• 18/04/2025

LMPE, la ricerca scientifica al servizio dell’economia circolare

 LMPE, la ricerca scientifica al servizio dell’economia circolare

A Segromigno in Monte, nel Parco Scientifico di Capannori (Lucca) è attiva dal 2016 un’azienda con una solida base tecnico-scientifica nel campo dell’eco-sostenibilità e che anni sviluppa soluzioni industriali per un impatto sull’ambiente sempre più vicino allo zero. È la società benefit LMPE srl – (Laboratorio Materiali Polimeri Ecocompatibili), una start-up innovativa, nata ad ottobre 2016 come spin-off affiliato all’INSTM, il Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali, con sede a Firenze, composto da 49 atenei italiani, ossia tutti i gruppi in cui si fa ricerca sui materiali avanzati e sulle relative tecnologie

 

Il suo primo presidente è stato il professor Emo Chiellini, personalità scientifica di rilievo internazionale nella chimica dei polimeri biodegradabili, applicata a numerose innovazioni nel settore biomedico, farmaceutico e ambientale. Nel 2018 ricevette il Premio Natta per la chimica, una sorta di Nobel italiano; nel corso della sua carriera fu coordinatore del Centro di Riferimento INSTM BIOlab, presso il quale hanno operato ricercatori con competenze nella scienza e tecnologia dei materiali, chimica organica, ingegneria chimica, scienza dei materiali, tecnologie farmaceutiche, microbiologia e chimica ambientale.

In continuità con questo approccio multidisciplinare, funzionale alla ricerca nell’ambito dell’economia circolare, anche oggi LMPE accoglie un team di giovani ricercatori PhD che sono la struttura portante delle attività scientifiche di ricerca e sviluppo e di analisi di laboratorio, spesso affiancati anche da giovanissimi laureandi che completano qui la loro tesi di Laurea o di Dottorato. L’area operativa dell’azienda è il RiLab, un gruppo di laboratori che operano allo sviluppo di nuovi materiali eco-compatibili, finalizzati all’attuazione di percorsi che conducono ai processi di rifiuti industriali ‘zero’ o ad una seconda vita per i rifiuti generati dall’industria.

L’azienda è inoltre supportata da un Comitato Scientifico che raggruppa docenti universitari di Pisa, Firenze, Milano, Trieste e Teramo e figure di spicco nel campo della ricerca in Europa, come ad esempio in Slovacchia. La capacità di fare rete si è esplicitata insieme al centro di ricerca Lucense, alla Scuola Normale Superiore di Pisa e al Comune di Capannori, con cui è stato costituito il Laboratorio Nuovi Materiali: esso comprende il già citato RiLab e il modulo Toscana Nanotech, per lo sviluppo di soluzioni su base nanotecnologica. LMPE si avvale delle facilities che si trovano nelle università italiane e accoglie i ricercatori universitari che hanno bisogno di eseguire analisi su particolari strumentazioni, in un continuo scambio di know-how.

«Una missione a cui tiene molto l’azienda – sottolinea il ceo Luca Landini – è affidare ai nostri tutors laureandi e dottorandi provenienti dalle università con le quali abbiamo delle convenzioni. Portarli al titolo finale è motivo di grande orgoglio».

L’istruzione di qualità, garantita appunto con l’esperienza didattico-formativa dei laureandi, è uno dei 7 obiettivi di sviluppo sostenibile, dei 17 fissati dall’Agenda 2030, a cui LMPE può contribuire. Lo si legge nel Rapporto di Sostenibilità 2019-2020, redatto dall’attuale presidente Francesco Sandias. Sempre in tema di risorse umane, anche l’obiettivo dell’uguaglianza di genere è ampiamente perseguito, con il 66% di donne nel personale.

A Landini chiediamo quali sono le principali innovazioni che derivano dall’uso dei biopolimeri: «Partiamo dal presupposto che il nostro obiettivo consiste nell’aiutare piccole, medie e anche grandi imprese che hanno la necessità di ottimizzare la propria linea produttiva o di realizzare un materiale innovativo. Tutto questo nell’ottica di aiutare in un percorso di sviluppo sostenibile il tessuto industriale locale, per il quale vogliamo essere un punto di riferimento scientifico.

