• 28/04/2025

Scuola Superiore Sant’Anna: dove nasce il futuro

 Scuola Superiore Sant’Anna: dove nasce il futuro

La Scuola Superiore Sant’Anna continua a distinguersi per la sua crescita e il suo impegno nella ricerca e nella formazione d’eccellenza

La Scuola Superiore Sant’Anna è un centro universitario di riferimento per la formazione di eccellenza. Delle attività svolte in questo istituto e dell’attenzione particolare che ripone nello sviluppo di percorsi innovativi in grado di rispondere alle esigenze provenienti dal contesto sociale e produttivo, parliamo con la direttrice generale Alessia Macchia e con il coordinatore del Centro di ricerca interdisciplinare sulla sostenibilità e il clima (e prorettore alla terza missione) Marco Frey.

Alessia Macchia, da sempre Scuola Superiore Sant’Anna è sinonimo di innovazione: in che modo l’organizzazione amministrativa contribuisce a questo risultato?

TOSCANA ECONOMY - Scuola Superiore Sant’Anna
Alessia Macchia

«Il risultato si raggiunge e si mantiene grazie a un consolidato rapporto di collaborazione tra le due anime che compongono la scuola, quella accademica e quella amministrativa. Condividendo la strategia e gli obiettivi da perseguire, programmando le priorità e ricercando soluzioni innovative anche dal punto di vista amministrativo, la Scuola sta attraversando un percorso di forte crescita su tutti i livelli: numerosità della faculty (docenti e ricercatori), valore economico e numerosità dei progetti competitivi ottenuti, numero degli allievi ordinari e degli studenti di PhD, attività di terza missione e molto altro ancora. Per sostenere questo forte sviluppo, oltre alla conseguente crescita dell’organico amministrativo, è stato necessario

investire in modo significativo sugli spazi e sono stati introdotti strumenti innovativi».

Rientra in questo percorso anche l’acquisto di due immobili all’asta giudiziaria?

«I fabbricati sono destinati a uso alloggi per accogliere il numero crescente degli allievi ordinari (che da statuto vivono alla Scuola) e dare risposta all’emergenza alloggi che ci affliggeva, come del resto tutti gli atenei italiani.

I due relais sono stati acquistati grazie alla partecipazione a un bando del Ministero dell’Università e della Ricerca, che prevedeva requisiti tecnici e amministrativi stringenti e tempi strettissimi di attivazione dei posti, dal momento che utilizzava fondi del Pnrr.

Una seconda esperienza, molto ambiziosa e tutt’ora in corso, è la realizzazione del nuovo Parco scientifico tecnologico di San Giuliano Terme, attraverso un partenariato pubblico-privato che prevede investimenti per 52,5 milioni di euro e un valore complessivo della concessione al partner privato, comprendente anche il costo dei servizi di gestione e manutenzione per 20 anni, pari a 118,5 milioni di euro.

Il privato investe il 51 per cento del capitale necessario alla realizzazione e la Scuola il restante 49 per cento».

E quali sono stati gli sviluppi?

«Un raggruppamento temporaneo di imprese ha manifestato interesse alla Scuola per attivare una collaborazione per la realizzazione di quattro edifici che accoglieranno le attività di ricerca, didattica e trasferimento tecnologico

delle Scienze sperimentali (Ingegneria, Medicina, Scienze agrarie e Biotecnologie) e un centro servizi con un grande auditorium. Nel gennaio 2023, è stata formalizzata la proposta per la concessione di progettazione, realizzazione e gestione per 20 anni del complesso.

A marzo, è stata indetta la fase pubblica della gara che si è completata a luglio 2023 con esito positivo. I lavori sono partiti a settembre 2024 e la conclusione è prevista a fine 2026».

Ci può tracciare anche un bilancio economico della Scuola?

«La fase di crescita e sviluppo di cui è protagonista la Scuola negli ultimi anni è inevitabilmente legata a un bilancio di esercizio molto positivo. Il sistema universitario del Paese ha inizialmente beneficiato di nuove risorse a partire dal 2020, in seguito ulteriormente cresciute grazie al Pnrr. La Scuola ha saputo sfruttare queste opportunità al meglio, cogliendo ogni occasione fornita da bandi per l’edilizia, bandi per progetti di ricerca, progetti di

formazione e di terza missione. Nel 2023, i “proventi operativi” della Scuola superavano gli 83 milioni di euro e di questi quasi 50 a titolo di contributi prevalentemente di provenienza ministeriale e 31 milioni di “proventi propri”, di cui circa il 70 per cento provenienti da bandi competitivi, il 20 per cento da progetti di ricerca conto terzi e il 10 per cento da attività di formazione.

