Nessuno si salva da solo


Intervista a Dalila Mazzi, presidente della Camera di commercio Prato-Pistoia
Per la neo eletta vicepresidente di Unioncamere nonché presidente della Camera di commercio Prato-Pistoia dalla crisi si esce incentivando le forme di aggregazione, ma anche abbattendo la burocrazia e aiutando chi investe nella digitalizzazione e nella competitività
Sburocratizzare e riformare le pubbliche amministrazioni, incentivare le aggregazioni, sostenibilità di filiera, digitalizzazione e sostegno alla competitività.
Sono le parole d’ordine della Camera di commercio Pistoia e Prato targata Dalila Mazzi, che presiede l’organismo dal settembre 2020 (data che coincide con la fusione dei due organi territoriali provinciali, fino ad allora autonomi l’uno rispetto all’altro). Mazzi è dal 22 febbraio anche la nuova vicepresidente di Unioncamere Toscana, l’organismo che coordina le Camere di commercio della regione. È un’imprenditrice del campo del tessile (lavora dal 2007 nell’azienda di famiglia) e dallo scorso dicembre è presidente del Comitato per il controllo analogo di Isnart, l’Istituto nazionale ricerche turistiche. In precedenza aveva ricoperto l’incarico di vicepresidente della Camera di commercio di Prato.
Presidente Mazzi, non si può certo dire che lei abbia scelto il momento economico migliore per guidare un organismo come la Camera di commercio.
«I numeri purtroppo non mentono: nei territori di Pistoia e Prato, peraltro molto diversificati (il primo con una vocazione al commercio e al turismo, il secondo al manifatturiero) l’emergenza sanitaria ha avuto un impatto drammatico sul tessuto imprenditoriale, con pesanti ripercussioni. È questo che emerge dall’analisi dei dati in nostro possesso. Il 2020 si è infatti chiuso con 56.735 imprese attive nelle due province, lo 0,3% in meno rispetto al 2019, variazione in linea con la media regionale toscana, ma al di sotto del dato nazionale che è stato invece leggermente positivo (+0,2%)».
A questo punto facciamoci ancora più male: ci dia qualche altro numero.
«Nell’anno trascorso le province di Pistoia e Prato hanno perso 3.917 imprese, a fronte di 3.674 nuove iscrizioni e il 2020 si è chiuso con un saldo negativo di 243 unità (-140 a Pistoia e -103 a Prato), il dato peggiore degli ultimi 10 anni. Nel 2019 il saldo era stato di +300 unità».
E potrebbe non finire qui…
«Vero, purtroppo. Il quadro che emerge dai dati riguardanti la demografia delle imprese conferma le difficoltà con cui si sta misurando l’economia del territorio. Ma è inutile nascondersi: la situazione potrebbe peggiorare ancora. Un’idea definitiva delle reali conseguenze dell’epidemia sul tessuto imprenditoriale sarà possibile farsela nei prossimi mesi, quando sull’economia si saranno manifestati tutti gli effetti diretti e indiretti di una crisi sanitaria che crea incertezze nelle imprese e ne impedisce una regolare programmazione. Purtroppo esiste un rischio sistemico concreto».
Quali settori hanno retto peggio all’urto della pandemia e quali, invece, hanno reagito meglio?
«La variazione delle imprese attive rispetto a quelle del 2019 è negativa per le aziende agricole e gli esercizi legati a turismo e ristorazione, con diminuzioni più consistenti che si registrano nel commercio e nel manifatturiero, in particolare nella fabbricazione di articoli in pelle e delle industrie tessili. Le uniche crescite moderate si registrano nel settore delle costruzioni (+0,5%) e dei servizi (+0,6%), dove in particolare aumentano le aziende che forniscono supporto alle imprese e servizi legati all’informatica, didattica a distanza, smart working e telecomunicazioni. A reggere meglio l’urto dell’emergenza sanitaria sono state poi le società di capitali, mentre è particolarmente negativo il saldo nelle società di persone».
Quali sono stati gli effetti sul mondo del lavoro?
«Una forte contrazione in termini di contratti di avviamento: 20.700 contratti in meno nelle due province di Prato e Pistoia tra gennaio e settembre 2020, in media -25,7% a Pistoia e -30,6% a Prato».
Come sta reagendo il mondo dell’impresa e cosa può fare la Camera di commercio?
«Gli imprenditori del nostro territorio, nonostante tutte le avversità dettate dalla difficile situazione, stanno cercando di tenere duro e continuano a lavorare, ma non so fino a quando potranno continuare a reggere una situazione del genere. È necessario sostenere le imprese, occorre fare squadra tra le pubbliche amministrazioni e le associazioni di categoria per poter creare dei progetti strategici che riescano a valorizzare il lavoro di tutte le nostre imprese e il territorio con le sue competenze e tradizioni. E in questa logica la Camera di commercio si candida come strumento in grado di interpretare gli interessi di tutto il sistema imprenditoriale e di fare sintesi tra le diverse istanze».
Quali sono i punti all’ordine del giorno per il 2021?
«Le pubbliche amministrazioni si devono sburocratizzare, servono più autocertificazioni per andare oltre un sistema altrimenti lento e troppo oneroso. Devono poi essere sostenute tutte le forme di aggregazione imprenditoriale, le reti di impresa, i consorzi, se non le vere e proprie fusioni. Collegato a questo punto c’è la sostenibilità di filiera, già sviluppata a Prato nel settore tessile, ma anche nell’alimentare. E poi si deve aiutare chi investe nella digitalizzazione e nella competitività».
Ora potrà coordinare il tutto anche nella sua nuova veste di vicepresidente di Unioncamere Toscana.
«Sono onorata di far parte di questa squadra e lo considero un ulteriore riconoscimento dell’importanza della Camera di commercio di Pistoia-Prato nel territorio toscano. In un momento così complicato e difficile per il nostro sistema economico mi attende un compito complesso, ma lo svolgerò con il massimo impegno, responsabilità ed entusiasmo. Mi auguro che la giunta possa lavorare in armonia, perché solo con uno sforzo di condivisione di intenti sarà possibile accrescere la rappresentanza a livello regionale e attrarre risorse per sostenere lo sviluppo delle imprese e dei territori».
APPROFONDIMENTI
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