• 19/07/2025

Seminare Idee Festival prima edizione

 Seminare Idee Festival prima edizione

Promosso da Fondazione CR Prato e Comune, con Regione Toscana. Il festival si articola in 31 eventi gratuiti tra teatri, musei e piazze del centro storico di Prato, trasformatosi in un palcoscenico diffuso di cultura e dibattito

Abbiamo approfondito insieme alla presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, Diana Toccafondi, la genesi di questo festival e le sue radici culturali.

TOSCANA ECONOMY - Festival Seminare Idee 1° edizione
Diana Toccafondi

Presidente, dal 6 all’8 giugno si è svolto a Prato Seminare Idee Festival, la prima edizione di una manifestazione che mette al centro il coraggio. Il coraggio di guardare negli occhi la realtà e dirla con parole adeguate, accuratamente pensate e rispettose della verità. Perché questa esigenza e perché a Prato?

«Credo che sia un’esigenza sentita da molti e sentita ancora di più a Prato, una città che è in continua trasformazione. Potremmo definirla mutante, termine che è stato usato per Berlino, per le mutazioni continue che l’hanno interessata e alle quali ha fatto fronte nella sua storia. Dalle immigrazioni interne del dopoguerra alla crisi del manifatturiero, fino alla convivenza con la comunità cinese e con altre etnie. Le difficoltà imposte dalla situazione economica e geopolitica mondiale ci spingono a sforzarci di trovare le parole per descrivere la crisi che stiamo attraversando.

Siamo all’interno di una comunità che è un terreno fecondo, in cui ciò che viene seminato mette radici e germoglia. E allora perché non seminare idee positive? Non solo e non tanto per fare una sorta di make-up alla città, ma proprio per alimentare positivamente noi stessi e le nostre relazioni con l’altro.

Sono già tanti i festival organizzati in Italia, non abbiamo pensato di dar vita a uno nuovo come vetrina di noi stessi o per fare quello che viene definito ”marketing territoriale”, abbiamo bisogno di ritrovarci, di riappacificarci con noi stessi e di mostrare che viviamo bene insieme. Ecco perché abbiamo voluto che il festival si collegasse con il progetto Prato Comunità Educante, un progetto della Fondazione rivolto ai giovani iniziato tre anni fa. Vogliamo riuscire a seminare qualcosa di positivo, per esempio un’alleanza generazionale con i giovani che li aiuti ad affrontare un presente non facile.

I relatori invitati al festival sono stati presentati proprio dai giovani volontari del progetto. Anche in questo modo abbiamo voluto dare senso a quello che viviamo e trovare motivi di fiducia, sia tra le persone che nei confronti del futuro».

Durante il festival hanno avuto un ruolo di primo piano le ragazze e i ragazzi coinvolti nel citato progetto Prato Comunità Educante: una rete nata nel 2022 che unisce scuole e terzo settore per fronteggiare la povertà educativa e la dispersione scolastica. Definito come un modello in Italia, in che modo si è evoluto e rafforzato negli anni?

«Il progetto è nato dalla consapevolezza della Fondazione di dover andare oltre il semplice ruolo di erogatore di risorse. Di fronte al problema della

povertà educativa e dell’abbandono scolastico, ma anche della sofferenza giovanile emersa dopo il Covid, si è sentita l’esigenza di coordinare le energie positive della comunità. Abbiamo notato che le scuole erano sommerse da progetti ”spot” legati ai finanziamenti del PNRR, che appesantivano le responsabilità dei docenti e di tutto il personale.

Per questo, la Fondazione ha scelto di farsi carico del problema a livello comunitario, chiamando a raccolta prima di tutto soggetti del terzo settore, associazioni ed enti culturali. L’idea centrale è che la responsabilità della sofferenza giovanile non ricada solo sulle scuole, ma sull’intera comunità.

Per coordinare questi attori, la Fondazione ha pubblicato un bando e istituito una cabina di regia. Tra i progetti presentati, due rappresentavano modelli diversi ma ugualmente interessanti: uno perché maggiormente fondato sull’intervento concreto a contrasto dell’abbandono scolastico (si trattava del progetto TRA-GUARDI-AMO, che prendeva le mosse da esperienze di recupero delle competenze attraverso il doposcuola, anche coinvolgendo famiglie, scuole, associazioni e il mondo del lavoro), l’altro perché progettato a partire dalla istituzioni culturali consolidate, come teatri e musei (il progetto ImPatti creATTIVI, che si proponeva di promuovere socialità, creatività e offerta educativa coordinando enti culturali e scuole).