TOSCANA ECONOMY - Scuola Superiore Sant’AnnaI ricavi, pertanto, dimostrano una capacità importante della Scuola di attrarre risorse in modo autonomo, arrivando al 40 per cento di tutti i proventi, crescendo negli anni in modo significativo. Anche i costi sono ovviamente aumentati legandosi prevalentemente alla crescita del personale e alla gestione dei maggiori spazi, ma gli utili sono stati molto significativi: oltre 10,5 milioni di euro nel 2023 che si sommano agli oltre 10 del 2022, necessari per sostenere le rilevanti azioni di investimento in corso».

È preoccupata per i possibili tagli in arrivo per università e ricerca?

«Una riduzione delle risorse immesse nel sistema a livello centrale avrebbe senza dubbio un impatto su tutte le università e sulla scuola, considerando in particolare che la normativa italiana ci impone una rilevante rigidità nella struttura dei costi.

Da un lato viene evocata l’autonomia dei singoli atenei e quindi la responsabilità della governance locale, dall’altra questo stesso principio risente di frequenti interventi normativi che vincolano le università e riducono gli spazi. È necessario rendere il finanziamento  pubblico più flessibile, affinché le risorse possano essere allocate dove servono realmente. Il sistema delle regole attuali è troppo rigido e richiede una semplificazione».

Marco Frey, abbiamo parlato di “terza missione”, che nella Scuola si propone di “progettare il futuro dell’umanità”: ci può spiegare questo ambizioso programma?

TOSCANA ECONOMY - Scuola Superiore Sant’Anna
Marco Frey

«La terza missione nelle università si concentra su tutto ciò che

riguarda il complemento rispetto alle attività di formazione e ricerca, che costituiscono gli ambiti chiave di azione per le istituzioni universitarie. Per chiarirne il ruolo è meglio ricorrere al concetto di “impatto”: la terza missione, infatti, riguarda la capacità di generare un impatto attraverso la diffusione nella società, nelle istituzioni e nelle imprese, della conoscenza e delle competenze che una realtà universitaria è capace di sviluppare.

È così che deve essere letto l’impegno della Scuola a rafforzare la propria capacità di produrre valore per la collettività, agendo come volano di sviluppo socioeconomico, culturale e tecnologico, contribuendo a progettare il futuro dell’umanità e alla soddisfazione dei bisogni delle future generazioni. Il riferimento strategico in tale prospettiva è quello dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con cui la Scuola si confronta nel misurare le ricadute delle proprie attività».

In che modo l’istituto cerca di influenzare i decision makers a prendere iniziative verso il Green New Deal?

«Se l’Agenda 2030 costituisce ancora per i prossimi 5 anni il riferimento internazionale per il perseguimento di uno sviluppo più sostenibile, il Green Deal ha rappresentato il programma chiave a livello europeo per il periodo 2019-2024. In questo quinquennio, la Scuola si è impegnata con diverse iniziative e progetti a contribuire ai processi di transizione che caratterizzano le politiche europee in questo ambito.

Nel 2022, ad esempio, è stato creato un Centro interdisciplinare sulla sostenibilità e il clima, le cui attività prioritarie sono orientate alla transizione verso la decarbonizzazione, l’economia circolare, la gestione sostenibile delle risorse (a partire dall’energia e dall’acqua).

Una finalità chiave è sviluppare conoscenze e strumenti che possano supportare i decision makers nelle loro scelte per accelerare questi processi di transizione, tenendo conto al tempo stesso delle implicazioni sociali ed economiche di tali scelte.

Oggi, a fronte del ripensamento che si sta verificando a Bruxelles riguardo ad alcune politiche connesse al Green Deal, la capacità di valutare in modo oggettivo quali siano le implicazioni sociali di determinate opzioni strategiche appare ancora più cruciale».

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David Meccoli

Giornalista tradizionale e digitale, esperto in relazioni pubbliche e comunicazione d'impresa

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