Uffizi Diffusi: Raffaello a Pescia
Il direttore Eike Schmidt, con il progetto “Uffizi Diffusi”, ha avuto l’intuizione vincente di avvicinare l’Arte ai cittadini. L’arrivo di Raffaello a Pescia ne è un esempio concreto
The Uffizi is taking its art to the people così l’autorevole settimanale britannico The Economist racconta l’innovativo proposito delle Gallerie di decentralizzare la cultura, mettendo il suo vastissimo patrimonio a disposizione dei borghi toscani e facendone scoprire la bellezza nascosta.
Il giornale inglese si sofferma su alcuni dettagli della Madonna del Baldacchino di Raffaello (sito web), che dallo scorso 6 maggio è tornato nella sua antica collocazione, la cattedrale dei Santi Maria Assunta e Giovanni Battista di Pescia, dove si trovava già a metà del Cinquecento prima che il Gran Principe Ferdinando de’ Medici, nel 1697, la acquistasse e la riportasse a Firenze nella reggia di Palazzo Pitti, sua attuale sede, dove è esposta tra i capolavori della Galleria Palatina.
«Il criterio principale del progetto Uffizi diffusi è la ricostruzione del tessuto storico e delle vicende artistiche nei vari centri in cui si espongono le opere – ha sottolineato il direttore Eike Schmidt – Certamente portare la Madonna del Baldacchino di Raffaello a Pescia è un’operazione di peso eccezionale, che non solo vuole ricordare l’arredo originale del Duomo, ma per giunta mette in risalto anche la figura di un pesciatino importante quale fu Baldassarre Turini».
La grande pala d’altare rimarrà esposta all’interno della cappella mausoleo della famiglia Turini, dove dialogherà con la copia realizzata dal fiorentino Pier Dandini, sapiente interprete dello sviluppo stilistico del tardo barocco toscano per 3 mesi, cioè fino al 30 luglio (n.d.r. prorogata fino al 1 ottobre), ma secondo indiscrezioni ci sarà di sicuro una proroga. Raffaello l’aveva dipinta per la basilica di Santo Spirito, a Firenze, dove però non andò mai. A portarla nella cattedrale di Pescia, fu il suo amico ed esecutore testamentario Baldassare Turini, alto prelato della Santa Sede e personaggio importantissimo per la comunità pesciatina.
«La possibilità di contemplare il capolavoro di Raffaello nella sua collocazione originale, accanto alla raffinata copia settecentesca del Dandini sarà occasione per molti di ripercorrere un arco di storia dell’arte fra i più suggestivi e fecondi e di poterlo situare in una avventura architettonica religiosa di straordinario interesse quale la cattedrale di Pescia, nel suo divenire, dalla Pieve Romanica agli adeguamenti delle diverse epoche, fino ad oggi – ha sottolineato il vescovo di Pescia Roberto Filippini –.
Per la Chiesa pesciatina, inoltre, la contemplazione della Pala dell’Urbinate, permetterà di tornare ancora sulle proprie origini, e quasi di prolungare quel Giubileo del suo cinquecentenario, bruscamente interrotto dalla pandemia. L’esposizione della Madonna del Baldacchino, infine, potrà offrire un ulteriore motivo per riconsiderare l’importanza della via della bellezza nell’esperienza del trascendente».
Quasi 40 anni fa, l’opera fu sottoposta al primo grande restauro nei laboratori dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Quella e le successive indagini, sempre da parte dello stesso istituto, hanno stabilito che la pittura ha gradi diversi di avanzamento nell’esecuzione, ma in nessun punto è del tutto completa. Inoltre, sembrerebbe essere l’unica pala d’altare, fra quelle di grandi dimensioni e di destinazione pubblica appartenenti al periodo fiorentino di Raffaello.
In vista del suo temporaneo trasferimento a Pescia, l’opera è stata sottoposta anche recentemente a un leggero intervento di consolidamento nella porzione più alta del supporto ligneo e ad accurate indagini diagnostiche da parte dell’Opificio delle Pietre Dure, che ne hanno decretato lo stato di salute. Il responso degli specialisti ha stabilito che godendo l’opera di buone condizioni di conservazione, non sussisteva nessun impedimento alla sua trasferta pesciatina.
Oltre che ammirare la Madonna del Baldacchino, il biglietto consente di scoprire i tanti tesori conservati nella cattedrale di Pescia e visitare il Museo Civico di Palazzo Galeotti e la Gipsoteca Libero Andreotti. Il progetto Uffizi Diffusi ha avuto l’indiscutibile vantaggio di avvicinare le comunità all’arte, di sdoganare cioè certi luoghi comuni che la vorrebbero elitaria e per pochi. L’arte è per tutti, e a prescindere dai flussi turistici, che si spera possano aumentare generando ricchezza, è la Bellezza di cui si fa veicolo che rimane un patrimonio da custodire con cura.
Quello del The Economist non è il primo tributo che la stampa internazionale fa al progetto Uffizi Diffusi. Nel 2021, anno di lancio del piano, il Time inserì la Toscana degli Uffizi Diffusi tra le 100 mete al mondo da visitare assolutamente nel 2022; del progetto hanno parlato anche il New York Times, il Financial Times e Cnn.