• 19/01/2025

Moka Arra, non è un caffè qualunque 

 Moka Arra, non è un caffè qualunque 

In principio, nel 1949, nasce  “Moka Harrar African Coffee Company”, oggi conosciuta da tutti come torrefazione  caffè Moka Arra. L’azienda, che da poco ha festeggiato il suo 70esimo compleanno, fu fondata da Corrado Cennini in pieno  periodo post bellico, ma questo non gli impedì di imporsi, in breve tempo, sul mercato con un pay off di grande effetto “Non è un caffè qualunque”, che tutt’oggi rappresenta il marchio di riconoscibilità dell’azienda.

Abbiamo incontrato la nipote del fondatore: Silvia Stacchini, che, insieme al fratello Stefano, amministra la torrefazione

Entrando negli stabilimenti, nella zona industriale di Firenze/Osmannoro, la percezione immediata  è quella di essere di fronte ad una struttura produttiva tesa al costante miglioramento  della qualità di un prodotto, che vuole mantenersi fedele alla tradizione, ma allo stesso tempo guardare al futuro. Moka Arra produce caffè macinato e in grani per caffetterie, pasticcerie e bar, oltre a cialde e capsule e altri prodotti da bar (orzo, creme, zucchero e dolcificanti, tè e cioccolata). I figli di Giampaolo Stacchini, genero del fondatore  e attuale presidente della società, sono consapevoli di avere ereditato non una semplice azienda che produce caffè, ma una tradizione fatta di cura per il prodotto, qualità delle materie prime, professionalità dei rapporti ed efficienza del servizio

TOSCANA ECONOMY Moka Arra, non è un caffè qualunque «L’impresa è stata avviata nel 1949 da mio nonno Corrado Cennini, insieme a pochi e fidati collaboratori – ci racconta Silvia Stacchini – il caffè veniva tostato la notte e si andava a vendere al giorno, trasportato su furgoni customizzati, dentro sacchetti fatti a mano, in giacca e cravatta e non certo in jeans e maglietta come consegnano i ragazzi oggi. Questo per dire che l’attenzione all’immagine era costante, mio nonno può essere considerato un pioniere del marketing già a partire dalla scelta del nome Harrar, che oltre ad essere una città dell’Etiopia vuol dire “ garanzia di bontà”, poi mutato in “Arra” come lo chiamavano a Firenze, un omaggio alla “toscanità”, dunque. I nostri sforzi vanno nella direzione di continuare a garantire alti standard di qualità, ad esempio selezionando le piantagioni, ma allo stesso tempo stiamo provando ad espanderci sia in diverse regioni italiane (Emilia Romagna, Umbria, Sicilia) che nei mercati esteri, mantenere fede alle antiche ricette, ma adeguarle ai mutati gusti e alle mutate esigenze del mercato». Ecco perché ultimamente dagli stabilimenti della torrefazione è uscito il caffè bio, un mono origine, biologico 100% arabica, completamente naturale. «Non possiamo ignorare che sia aumentata la sensibilità del cliente nei confronti dell’ambiente – sottolinea la signora Stacchini – anche nei supermercati i corridoi dedicati al bio sono in costante aumento, il nostro è un prodotto di nicchia, non lo trovate sugli scaffali dei supermercati perché le miscele hanno costi di produzione più alti, ma lo stesso abbiamo voluto raccogliere questa sfida pensando a chi al bar richiede questo tipo di prodotto».

Ma l’ultima creazione è la miscela Fiorenero, composta da quattro tipi di caffè arabica  provenienti da Brasile, Guatemala, El Salvador ed Etiopia, accuratamente selezionati, tostati e miscelati per offrire al palato un gusto speciale. Silvia Stacchini ce lo presenta prendendo tra le braccia il sacchetto quasi si trattasse di un bimbo, ma del resto si sa “non è un caffè qualunque”. «Sono particolarmente legata a questo prodotto che ha il giglio come elemento distintivo, esso vuole essere sia un omaggio a Firenze, dove quest’avventura è iniziata 70 anni fa, sia un omaggio a mia madre Fioralba, figlia del fondatore». La filosofia aziendale ha sempre mirato a ottenere prodotti unici, con caratteristiche organolettiche differenti atte a soddisfare i differenti gusti delle persone.

TOSCANA ECONOMY Moka Arra, non è un caffè qualunque La materia prima viene importata dall’America centrale (Guatemala, El Salvador, Costarica), dall’Africa, dall’Indonesia, dal Vietnam. «Prestiamo molta attenzione alla materia prima perché vogliamo che il prodotto mantenga sempre le stesse caratteristiche, oltre che la sua tracciabilità – ci spiega Silvia Stacchini – non solo cerchiamo sempre di attingere alle stesse aree geografiche, ma dove è possibile anche alle stesse piantagioni». Il caffè non è solo una bevanda, ma è cultura, “andiamo a prendere un caffè” per noi italiani vuol dire soprattutto “incontriamoci, parliamo”. L’Azienda è impegnata anche sul fronte della diffusione della cultura del buon caffè attraverso corsi di caffetteria, finalizzati a diffondere la conoscenza del prodotto da lavorare e la competenza nell’utilizzo della macchina da caffè. 

Per approfondimenti: 

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Maria Salerno

Giornalista - maria.salerno@toscanaeconomy.it

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