Simone Rugiati, oltre lo chef c’è di più. In cucina si costruisce cultura
INTERVISTA A
Simone Rugiati, chef
È uno dei primi “chef televisivi” contemporanei, distintosi agli esordi con La prova del cuoco e, successivamente, in programmi di successo come Cuochi e Fiamme e molti altri. Oggi, oltre alla sua attività come chef, consulente e ambassador per numerose aziende agroalimentari, è il protagonista di programmi quali Food Advisor e L’Italia a morsi al ristorante. È stato uno dei volti del progetto del World Food Programme “Cinque Chef per l’Etiopia”. La sua fucina creativa è la factory house “Food Loft”, nel centro di Milano
Ha portato la cucina in tv, inaugurando il fortunato format dello show cooking. Radici in Toscana, a Santa Croce sull’Arno, studi all’alberghiero Martini di Montecatini Terme, istituto riconosciuto eccellenza regionale dal Touring Club Italiano: un destino già segnato per Simone Rugiati, che ha capito fin da subito che in cucina non si assemblano solo dei piatti ma si costruisce cultura.
Dopo il diploma e alcuni impieghi come commis, Rugiati lavora in una casa editrice che pubblica riviste e libri di cucina regionale italiana, rimanendo ogni volta colpito dalla varietà degli argomenti riservata alla cucina toscana: «Nella nostra regione c’è un’ampia capillarizzazione delle ricette, con differenze estreme anche a pochi chilometri di distanza, come ad esempio tra Pisa e Livorno. La bellezza del territorio si riflette nell’altissima qualità delle nostre materie prime, dall’olio ai formaggi, dal vino al pane. Io sono toscano, ma ho viaggiato tantissimo, da eterno curioso sono portato a mescolare tutti i prodotti della Toscana, quella bassa, quella alta, quella dell’Elba, isola che sarà protagonista di uno speciale su Discovery Channel. Sono il primo testimonial dei prodotti toscani di qualità e li uso per davvero, non come alcuni cuochi blasonati che si limitano a mostrarli».
Una toscanità, ovunque rispettata e riconosciuta, che si basa su un cibo vero e su sapori autentici, che ci riportano alle nostre radici, agli odori che abbiamo sentito fin da bambini e alle ricette di famiglia, a ciò che ci dà gioia perché ci fa sentire parte di una tradizione. È il buono che fa bene a noi e anche al pianeta, perché si va alla ricerca del prodotto a chilometro zero.
Tutti principi che Simone Rugiati ha messo nero su bianco nel suo ultimo libro “Prima la Materia. La cucina italiana raccontata a modo mio”, edito da Gribaudo.
È la materia l’ingrediente di qualità in tutta la sua unicità, è grazie a lei se possiamo eseguire, con meno tempo e meno abilità di quanto si creda, piatti tradizionali, anche poveri e di riciclo, ma buonissimi. Simone fa l’esempio della panzanella: ‘solo’ pane, pomodoro, olio, cipolla e basilico, ma quanta storia e di conseguenza quanto gusto ci sono dietro a questi ‘semplici’ ingredienti?
Con queste premesse, non è difficile immaginare che prima o poi la sensibilità di Simone Rugiati al tema della sostenibilità alimentare potesse dare i suoi frutti anche a molti chilometri di distanza dall’Italia, in paesi meno fortunati del nostro.
È ciò che è avvenuto con un progetto in Kenya, che Simone Rugiati ha conosciuto durante il primo lockdown con una vacanza prolungata e che poi lo ha conquistato interiormente.
Ecco come come è avvenuta l’evoluzione: «Non mi definisco più uno chef in senso stretto: da qualche anno il mio lavoro si divide tra il catering, la conduzione di brigate, le consulenze e i corsi di aggiornamento per professionisti della ristorazione. Faccio progetti di ogni genere, di business e di vita. Quello intrapreso in Kenya è un progetto di vita: ho deciso di sfruttare la mia parte mediatica per sensibilizzare le persone su temi che mi stanno a cuore, come la sostenibilità ambientale, la lotta allo spreco, il rispetto della natura, la pesca sostenibile e l’innovazione nelle tecniche di coltivazione. Ho chiamato a raccolta degli sponsor e ho costruito delle azioni benefiche per le persone o per il pianeta: pozzi, una nursery per le mangrovie, distribuzione di farina e riso, sostegno ai ragazzi in età scolare. Con il mio team di Food Loft abbiamo girato dei cortometraggi che potrebbero diventare un programma per la tv oppure un format per i social».
Il trailer del progetto è stato presentato a fine aprile a “Verde Giffoni – Youth for the Present”, l’iniziativa del Giffoni Film Festival rivolta alla salvaguardia del pianeta e destinata alle giovani generazioni.
Giovane e innovativa è anche l’immagine di cui Simone Rugiati ha voluto rivestire il suo concetto di chef, dissacrando l’autorevolezza di questa figura e l’aura che l’ha avvolta in questi ultimi anni: la sua esperienza in Kenya è legata alla sigla “SCHEF”, uno chef con la S davanti, la S di Solidarietà, di Sostenibilità di Sole, di Sorrisi. In sintesi, di Simone, di un Super Chef che vuole usare il piedistallo sopra il quale i suoi colleghi sono stati collocati per convogliare energie e fare qualcosa di positivo.
Per approfondimenti:
www.foodloft.it
Le mie keyword in cucina sono: stagionalità, tracciabilità e km zero. |