Un colibrì contro l’Ambientalismo di facciata
Save the Planet contro il greenwashing aziendale, la presidente Elena Stoppioni: «Accompagniamo le imprese verso la transizione ecologica»
Un’antica leggenda africana narra che un giorno, in una foresta, scoppiò un incendio devastante. Tutti fuggirono, ma un leone vide un colibrì che volava tutto indaffarato verso le fiamme. Il leone, preoccupato per la vita dell’uccellino, tentò di fermarlo, ma il coraggioso colibrì rispose che c’era bisogno del suo aiuto per riuscire a spegnere l’incendio. Il leone, meravigliato, replicò che la singola goccia d’acqua che trasportava con il suo becco non sarebbe stata sufficiente a sedare il grande incendio. Allora il colibrì disse al re della foresta: «Io faccio la mia parte e questo crea la differenza».
E il colibrì è, oggi, il simbolo di Save the Planet, associazione di promozione sociale no-profit che nasce a Firenze nel 2018 dalla volontà di 5 soci fondatori, tra i quali l’attuale presidente, l’ingegnere ambientale Elena Stoppioni.
Il gruppo conta oltre 3mila associati in tutta Italia e progetti anche all’estero (come quello contro la deforestazione in Amazzonia).
L’obiettivo di Save the Planet è accompagnare gli imprenditori e la società civile nella transizione ecologica attraverso la cultura della misurazione e della concretezza delle azioni, combattendo il fenomeno del “greenwashing” anche attraverso il corretto utilizzo delle certificazioni ambientali.
«Noi di transizione ecologica – dice Stoppioni – ne parlavamo ben prima che nascesse il Ministero a essa dedicato. La sostenibilità si sostiene per step, giorno per giorno, facendo ognuno la sua parte, proprio come il colibrì».
Save the Planet svolge attività ambientaliste che potremmo definire “classiche”: pulizia delle città, volontariato, raccolta fondi, lotta all’inquinamento. «La nostra associazione no profit – dice Stoppioni – ha lo scopo di mettere in atto i principi della sostenibilità, la solidarietà e l’innovazione responsabile, per invertire la rotta dell’emergenza climatica e della crisi ambientale. Siamo convinti che comunità più consapevoli e coese siano fondamentali per guidare questo cambiamento. Ecco perché le persone sono indispensabili nella nostra filosofia e per il nostro agire a beneficio del pianeta».
L’associazione ha, inoltre, organizzato un corso dedicato alla transizione ecologica destinato alle amministrazioni pubbliche locali. Il corso ha l’obiettivo di fornire agli amministratori gli strumenti necessari a rendere le città davvero sostenibili e di migliorare la consapevolezza dei cittadini sui temi della causa ambientale.
«Abbiamo anche creato un portale per valutare la reale sostenibilità delle città italiane – spiega la presidente Stoppioni – utilizzando 46 indicatori quali per esempio la presenza del verde, la qualità dell’aria, l’utilizzo di energie rinnovabili, il numero di posti letto in ospedale, il grado di scolarizzazione. È il nostro concetto di sustainable cities».
Ma oltre a questo Save the Planet ha una particolarità che lo contraddistingue ulteriormente: la lotta al greenwashing, all’ambientalismo di facciata che talune aziende tentano di perseguire per finalità ingannevoli e non del tutto trasparenti. «Abbiamo attivato uno specifico sportello – racconta Stoppioni – in cui riceviamo segnalazioni, che poi giriamo a una commissione interna di valutazione formata da tecnici. Se emergono “perplessità” possiamo poi coinvolgere l’Autorità garante della concorrenza e del mercato e possiamo anche supportare chi ha fatto una segnalazione (talvolta un’azienda concorrente) nel suo percorso in Tribunale».
Lo scorso dicembre c’è stata la prima sentenza in Italia contro un’operazione di greenwashing. La sostenibilità diventa così “misurabile”: con l’ambiente non si scherza più.