Nel 2022 abbiamo deciso di finanziare entrambi i progetti, a condizione che i due approcci si integrassero. Così ha preso le mosse una rete di collaborazioni prima inesistente.

Nel 2023, abbiamo finanziato, con l’apporto anche di ulteriori risorse messe a disposizione da Banca Intesa, un unico progetto tra queste due reti, ottenendo una risposta entusiasta da parte della città. Quest’anno abbiamo presentato l’estensione del progetto per i prossimi tre anni all’impresa sociale Con i Bambini, interamente partecipata da Fondazione con il Sud, un’alleanza tra le fondazioni di origine bancaria che si occupa di attuare i programmi del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.TOSCANA ECONOMY - Festival Seminare Idee 1° edizione

La risposta è stata positiva, consentendoci di ideare un progetto interdisciplinare e che possa entrare nella programmazione curricolare, ossia insieme agli insegnanti nelle classi. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito, attraverso Indire, punto di riferimento per la ricerca educativa in Italia, ci ha comunicato che rappresentiamo un modello molto positivo che stanno studiando.

La nostra soddisfazione è grande e comprovata dai numeri risultanti dalla valutazione del progetto affidata a un laboratorio di ricerca specializzato, inserito nel PIN, il polo universitario di Prato dell’Università di Firenze: ragazzi e ragazze da più di trenta associazioni, venti istituti scolastici e le maggiori istituzioni della città, come la Fondazione Teatro Metastasio, la Camerata Strumentale di Prato, il Museo Pecci, il Museo di Palazzo Pretorio, il Museo del Tessuto, la Fondazione Parsec – Parco delle Scienze e della Cultura».

Qual è il contributo che Seminare Idee Festival può portare al mondo della cultura?

 «Il nostro è un progetto continuativo, ogni anno sceglieremo una parola e su questa lavoreremo in forma multidisciplinare e a partire da punti di vista diversi. La cultura vuole ritrovare l’unità del sapere, una dimensione che abbiamo vissuto nel Rinascimento e che poi abbiamo perso, andando verso una disaggregazione dei saperi che alla fine ha allontanato le persone, dando l’opportunità di parlare quasi esclusivamente a chi è specializzato in un certo campo. Con l’unità del sapere, invece, ritroviamo quei pilastri della conoscenza in cui le singole persone e le comunità possono riconoscersi e ritrovare un più solido principio unificante.

A partire anche dai bambini, ai quali è stata dedicata Seminare Idee Kids, una sezione del festival curata da Le Storie della Mippa, libreria pratese specializzata in editoria d’infanzia e dalla Fondazione Golinelli di Bologna. La partecipazione attiva al festival delle librerie indipendenti, come la Libreria Gori, e dei circoli di lettura come Bardamu è una tendenza che respinge l’attuale massificazione del commercio librario e della produzione editoriale.

Essi sono stati le braccia attive e anche le teste pensanti della sezione Books del festival, che è stata coordinata dalla Biblioteca Comunale Lazzerini.

Anche i commercianti del centro storico si sono organizzati con grande autonomia e creatività. Tutti hanno immaginato qualcosa per sentirsi parte di questo lavoro comunitario.Un altro elemento di soddisfazione è il fatto che la Fondazione Cassa di Risparmio di Prato ha svolto, anche attraverso questo festival, la funzione che la Costituzione affida a questi enti: quella di esercitare il principio di sussidiarietà, collaborando con le istituzioni pubbliche più rappresentative della città, come il Comune di Prato.

Anche la ricerca di soggetti privati come sponsor e di partner culturali e componenti sociali che hanno dato vita a una rassegna preliminare (Aspettando il festival) ha dato buoni risultati, che ci proponiamo di coltivare nelle prossime edizioni. Siamo un ente privato autonomo, ma ci mettiamo al servizio della comunità e dei suoi bisogni. In base ad attitudini, scelte e anche opinioni diverse, in fondazione lavoriamo tutti affinché il diritto alla felicità sia un diritto di tutti».

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Giulia Baglini

Giornalista specializzata sui temi dell’innovazione e della sostenibilità

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