Utilizziamo scarti di lavorazione dell’azienda, provenienti da materie plastiche o dal settore agro-industriale e alimentare e li riutilizziamo come materia prima ‘seconda’ per realizzare il prodotto richiesto. Da un’azienda di piumini, per esempio, abbiamo recuperato tutte le piume scartate e le abbiamo reinserite in una filiera specifica, creando un polimero superleggero che va ad imbottire i cuscini da viaggio. Il recupero dello scarto evita all’azienda il costo dello smaltimento e ha reso possibile la creazione di un materiale del tutto inedito. Inoltre, le aziende che producono poliolefine (polipropilene e polietilene, ossia le plastiche più diffuse) hanno la necessità sempre più impellente, per ridurre l’impatto delle microplastiche sull’ambiente, di utilizzare materiale bio-based come il nostro e di farlo attraverso la soluzione più vantaggiosa dal punto di vista economico.

Come membri dell’ICESP (Italian Circular Economy Stakeholder Platform), la piattaforma che raccoglie le aziende virtuose che operano nell’Economia Circolare, ci impegniamo a creare soluzioni eco-sostenibili con un impatto ambientale quasi nullo.

Personalmente, ho un’esperienza ultra quarantennale nella produzione di materiali a base di alcool polivinilico, i cosiddetti film idrosolubili. Materiali usati oggi da tutte le grandi multinazionali, ad esempio con le monodosi idrosolubili, che permettono di dosare senza sprechi la giusta quantità di detersivo e di ridurre l’utilizzo di contenitori di plastica.

L’alcool polivinilico, se sciolto in acqua, non produce microplastiche: è il caso del puzzle ecologico prodotto per Clementoni nel 1997, ispirato ai concetti del riuso e del recupero, per il quale ricevetti l’oscar d’oro del triennio come miglior prodotto nel confezionamento da parte dell’Istituto Italiano Imballaggio. Il film che racchiudeva le tessere, una volta disciolto in acqua, si trasformava in una colla per fissare saldamente le tessere del puzzle una volta terminato.

Altre innovazioni prodotte con LMPE riguardano i materiali barriera per il confezionamento dei salmoni allevati in Cile, con imballaggi dotati di assorbitori di ossigeno (i cosiddetti oxygen scavengers). In Spagna, per il Ministero dell’Agricoltura, abbiamo creato dei pinces, degli inserti da introdurre nei fori delle tubazioni di irrigazione presenti nelle piantagioni di agrumi, frutti che hanno bisogno di un’irrigazione goccia a goccia che si solubilizzassero in un tempo superiore ai 12 mesi. I fori venivano coperti con gli inserti e poi scoperti, in base alla crescita della pianta, che necessitava di un quantitativo d’acqua proporzionale alla sua dimensione. Una volta tolti, gli inserti si disperdevano nel terreno, essendo costituiti da materiale plastico. Per ovviare a ciò, abbiamo realizzato un polimero bio-based che si degrada a tempo, in circa 18 mesi. È stato un processo lungo e complesso, che fa capire come la nostra non sia ricerca pura, ma una ricerca innovativa con un alto fattore di rischio».

LMPE trasforma le idee dei clienti in prodotti industriali finiti, idee sviluppate per aziende del packaging, del cartario, del tessile, ma anche per grandi player internazionali come marchi della moda, detergenza, zootecnia, agroindustriale etc.. Da una piccola azienda la richiesta di brevettare un osso per cani, edibile, ottenuto con lo stampaggio a iniezione: LMPE ha condotto la ricerca sui materiali e ha portato il cliente alla brevettazione, tenendo per sé la proprietà intellettuale.

Altri due brevetti sono in cantiere: nell’ambito della balistica, per rendere ecosostenibili le borre delle cartucce e nell’ambito del cartario, con materiali polimerici costituiti per più del 51% da cellulosa che possono essere riciclati nella filiera della carta. Da non trascurare il contributo al settore dell’oil&gas, con la fornitura di un materiale biodegradabile da inserire nei pozzi petroliferi o al settore dell’occhialeria.

Degna di nota è anche la collaborazione in corso con un leader mondiale nella produzione di canna da zucchero, per la realizzazione di contenitori biodegradabili in fase prenatale della pianta.

Giulia Baglini

Giornalista specializzata sui temi dell’innovazione e della sostenibilità

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