• 28/04/2025

L’impatto dei dazi sull’economia toscana

 L’impatto dei dazi sull’economia toscana

I dazi di Trump avranno effetti recessivi sull’economia mondiale, la cui entità potrà essere valutata solo nel corso del tempo. Vediamo i possibili risvolti sull’economia Toscana

Nuovi dazi per tutti, alleati e no, e con effetto immediato. Al 20% in Europa. Al 34% in Cina, che diventa pari al 54% considerando i già vigenti livelli tariffari. Al 10% nel Regno Unito e nel resto del mondo. E ulteriori penalizzanti tariffe per i “worst offenders“, i peggiori delinquenti, cioè i Paesi con la tassazione più elevata sulle esportazioni Usa.

È quanto annunciato dal Presidente americano Donald Trump nella conferenza stampa di mercoledì 2 aprile, che segna con questa unilaterale decisione il passaggio dalla globalizzazione dei mercati al protezionismo nelle politiche commerciali.

I dazi di Donald Trump avranno effetti recessivi sull’economia mondiale, la cui entità potrà essere valutata solo nel corso del tempo, perché condizionata dal tipo e dalla dimensione delle reazioni che a vari livelli si osserveranno a seguito delle nuove imposte sui prodotti che da ora in poi attraverseranno la dogana americana.

LE ESPORTAZIONI TOSCANE NEGLI USA

Gli attesi dazi sulle esportazioni negli Usa avranno in prima battuta una ricaduta sull’export. Nel 2024 le esportazioni toscane verso gli Stati Uniti hanno raggiunto il valore di circa 10 miliardi di euro, in continua ascesa negli ultimi 15 anni. Gli Usa rappresentano uno dei nostri principali partner commerciali, dopo L’Europa. Gli Stati Uniti assorbono circa il 16% dei prodotti che vendiamo all’estero, più di quanto non facciano ad esempio la Francia (13%) o la Germania (8%) che sono gli altri due prioritari canali di sbocco delle nostre esportazioni.

I settori con il più alto valore delle esportazioni nel mercato americano sono nell’ordine la farmaceutica, l’elettromeccanica, il comparto moda nelle sue varie articolazioni in cui spiccano concia, pelletteria e calzature, naturalmente l’industria alimentare e la gioielleria. Questi settori rappresentano il 76% dell’export toscano negli Stati Uniti.

L’IMPATTO DEI DAZI

I dazi sono una imposta che si applica sulle merci in arrivo da un paese straniero. Si esprimono in valore percentuale del prezzo di vendita e rendono quindi la merce straniera relativamente più cara. Il loro effetto dipende da numerosi fattori. In primo luogo, se l’aumento tariffario si trasferisce sul prezzo finale per il consumatore americano (completo pass-through) o se in parte, o completamente, viene neutralizzato da una riduzione dei margini di guadagno (mark-up) per il produttore. Questo primo effetto non richiede tempo per manifestarsi, poiché è una decisione che può essere presa in qualunque momento da chi realizza il bene esportato.

In secondo luogo, però, chi importa i beni – che sono prodotti intermedi nel caso di aziende e beni finali nel caso delle famiglie – potrebbe riorientare la propria domanda tra i diversi paesi in risposta alle variazioni relative dei prezzi. Non è scontato farlo e spesso non è possibile farlo nel breve periodo. Motivo per cui le elasticità di sostituzione delle relazioni commerciali sono nel lungo periodo maggiori che nel breve.

Assumiamo che i dazi siano completamente trasferiti sui prezzi finali dei prodotti per gli acquirenti: siano imprese che acquistano input per realizzare le produzioni o famiglie che comprano per consumare. E assumiamo che imprese e famiglie non siano in grado di rispondere in modo completo alla sollecitazione proveniente da queste nuove imposte e che nello specifico, almeno nel breve periodo, la composizione della ricetta produttiva per merce e paese di importazione delle imprese USA rimanga invariata (con la naturale conseguenza di incamerare un maggior costo di produzione dovuto al dazio sull’input importato).

Anche nel caso delle famiglie si è ipotizzato che i cittadini americani non siano in grado al momento di comprendere la ricaduta negativa dei dazi suoi loro redditi e che l’unica reazione sia guidata dall’incremento osservato dei prezzi dei diversi beni importati.

Una terza assunzione incorporata nell’esercizio di stima è che i paesi esportatori non adottino a loro volta politiche di risposta tariffaria.

Coerentemente con questo scenario l’impatto che il modello macroeconomico di Irpet stima, sulla base delle elasticità della domanda americana differenziate per prodotto e paese di provenienza, è una riduzione del prodotto interno lordo toscano che nel 2025 sarà pari a 420 milioni di euro. Pertanto, la crescita attesa passerà, per effetto dei dazi, da +0,8% a +0,5%. Ma gli effetti complessivi sono differenziati fra i vari settori: ad esempio sono significativamente più alti per la farmaceutica (-4,4% di valore aggiunto) e meno incidenti, ma sempre relativamente più rilevanti, per la moda (-1,2%), la chimica (-0,7%) e l’automotive (-0,7% per autoveicoli e rimorchi, -1,5% per altre attrezzature per trasporto).

CONCLUSIONI

La decisione unilaterale del Presidente americano di imporre i dazi sulle merci straniere segna l’ingresso dell’economia mondiale in una nuova fase. Quella in cui il protezionismo prevale sul libero commercio. E in cui l’unilateralismo delle decisioni e l’egoismo degli interessi di una parte rischia di provocare una recessione globale. Che paradossalmente è potenzialmente controproducente anche per gli stessi americani.

I continui stop and go degli annunci dell’amministrazione Trump avevano finora destato solo incertezza sui mercati e preoccupazioni, ma da oggi aprono di fatto un nuovo scenario con cui fare i conti e i cui effetti di lungo periodo sono difficilmente prevedibili per le molteplici variabili in gioco.

L’auspicio, oltre quella di una doverosa ed unitaria risposta dell’Europa da giocarsi su molti fronti, a sostegno delle strategie di diversificazione dei mercati di sbocco delle esportazioni, di incentivo alle imprese che investono a fini di maggiore competitività, di restrizione della partecipazione di imprese americane agli appalti pubblici europei, di maggiori imposte sui servizi acquistati dagli Usa, di norme antitrust sui Big Tech, è che la qualità dei prodotti che esportiamo possa essere un elemento che attenui gli aspetti recessivi di lungo periodo della manovra protezionistica americana.

Da Irpet

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Redazione

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