival dal Palacongressi allo Spazio Fiera ci ha permesso di ideare e creare tante aree eterogenee che renderanno tangibili attività differenti. Avremo spazi per fare networking, altri per fare innovazione, aree per provare le nuove tecnologie, altre per l’intrattenimento. Questa sarà l’edizione della serendipità, del ritorno al contatto fisico.
Lato consulenziale, che è ciò di cui mi occupo, l’altra parola legata all’edizione 2022 è consapevolezza. Oggi aziende e professionisti sanno che esistono determinati temi, quali innovazione sociale e digitale. Speriamo quindi di poterci concentrare su un dialogo con interlocutori pronti e consapevoli. Sì, è vero, molti ancora non conoscono le modalità migliori per usare i vari strumenti, ma già sapere che esistono è un gran passo avanti rispetto, ad esempio, ad un paio di anni fa. La pandemia in questo ha dato una grossa spinta.
Cosa portano a casa in termini di opportunità aziende e professionisti che partecipano al WMF?
Innanzitutto diciamo che il problema delle risorse nel nostro settore è stra-sentito e lo sarà ancora di più in futuro. Spesso ai professionisti mancano una serie di competenze correlate e purtroppo ci sono anche competenze che mancano per intero. Molti manager d’azienda, a fine festival, mi dicono che portano a casa una serie di lampadine che si accendono nella loro mente, perché in tre giorni capiscono come sta andando non solo il loro mercato, ma anche i mercati vicini e quelli più lontani al proprio settore.
Le tante aree stimolano aziende e freelance in svariati contesti spesso adiacenti tra loro e non così distanti come potrebbe sembrare. E guardarsi intorno permette sempre di migliorare la propria creatività. Del resto, l’innovazione non è altro che la commistione di settori diversi. Il valore del Web Marketing Festival è nella rete che si crea, nei momenti di scambio, nelle soluzioni che facilitano questo effetto networking. Ogni partecipante porta con sé un enorme valore per tutti gli altri.
Le professioni digital sono fluide?
Ogni professionista fa un suo percorso formativo e ha le sue peculiarità, che si uniscono alle esigenze riscontrate nei vari progetti. Nei lavori intellettuali come il nostro, c’è sicuramente un elemento fortemente legato all’esperienza. Il WMF, in questo senso, vuole fare uno sforzo e si sta impegnando per creare delle professioni digitali, che siano identificabili. L’esperienza di ognuno è giusto che sia la somma di più esperienze che vanno in profondità, però dobbiamo anche bloccare quel liberi tutti per cui se so installare un plug in sono anche un SEO, tanto per fare un esempio. Dobbiamo creare delle professioni e stabilire che cosa devono saper fare. Serve una definizione chiara, ma è anche vero che il mondo del digital cambia costantemente e quindi è impensabile pensare che possa esistere un libro e, letto quello, è cosa fatta.
Cosa devono sapere le aziende?
Bisogna prima di tutto creare consapevolezza. Non dimentichiamoci che le figure che lavorano nel digital attualmente vengono inquadrate come commerciali o metalmeccanici. Serve al più presto una nuova legislazione oltre alla consapevolezza. Sicuramente l’approccio consulenziale non può distinguersi dall’approccio formativo. I clienti, le aziende, i manager devono essere formati e informati per poter capire. Dobbiamo essere trasparenti e formare il personale interno alle aziende, perché non è possibile pensare di non rendere consapevole e parte del lavoro digitale il committente.
Il festival ha molto a cuore anche il mondo delle startup
Sì, diamo molta importanza al settore e organizziamo anche il più importante contest italiano, la Startup Competion. Vogliamo essere uno strumento per questo settore imprenditoriale, favorire l’incontro con gli investitori, gli specialisti, senza dimenticare mai la formazione, che è sempre presente in ogni area del Web Marketing Festival. Il settore delle startup è fatto di persone consapevoli che il mondo sta cambiando tanto e velocemente, e che è necessaria una spinta non solo finanziaria e professionale. Serve un ecosistema che contenga capitale e competenze e tutto deve avvenire in brevissimo tempo. La startup è più dinamica e veloce rispetto ad un’azienda classica. E tempi più brevi richiedono più persone, più soldi e più competenze, perché la sfida è ben diversa. La startup nasce da un bisogno che nessuno aveva mai provato a risolvere prima, quindi ciò implica un senso di urgenza. Anche la parte digital impegnata per attivare e spingere una startup è diversa, sicuramente più indirizzata ai canali paid che a quelli organici, perché si ha poco tempo per validare un prodotto.
Cos’è necessario fare per arrivare ad una digitalizzazione completa del Paese?
La consapevolezza è un primo inizio. C’è sicuramente tanto da fare, partendo dalla formazione, che è fondamentale e non può essere rivolta solo alle nuove generazioni, visto il tasso di natalità in Italia. Bisogna accettare tutti che siamo in un contesto diverso e che è il momento di riattivare la coscienza critica, perché quando le cose cambiano così fortemente e costantemente, il rischio è di essere sopraffatti e di sbagliare tanto. Torniamo a riflettere, andiamo oltre, sforziamoci di recepire in maniera attiva e non passiva.
Per approfondimenti