Quale turismo dopo la pandemia?

Il turismo è uno dei settori che maggiormente ha risentito degli effetti della pandemia. L’Organizzazione mondiale del turismo (Unwto) stima perdite economiche che superano i mille miliardi di euro. L’Italia, con la Toscana in testa, è stato uno dei paesi più colpiti soprattutto a causa della drastica contrazione delle presenze straniere. Occorre, dunque, ripartire e ripartire in fretta per recuperare il terreno perduto. Ma ripartire come? Ne abbiamo parlato con Elisabetta Norfini, architetto e designer e da qualche mese presidente regionale CNA Turismo e Commercio Toscana
«Siamo di fronte a un’evoluzione del modello di turismo e di accoglienza, un modello che prima non esisteva e che questa pausa forzata ci ha consentito di ripensare nel suo complesso: dai servizi all’identità dei territori – ci dice subito Elisabetta Norfini – abbiamo dovuto dare una risposta concreta ai bisogni di un nuovo modo d’intendere il soggiorno, è cambiata l’identità del “turista” che nel frattempo si è trasformato in “viaggiatore” che ricerca nel viaggio “un’esperienza” unica e irripetibile. Si tratta di un cambiamento che era già in corso e che la pandemia ha solo accelerato».
Da “turista” a “viaggiatore”, dunque. Cosa implica questo passaggio?
«Sicuramente un adeguamento da parte delle strutture ricettive, che se vogliono reggere il passo devono riuscire a intercettare queste nuove esigenze e soddisfarle fino in fondo riuscendo a far sentire il viaggiatore come “a casa propria”». Non si tratta solo del modo in cui si viaggia, ma anche del bisogno dell’ospite di svolgere, in maniera smart, le incombenze burocratiche relative al soggiorno: dal pagamento alla registrazione. E di poter usufruire di alcuni servizi oggi considerati imprescindibili: tra tutti quello di avere a disposizione una connessione wi-fi. Nel post-covid il “turista analogico” è destinato a scomparire: secondo l’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo del Politecnico di Milano solo il 2% dei viaggiatori italiani tra i 18 e 75 anni non ha utilizzato internet per alcuna attività nel corso dell’ultima vacanza. Ecco che le relazioni digitali con la clientela sono un importantissimo fattore a supporto della fidelizzazione dei clienti. «È il modello Airbnb, anche se questa rivoluzione non investe solo host e professionisti dell’accoglienza – sottolinea Norfini – ma anche i territori, che devono lavorare sulla propria identità e proporsi come “brand”. La Toscana e Firenze, ad esempio, sono brand da sempre. Questo ha fatto sì che negli anni abbiano un po’ vissuto “di rendita” investendo meno in aspetti che ne avrebbero consentito una crescita e uno sviluppo ulteriori, facendosi sorpassare da regioni “dotate di qualche risorsa in meno”, ma più adeguatamente sfruttata».
Firenze è stata tra le città che ha sofferto di più la pandemia…
«Sì, Firenze insieme a Venezia perché sono le città che maggiormente vivono di turismo internazionale e per questo sono state le più penalizzate. Per compensare tali perdite è stato necessario ripensare un diverso tipo di turismo, quello di “vicinato” o “prossimità”che implica necessariamente una valorizzazione delle cosiddette “aree minori” sulle quali occorre fare quell’attento lavoro di costruzione dell’identità di cui sopra, ogni brand, infatti, attrae una certa fascia di mercato. Pistoia, ad esempio, è vocata ad un turismo slow, fatto di cammini – lo ha dimostrato bene l’operato dell’assessore Sabella nell’anno Iacobeo – percorsi esperienziali nella sua montagna, tour naturalistici ecc. Si tratta di un territorio con così tante potenzialità che si possono creare percorsi personalizzati assecondando anche il maggior desiderio di contatto con la natura che ha stimolato la pandemia».
Il settore si presta ad un’infinità di aggiustamenti, dunque…
«Innumerevoli. In questi 4 anni voglio provare a fare la differenza proprio perché c’è talmente tanto da fare ed è pure il momento giusto per farlo. Mi propongo anzitutto di far lavorare di più le aziende aiutandole a cambiare il proprio modello di business. Mi propongo come un “connettore visionario” di persone, pensieri, finanziamenti…spero di riuscire».
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