Il modello toscana tra formazione e cooperazione

Alessandra Nardini
Intervista a
Alessandra Nardini, assessore all’Istruzione, Formazione professionale, Università e Ricerca, Impiego, Relazioni Internazionali e Politiche di genere Regione Toscana
La Toscana da sempre è una terra resiliente e dinamica. Oggi, nonostante il rincaro energetico, l’inflazione, unitamente all’incognita del conflitto tra Russia e Ucraina, fattori di grande incertezza nello scenario economico del Paese, la regione Toscana è tornata ai livelli produttivi e occupazionali antecedenti l’ondata pandemica
Possiamo dire che esiste un “modello Toscana”? Lo abbiamo chiesto all’assessore all’Istruzione, Formazione professionale, Università e Ricerca, Impiego, Relazioni Internazionali e Politiche di genere, Alessandra Nardini.
“Il ´modello Toscana‘ si basa sulla sempre più stretta integrazione tra formazione e politiche attive – spiega Alessandra Nardini – tre parole chiave: concertazione, cooperazione e complementarità. Concertazione: percorsi di concertazione con le parti sociali, sia a livello regionale, attraverso la Commissione Regionale Permanente Tripartita, che provinciale, condividendo strumenti e priorità e provando a rispondere, anche grazie ai Patti locali per la formazione, ai fabbisogni formativi dei singoli territori. Cooperazione: al centro ci sono i nostri servizi pubblici per l’impiego, sui quali stiamo notevolmente investendo, che operano in sinergia con i privati accreditati in una logica cooperativa. Complementarità: è alla base della logica cooperativa del modello pubblico-privato ed è anche relativa all’integrazione tra risorse e strumenti che dobbiamo mettere in campo. Penso a GOL, al nostro Patto per il Lavoro e al nuovo settennato dei fondi strutturali europei.
La Fiera del Lavoro svoltasi a settembre a Firenze è stata un’occasione per mostrare i risultati di Arti, l’agenzia regionale che coordina i centri per l’impiego. Come si coordina la Regione con questo ente?
Arti, i centri per l’impiego, sono il fulcro del nostro modello, che si basa su una rete capillare di servizi: 52 centri a cui si stanno aggiungendo gli sportelli decentrati sui territori. Siamo impegnati nel Piano straordinario di potenziamento per accrescerne la dotazione organica, rafforzare i servizi tecnologici, implementare le attività. Vogliamo che continui l’aumento del numero di cittadine, cittadini e imprese che si rivolgono ai centri.
Nel periodo aprile-giugno 2022 in Toscana si è registrato un aumento degli occupati del 7% e una diminuzione del tasso di disoccupazione dal 7,4% al 6,1%. Dati positivi, nonostante il difficile periodo storico. Come li commenta?
La crisi provocata dalla pandemia ha colpito tutte e tutti ma non allo stesso modo: a essere più colpite sono state le donne, i giovani, le persone più fragili o con contratti di lavoro più precari. I dati ci dicono che dobbiamo continuare con il nostro sforzo straordinario su formazione e politiche attive, per non lasciare nessuna e nessuno indietro, per non assistere all’acuirsi delle disuguaglianze, affinché questi dati si traducano in lavoro stabile, sicuro e di qualità. Oggi scontiamo anche gli effetti della guerra e del caro energia e le persone in difficoltà occupazionale o impiegate in lavori poveri sono ancora troppe.
Assessore, lei è impegnata anche sul fronte della formazione. Quali sono i prossimi obiettivi?
Dobbiamo affrontare il tema del mismatch, il disallineamento tra domanda e offerta di competenze, con un’offerta formativa regionale che risponda alle esigenze del nostro tessuto economico-produttivo per garantire così occupazione. Nascono proprio con questo obiettivo i Patti locali per la formazione che si stanno diffondendo in tutta la Toscana. Garanzia Giovani è terminata e verrà sostituita con le misure previste da GOL e dal Programma Nazionale “Giovani, Donne, Lavoro”.
Quale riscontro stanno avendo i percorsi ITS?
In Toscana siamo partiti con la costituzione di 3 Fondazioni, poi salite a 7. All’inizio di questa legislatura le abbiamo portate a 9. Gli ITS, ce lo confermano i dati Indire, danno ottimi risultati occupazionali: oltre l’80% delle ragazze e dei ragazzi che portano a termine questi percorsi si inseriscono nel mondo lavoro entro un anno, nel 90% dei casi in un ambito coerente con il percorso formativo seguito. Questo però è un segmento di formazione terziaria non universitaria ancora troppo poco conosciuto, quindi è necessario un impegno ancora maggiore su orientamento e informazione, anche per non farli apparire come percorsi di serie B, cosa che non sono affatto.
Per approfondimenti: Alessandra Nardini – Giunta Regionale