Se lavori col cuore il cliente lo sente

INTERVISTA A Lolita Guidi, estetista e riflessologa plantare
Alcuni sorrisi sono visibili nonostante la bocca sia ben nascosta dalla mascherina, come quello di Lolita Guidi, titolare del centro estetico Lolita, a Pescia, i cui occhi non possono fare a meno di sorridere mentre ripercorre per Toscana Economy la sua esperienza professionale, iniziata oltre 40 anni fa e ancora in costante, attivo, entusiasta aggiornamento
«Ho un brivido neurale – con questa dichiarazione si apre la nostra intervista a Lolita Guidi – che poi prende fiato e spiega: – quando ripenso a come ho iniziato rivivo delle emozioni fortissime e il mio corpo non può fare a meno di manifestarle». Forse perché significa ripercorrere una storia che comincia da molto lontano. Lolita, infatti, appartiene a quella generazione in cui già da bambini “bisognava imparare un mestiere“, fu così che ancora ragazzina andò “ad aiutare” in una parrucchieria.
«Lavavo le teste – racconta Lolita – ma la mia passione vera già da allora erano le manicure, le sopracciglia, il trucco. Mi testavo su amici e parenti, ma sognavo di andare a studiare in una scuola di estetica. Si trattava di andare a Firenze, cosa che i miei genitori non vedevano di buon grado». Erano gli anni Settanta, ma le ragazze allora non godevano certo delle libertà di oggi.
«Mi sono sposata giovanissima, a 18 anni, con un uomo che mi ha sempre supportata e accompagnata nelle scelte, fu proprio lui il primo a credere e ad incoraggiare il mio sogno. Mi accompagnò a Firenze per conoscere la Scuola per estetiste Dora Bruschi, alla quale mi iscrissi e tramite cui ottenni la qualifica professionale di estetica riconosciuta dalla regione Toscana».
Inizia da lì il percorso professionale di Lolita, in un momento storico in cui l’estetica soffriva ancora il pregiudizio della vacuità, dell’apparenza e della leggerezza di costumi e che era ancora ben lungi dall’essere associata al benessere.
«Fu proprio lì che iniziai a trattare il piede, all’ospedale “I Fraticini” di Firenze, ero lì per fare la pedicure ai degenti, eppure pur senza possedere alcuna cognizione della riflessologia – che avrei iniziato a fare solo nel 1995 – intuii che il piede era un mondo».
Un’intuizione che si sarebbe trasformata nella cifra distintiva del lavoro di una vita, quella che vede nel bello non solo quello che è immediatamente visibile agli occhi, ma soprattutto quello che alla vista si nasconde, ovvero il benessere interiore.
L’inestetismo è un messaggio, espressione di una disarmonia del nostro organismo che per essere “vista” e “curata” si manifesta attraverso il corpo.
Questo approccio ha guidato Lolita nello studio del piede diabetico, della riflessologia, del rebirthing.
«Quando ho iniziato a lavorare in proprio ho investito in moltissime apparecchiature all’avanguardia – sottolinea Lolita – ma man mano che acquisivo esperienza mi rendevo conto che l’apparecchio più prezioso per un’operatrice sono le mani. È attraverso la manualità che si vanno a riequilibrare quegli scompensi che sfociano nell’inestetismo, è questo che cerco di trasmettere a chi lavora con me, in primis le mie figlie, le Lolite, ma anche tutti i professionisti che ci supportano nei trattamenti». Prima di avviare la sua attività imprenditoriale, Lolita ha fatto una lunga gavetta alternata da una formazione costante in giro per l’Italia. Nel 1995 incontra quella che a tutt’oggi considera la sua maestra, Lucia Torri Cianci, ideatrice del metodo Cianci, il primo a riconoscere dell’inestetismo un sentimento fatto di emozioni non espresse, un difetto da tradurre in risorsa psichica, permettendo al corpo di recuperare le risorse necessarie a ricostruire su di sé la bellezza naturale dello stare bene. Lolita può vantare clienti di lungo corso, che si fanno trattare da lei da 50 anni. Una fidelizzazione che ogni operatrice vorrebbe creare.
Come si fa?
«Il segreto è sentire chi hai sotto, il corpo ci parla e le mani lo ascoltano – spiega Lolita – ma non è una comunicazione unilaterale, io do e allo stesso tempo ricevo dal cliente, è uno scambio. Il cliente mi ricarica energeticamente e d’altra parte se tu lavori col cuore lui lo sente. Per me il rispetto dei clienti è sempre stato importante, non mi sognerei mai di lasciare una cliente che ho da 50 anni, alcune per questa ragione mi hanno seguita ovunque lavorassi».
E nel futuro di Lolita cosa c’è?
«Fino a quando gli occhi funzioneranno e le mani pure spero di poter continuare a lavorare».
E a chi si affaccia a questa professione, che consiglio senti di dare?
«Di formarsi, aggiornarsi in continuazione, non fermarsi mai perché restare al passo è importante, ma quello che conta soprattutto è mettere il cuore in quello che si fa, trattare l’altro con professionalità, senza dimenticare mai di vedere la persona che si trova di fronte».