• 20/01/2025

Suvereto e Val di Cornia, la rinascita del vino toscano

 Suvereto e Val di Cornia, la rinascita del vino toscano

Tra il 2020 e il 2021 nasce il consorzio Suvereto e Val di Cornia Wine. Ne abbiamo parlato con Niccolò Pini, giovane imprenditore

Evitare di passare come i “figli di un dio minore” e porsi non dietro, ma di fianco alle altre zone vinicole di questa parte di Toscana. È con questi obiettivi, con la volontà di dire “ci siamo anche noi”, che tra il 2020 e il 2021 è nato il consorzio Suvereto e Val di Cornia Wine in rappresentanza di una trentina di aziende per quasi mille ettari vitati, tra le terre a sud di Bolgheri e le colline metallifere dell’Alta Maremma, dal mare (tra Piombino e San Vincenzo) fino all’interno collinare (con la “capitale” Suvereto, appunto).

Cabernet Sauvignon, Merlot e Sangiovese sono i tre principali vitigni a bacca rossa della zona su cui insistono la Docg Suvereto, la Docg Rosso della Val di Cornia e la Doc Val di Cornia, cui si affiancano porzioni di Cabernet Franc, Petit Verdot e Syrah. Per la bacca bianca è invece importante la presenza del Vermentino.

«Negli anni ‘80 questa zona aveva già una buona tradizione di tutela e promozione del marchio doc, poi con il tempo l’iniziale entusiasmo è andato progressivamente affievolendosi. Ecco, ora la generazione under 40 sta invece riprendendo in mano la situazione per dare nuovo impulso al territorio».

A parlare è proprio uno dei giovani imprenditori impegnato in prima persona in questo percorso, Niccolò Pini (39 anni) che con il fratello Edoardo (34 anni) ha affiancato in azienda – la Rigoli – il padre Nelusco, fondatore di un’attività che vede origine, con la gestione dei suoi genitori (quindi nonni di Niccolò ed Edoardo), già negli anni ‘60 e ‘70, quando si produceva vino per il solo consumo familiare.

Con gli anni ‘80 l’azienda ha iniziato a qualificare la produzione per giungere ai primi vini in bottiglia con l’assegnazione della Denominazione di origine controllata alla Val di Cornia. Alla fine degli anni ‘90 sono stati acquisiti altri terreni, si sono rinnovati i vigneti ampliando le varietà coltivate (e dal 1992 è partita anche la produzione di olio, grazie alla presenza di 2mila ulivi), fino all’attuale produzione, che conta oggi circa 40mila bottiglie all’anno.

«Crediamo nella sostenibilità ambientale – dice Niccolò Pini – crediamo in un’agricoltura che sia meno invasiva possibile sulla terra, crediamo nel risparmio delle risorse disponibili e nell’integrazione armonica con l’ambiente delle energie rinnovabili. Produciamo il 60% dell’energia elettrica che consumiamo, attraverso pannelli fotovoltaici senza consumo di suolo. E crediamo nella cooperazione e nella promozione del nostro territorio, la Val di Cornia, terra ricca di risorse storicamente vocata alla coltivazione della vite e dell’olivo».

Da qui la nascita del Consorzio di tutela. Niccolò fa parte del Cda, ma ormai sono in tanti a indicarlo come prossimo vicepresidente.

«Vogliamo far conoscere i nostri vini e il nostro territorio – spiega ancora Pini – e così ci impegniamo partecipando attivamente a fiere di settore (come Vinitaly) ed eventi a tema, oppure organizzando in prima persona specifici festival dedicati al vino».

Un ruolo fondamentale, in questo percorso, lo gioca l’enoturismo. «Il vino qui rappresenta la punta di diamante di un territorio in grado di conquistare chiunque desideri contatto con la natura e l’enogastronomia di qualità. Per questo tutti noi lavoriamo quotidianamente per condividere e diffondere la passione per vino e olio, aprendo le porte delle nostre aziende alle degustazioni tutto l’anno».

E non dover così più essere costretti a specificare: “In Toscana ci siamo anche noi”.

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David Meccoli

Giornalista tradizionale e digitale, esperto in relazioni pubbliche e comunicazione d'impresa

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