• 19/07/2025

Pesca in Toscana: i borghi del mare

 Pesca in Toscana: i borghi del mare

Turismo, Fedagripesca Toscana: “Il pescaturismo rilancia i borghi del mare, ma servono meno burocrazia e più investimenti”

Il vicepresidente Bartoli: “Pesca e turismo possono crescere insieme. Dalla costa livornese a quella grossetana esistono veri e propri itinerari tra mare e natura”

“La pesca non è solo lavoro: è cultura, tradizione, esperienza. E può diventare un asset turistico strategico, soprattutto per le piccole comunità costiere”.

A dirlo è Andrea Bartoli, vicepresidente e referente del settore pesca di Fedagripesca Confcooperative Toscana, che rilancia il tema del turismo legato alla pesca sportiva, al pescaturismo e all’ittiturismo, come leva per valorizzare il patrimonio costiero della regione.

“Abbiamo porti ricchi di storia e borghi che potrebbero vivere di più il mare – spiega Bartoli – ma manca ancora una visione integrata. Il pescaturismo è un’opportunità vera per creare occupazione, promuovere il pescato locale e attrarre un turismo esperienziale di qualità. Serve un modello blu di sviluppo sostenibile e identitario”.

“Livorno, Cecina, Marina di Campo, Marina di Grosseto, Talamone e Piombino sono alcuni dei centri costieri – aggiunge il vicepresidente – dove già operano imbarcazioni che uniscono attività di pesca a iniziative turistiche. Alcune realtà, come quella di Talamone, integrano l’esperienza a bordo con percorsi a terra all’interno del Parco della Maremma, creando veri e propri itinerari tra mare e natura.

“Queste attività – prosegue Bartoli – permettono ai pescatori di ridurre significativamente lo sforzo di pesca, mantenendo la giornata lavorativa grazie ai proventi turistici. I visitatori partecipano all’esperienza di pesca, scoprono la cultura dei porti e gustano a bordo il cosiddetto “pesce povero”: specie ittiche poco valorizzate sul mercato ma ricche di sapore, salutari e sostenibili”.

“Non bastano però bandi e buone intenzioni – sottolinea Bartoli –. Oggi serve rimuovere le limitazioni burocratiche e finanziarie che impediscono lo sviluppo concreto di queste attività. Infatti, nonostante le linee guida europee invitino a investire nel pescaturismo e nell’ittiturismo, i massimali previsti dai fondi comunitari (FEAMPA) risultano troppo bassi rispetto agli investimenti reali necessari, ad esempio per ristrutturare immobili o acquistare strutture per l’accoglienza e la degustazione a terra”.

“Se un’impresa deve investire 500.000 euro e i fondi pubblici ne coprono appena 75.000 – conclude il vicepresidente – parliamo di un incentivo che non permette alle imprese di pesca di poter sviluppare l’attività. Fedagripesca Toscana chiede quindi di superare questi limiti e di aprire una fase nuova, più concreta, di sostegno alle imprese della costa, riconoscendo che pesca e turismo, insieme, possono costruire un futuro più forte, equilibrato e sostenibile per le comunità del mare”.

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Redazione

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