Officina Maffi, Specialisti In Ortopedia Dal 1916
Secondo le analisi degli ultimi 20 anni dell’Istituto Superiore di Sanità, si è osservata la crescita degli interventi artoprotesi in Italia, un trend che ha fornito maggiori aspettative nei pazienti in termini di qualità di vita e della possibilità di svolgere attività sportive. Purtroppo, il numero degli interventi è distribuito in modo non uniforme tra le regioni. Ad esempio, oltre il 20% degli interventi si concentra in Lombardia seguita da Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte, Lazio e Toscana. Mentre nel sud, le regioni più attive sono Campania, Puglia e Sicilia.
Dietro questi valori, c’è la figura del tecnico ortopedico che realizza prodotti su misura, producendo ausili ortopedici come protesi, plantari, busti, sistemi di postura, tutori e altro.
In questo quadro, la questione toscana delle ditte artigianali che fabbricano protesi è particolarmente complessa poiché operano in un ambiente sempre più competitivo a livello internazionale. Se un’azienda non si adegua a certi standard le possibilità sono unicamente due, scivolare in un cambio rotta oppure verso una crisi profonda dalla quale non si vede via d’uscita.
Una delle più antiche ditte ortopediche si trova a Livorno: Officina Maffi. Un punto di riferimento nella costruzione e vendita al dettaglio di articoli di ortopedia e sanitari, busti realizzati a mano e protesi specifiche anche per sportivi.
I titolari dell’officina ortopedica sono Alessandro e suo padre Giuliano. Dal 1916 ad oggi, prima con la produzione di protesi in legno per gli invalidi di guerra, successivamente con quella di arti in fibra di carbonio e titanio, adattate anche a sportivi, la Maffi ha sempre costruito nella propria officina, insieme alla persona, l’ausilio più idoneo a soddisfare le sue necessità.
Un’azienda cresciuta nel tempo con molti operai, fino ad arrivare a piccoli passi all’apertura di un’altra ditta a Siena. “Prima che entrassi in azienda, – spiega Alessandro Maffi – avevamo un numero di clienti importante e l’acquirente veniva seguito in modo diverso. Purtroppo, l’officina a Siena è stata chiusa, proprio per il quadro generale che rispecchia un andamento in discesa. Indubbiamente, la tipologia di lavoro si è evoluta con protesi super tecnologiche ‘modulari’, ma non sempre questa trasformazione ha risvolti positivi. Un esempio, ci sono persone ancora giovani che utilizzano vecchie protesi, chiamate tradizionali, che dal punto di vista funzionale sono ottime, bensì stanno scomparendo. Tale protesi sono utili al cliente sia dal punto di vista fisico che psicologico. Questo spiega come la situazione sia in difetto, perché le protesi tradizionali hanno bisogno di attività di adattamento nella parte tecnica con manodopera specializzata. Però, attraverso l’erogazione di dispositivi più tecnologici, gli artigiani in grado di offrire un servizio sulla “vecchia” protesi sono sempre meno. La conseguenza è sostituirli con oggetti più costosi e sofisticati.”
Tutto questo induce ad un andamento distorto perché detenuto solo da poche aziende multinazionali che stanno già prendendo il mercato. Inoltre, come illustra Maffi “si è perso un equilibrio.” Pertanto, molte officine hanno abbandonato la parte tecnica privilegiando la parte commerciale. “Un altro elemento cardine – continua Maffi – che ne fa la differenza è il nomenclatore tariffario rimasto invariato da decenni con codice ISO estremamente generico. Il procedimento crea problemi sicché coloro che se lo possono permettere acquistano il prodotto.”
Il documento al quale fa riferimento Alessandro Maffi è un elenco di prestazioni di ausili e protesi che risale al 1999. Idealmente dovrebbe essere modificato ogni tre anni affinché garantisca alle persone malate o disabili che ne abbiamo bisogno la fornitura adeguata a carico del Sistema Sanitario Nazionale. Malgrado vari tentativi di aggiornamento ad oggi è invariato. “A tutto questo va aggiunta – continua Maffi – una burocrazia infinita che ostacola un’attività in possibile espansione. Piccoli artigiani, come siamo noi, non possono supportare una situazione di questo tipo.”
Oggi, l’azienda livornese ha pochi dipendenti e alcuni sono a chiamata, nel 2021 il fatturato è stato di circa 400mila euro, “abbiamo molte richieste – conclude Maffi – perché la popolazione ha una longevità maggiore, per di più verso i giovani sono state create maggiori attenzioni tuttavia lavoriamo a rimessa. Sono necessari dei cambiamenti come una lista di oggetti adeguati alla tecnologia attuale con dei prezzi giusti.”