Polli verso i 150 anni di storia

INTERVISTA A
Manuela e Marco Polli, manager e presidente di Polli Spa
Non è stato un passaggio di consegne tradizionale quello tra Marco Polli e sua figlia Manuela, ma una coabitazione tra esperienze diverse che hanno fatto la fortuna della storica azienda con un fatturato che è passato da 83 milioni di euro a 108 milioni proprio nel periodo compreso tra l’acquisizione dell’ultimo stabilimento di Valbona e l’arrivo della pandemia
«I bambini vivono di esempi». É così che Manuela Polli, responsabile dell’area sviluppo strategico della storica azienda italiana specializzata nell’agroalimentare, riassume il passaggio di consegne della società nelle sue mani. Suo padre Marco, comunque, continua ad essere il presidente.
Polli spa, nata a Milano 149 anni fa, ha il suo stabilimento storico in Toscana, a Monsummano Terme, oggi è una delle più importanti realtà del settore non solo in Italia, ma anche all’estero.
Vanta numeri importanti che hanno visto la recente apertura di tre filiali all’estero: in Germania, Francia e Gran Bretagna, altri 3 stabilimenti (oltre quello di Monsummano che ha festeggiato i suoi primi 100 anni nel 2019) a Eboli, per la prima trasformazione delle materie, in Spagna in Andalusia per le vaschette di olive e a Valbona, l’ultima acquisizione, specializzata nelle conserve, per un fatturato che è passato da 83 milioni di euro a 108 milioni proprio nel periodo compreso tra l’acquisizione dello stabilimento di Valbona e l’arrivo della pandemia, che ha determinato anche un aumento dei dipendenti, passando dai 204 del 2018 ai 280 previsti proprio entro quest’anno.
Ma è un passaggio generazionale sui generis quello tra Marco Polli e la figlia Manuela, che prevede la coesistenza di entrambi e la differenziazione dei ruoli, compresa la fortunata decisione di affidare a un manager esterno, l’amministratore delegato Marco Fraccaroli, una parte importante delle decisioni aziendali.
«Un tempo il passaggio generazionale era più semplice – sottolinea Manuela Polli – perché le opportunità erano meno. Prima di entrare in azienda ho voluto fare altre esperienze, come quella ad esempio in Nestlè, per vedere come si lavorava fuori.
Ma lavorare in Polli è stata una scelta viscerale perché fin da piccola volevo andare in ufficio a vedere cosa faceva papà a lavoro.
I bambini vivono d’esempi. Il passaggio di consegne dunque è in divenire perché chi ha esperienza è prezioso fino in fondo». Non sono mancate questioni di cui discutere tuttavia. «Il passaggio di consegne non è stato del tutto morbido, soprattutto per un confronto avvenuto tra due generazioni diverse e con esperienze diverse ma il rispetto reciproco e l’intelligenza hanno fatto il bene dell’azienda. Un esempio è stato proprio quello della decisione comune di cambiare il modo di lavorare e affidarsi a un manager».

Diverso fu il passaggio generazionale tra Marco Polli e suo padre.
«Quello con mio padre fu un passaggio di consegne piuttosto tradizionale – racconta Marco Polli, recentemente eletto come presidente di sezione per il settore alimentare di Confindustria Toscana Nord – dovuto anche alle sue cattive condizioni di salute. Fui buttato nella mischia a 19 anni durante gli anni ’70 del secolo scorso, ma mi appassionò subito. Quello con mia figlia Manuela, affiancata da sua sorella Claudia e mia nipote Maddalena, è stato un passaggio diverso, ma durante il quale abbiamo compreso la necessità di dare discontinuità con il passato, affidandoci a un manager e ritornando ad un ruolo più da imprenditori e azionisti.
Ho visto Manuela lavorare sul campo mantenendo la filosofia però di dare priorità sempre all’azienda rispetto agli interessi personali o degli azionisti e questo ci ha permesso sempre i salti di qualità.
Manuela è già pronta per condurla».
È la sesta generazione, cosa ne pensa Manuela?
«Penso che l’innovazione sia fondamentale – chiosa la giovane imprenditrice – con papà, Polli ha accelerato la crescita e io voglio continuare su questa strada di uno sviluppo costante e sostenibile per altri 40 anni».