L’IA targata QuestIT per la sanità
Da Siena agli Stati Uniti, QuestIT porta l’intelligenza artificiale negli ospedali. Ne abbiamo parlato con Ernesto Di Iorio, Ceo di QuestIT
L’intelligenza artificiale si fa rapidamente strada nella sanità, dove trova efficace applicazione a supporto dei medici specialisti, ad esempio, per specifiche attività di recupero, rielaborazione e organizzazione dei dati anamnestici dei pazienti, con finalità diagnostiche e statistiche. E il made in Italy estende la propria autorevolezza anche in questo comparto.
La soluzione all’avanguardia sviluppata da QuestIT, azienda senese sempre più impegnata nello sviluppo di tecnologie proprietarie di intelligenza artificiale, ne è una concreta testimonianza: si tratta di Katherine, un avatar conversazionale, studiato per il settore ospedaliero e dotato di Large Language Model verticale, una tecnologia che consente di comprendere e riprodurre il linguaggio medico.
Come funzionerà in concreto il progetto all’avanguardia al Massachusetts General Hospital?
«Innanzitutto, Katherine è un digital human che, grazie alle sue caratteristiche multimodali, riesce a mettere a proprio agio i pazienti del Mass General e a sottoporre loro un questionario utile alla raccolta di informazioni su abitudini alimentari, situazioni sociali e psicologiche.
Dal punto di vista prettamente operativo, il Massachusetts General Hospital inoltrerà una comunicazione via mail a un campione specifico di famiglie, in particolar modo quelle con bambini e adolescenti di età inferiore ai 18 anni, giovani che hanno manifestato fattori di rischio per la salute del loro cuore.
Le famiglie saranno invitate a compilare due questionari: il primo mira a comprendere le abitudini alimentari dei pazienti, mentre il secondo approfondisce le loro sfere sociali e psicologiche. Cliccando un link contenuto nell’email, inizieranno a dialogare con Katherine.
Questo primo incontro è fondamentale per la raccolta di dati e informazioni che, una volta valutati dall’equipe di esperti, andranno a costituire la base di partenza per la definizione del percorso clinico di ogni paziente.
Grazie all’IA, dunque, i medici potranno impiegare il proprio tempo all’analisi delle informazioni e lasciare all’assistente virtuale la fase preliminare, velocizzando così l’intero processo».
In che modo l’avatar si interfaccia con medici e pazienti nel processo di individuazione di piani terapeutici tailor made, basati sull’anamnesi/ fattori di rischio di ogni singolo paziente?
«Katherine è il primo digital human del settore sanitario a essere dotato di un Large Language Model verticale, in grado di comprendere e comunicare il linguaggio medico. Per noi l’avatar è un ausilio al dottore e non una sostituzione.
Attraverso domande e risposte con il paziente, l’assistente virtuale raccoglie ed elabora dati e informazioni utili, per poi creare report accurati. I dati raccolti e riorganizzati sono a disposizione dei medici, che potranno incrociarli con le cartelle cliniche dei singoli pazienti, a cui gli specialisti possono accedere attraverso una semplice richiesta vocale fatta all’assistente virtuale».
I dati sanitari costituiscono oggi un potente alleato per la sanità e la ricerca. Come vengono gestiti da Katherine i dati dei pazienti?
«La nostra soluzione è addestrata su Large Language Model opensource, che abbiamo specializzato sul settore medico-sanitario. Ciò consente a Katherine di analizzare e comprendere al meglio le cartelle cliniche dei pazienti presenti nel sistema di archiviazione dell’ospedale e di conversare con medici, e pazienti stessi, in maniera precisa ed efficace, assicurando sempre privacy e anonimizzazione dei dati.
Essendo installato direttamente all’interno dell’infrastruttura dell’ospedale, attraverso una serie di ottimizzazioni e addestramenti su funzioni specifiche, garantisce una totale sicurezza alla privacy dei dati».
Sono già in cantiere ulteriori progetti di impiego di Katherine in altri ospedali o strutture sanitarie americane?
«Le idee e i progetti in cui poter inserire le nostre tecnologie sono molteplici, dopo Katherine stiamo valutando con attenzione l’ambito e le applicazioni per altri progetti, alcuni dei quali partiranno a breve».
A quando l’ingresso nella sanità italiana? A suo avviso, avrà più facilmente accesso in una delle eccellenze ospedaliere pubbliche oppure approderà prima nella sanità privata?
«Secondo Future Health Index, si prevede che gli investimenti in IA per la sanità italiana saranno dell’87 per cento a favore di soluzioni che tutelano i dati dei pazienti. In Italia lavoriamo con l’ambito sanitario in vari modi, da anni.
Dal 2019, per esempio, collaboriamo con il Pascale di Napoli; abbiamo inoltre all’attivo progetti con diverse Ausl e altre strutture sia private, che pubbliche. Di recente, abbiamo iniziato un progetto con il Citel di Bari, che coinvolgerà il nostro team di ricerca e sviluppo per la creazione di una soluzione ad hoc dai grandi risvolti sul panorama sanitario.
Per il momento, però, non posso aggiungere altro. Il settore sanitario non solo è già pronto all’innovazione tecnologica dell’IA, ma vuole investire con progetti avveniristici, per poter usufruire di tutte le opportunità offerte da queste tecnologie.
Katherine è un esempio molto interessante di come l’IA stia crescendo nel settore sanitario e attirando l’attenzione anche di grandi potenze globali, da cui siamo normalmente abituati ad acquistare soluzioni tecnologiche avanzate».
A tal proposito, secondo il suo osservatorio professionale, quali sono gli ambiti sanitari italiani che prioritariamente necessitano dell’introduzione di applicativi di intelligenza artificiale?
«Non ci sono ambiti che devono essere esenti da queste tecnologie. Inserire all’interno di ospedali e strutture sanitarie tecnologie IA significa migliorare interi reparti, abbattere i tempi di attesa dei pazienti che richiedono un servizio e ridurre i costi.
Prendiamo il caso degli assistenti virtuali, questi allineano le informazioni presenti in tutti i sistemi abitualmente utilizzati dalle singole strutture (cartelle cliniche, cup, gestionali sanitari ecc.) e forniscono un servizio multicanale, sempre attivo e fruibile da utenti di qualsiasi età, grazie alla facilità d’uso.
Contestualmente contribuiscono a migliorare l’immagine percepita dell’azienda, in un’ottica di digitalizzazione dei servizi».
Diritto all’innovazione e diritto alla salute: come si conciliano con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale? Come si può raggiungere un corretto ed etico equilibrio?
«Nel settore sanitario, il diritto all’innovazione e il diritto alla salute si intersecano in modo particolarmente significativo, quando parliamo di intelligenza artificiale.
Per raggiungere un equilibrio corretto ed etico, tra efficienza operativa e sicurezza del trattamento dei dati, è fondamentale sviluppare e implementare soluzioni di IA che siano privacy by design, rispettino le regole del Gdpr e siano controllabili. Le soluzioni IA progettate e utilizzate in maniera responsabile mettono sempre al centro la tutela delle strutture sanitarie e dei pazienti.
Infine, è cruciale promuovere la formazione e l’aggiornamento continuo dei professionisti sanitari sull’uso etico dell’IA e contestualmente assicurare che i pazienti siano adeguatamente informati sui benefici e sui rischi associati all’utilizzo di tali tecnologie».
Leggi altro su Opportunità di Business – Nuove Opportunità