Quando “essere alla frutta” fa bene al pianeta
INTERVISTA A Emiliano Ferroni – founder Arianna Fibers
Arianna Fibers è una nuova start up tutta pistoiese che ha ripensato il modo di produrre plastica: da oggi giacche in ecopelle, oggetti di uso quotidiano, vasi e lettiere possono essere prodotte con scarti organici come torsoli di mela, gusci di frutta secca, fibre di lino
La plastica, senza la plastica. È l’idea vincente dei soci Emiliano Ferroni e Daniele Bonacchi, che insieme hanno dato avvio ad un progetto non solo ambizioso, ma soprattutto utile per la terra.
Arianna Fibers è la nuova rivoluzionaria azienda che sta mettendo a punto un modo completamente diverso di stampare oggetti di uso quotidiano con una plastica che preveda il 30% almeno di materiale organico al suo interno.
Fare materiale sintetico con i torsoli delle mele, con i gusci della frutta secca o con le fibre di lino si può e i due soci lo hanno dimostrato. L’idea è piaciuta alla Fondazione Caripit che ha finanziato il loro progetto vincendo un bando specifico nell’aprile del 2019 e ora la Arianna Fibers comincia a vedere i suoi frutti. «Io mi occupo più degli aspetti commerciali, avendo una formazione economica – si presenta Emiliano Ferroni – mentre Daniele Bonacchi è un chimico che ha esperienza pluridecennale in materia e a lungo ha lavorato per multinazionali svizzere. Ha lavorato a progetti importanti mettendo a punto l’uso di nanotecnologie o ancora il grafene. Insieme abbiamo voluto fare qualcosa per aiutare l’ecologia e la sostenibilità ambientale». La start up è partita decisamente in quarta, ha già interessi all’estero oltre che in Italia e conta di fare numeri importanti a stretto giro, nonostante il periodo non proprio propizio. «La nostra idea era quella di riuscire a produrre a costi accessibili – prosegue Ferroni – oggetti di uso comune in plastica ma con al suo interno una percentuale di materiale organico, rinnovabile. È un approccio questo che finora non è stato tentato, perché fino ad oggi si pensava al riciclaggio della plastica, ma è possibile». L’idea dei due soci trova infiniti campi di applicazione. «Abbiamo iniziato a settembre 2019 la fase sperimentale ed oggi abbiamo il primo pezzo, un tappo del foro per il cablaggio dei fili, grazie ad un’azienda di Pistoia che ce lo ha stampato secondo la nostra “ricetta”». Si procede però a passo svelto. «Ci vogliono dai 6 mesi ad un anno per entrare a regime – prosegue Ferroni – ma contiamo di arrivare a impiegare 40 o 50 persone entro il 2021.
Intanto stiamo lavorando con l’Università di Pisa, che ci sta supportando per fare una serie di test sui prodotti».
Intanto sono arrivati i primi interessamenti e la Arianna Fibers ha cominciato con i primi prototipi. «Stiamo lanciando una lettiera per gatti basata sugli avanzi delle lavorazioni, perché non vogliamo avere rifiuti dovuti agli scarti di produzione per portare avanti il principio di economia circolare. Vorremmo partire dall’economia del territorio per darle un altro taglio. Potremmo infatti produrre e colorare con materiali naturali come i gusci della frutta secca i vasi dei vivaisti. Oppure nel settore moda, possiamo produrre un tipo di pelle con una percentuale di torsoli di mela. Vogliamo abbassare la carica inquinante dei prodotti stampati – chiude Ferroni – perché la sostenibilità è l’unica frontiera in cui dovremmo tutti veramente investire».
APPROFONDIMENTI
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