Le migliori opportunità di investimento in un click

Mamacrowd è la piattaforma di equity crowdfunding che permette alle start up di trovare capitali per poter finanziare i propri progetti e ai privati di investire in aziende innovative italiane entrando nel capitale della società, diventandone a tutti gli effetti soci. Dario Giudici, presidente e amministratore delegato di Mamacrowd, ospite di Nana Bianca per un off site meeting, ci racconta come è nata l’idea di creare una piattaforma per far incontrare aziende e investitori
Una delle difficoltà più grandi che incontra chi decide di lanciare sul mercato la propria idea imprenditoriale è l’accesso ai capitali necessari per l’avvio dell’impresa. Il crowdfunding rappresenta una grande opportunità in questo senso. Ma come funziona? Ci sono dei rischi? E soprattutto che requisiti si devono possedere per accedere a questa forma di microfinanziamento dal basso? Ne abbiamo parlato con Dario Giudici, ceo di una delle più importanti piattaforme di equity crowdfunding in Italia, Mamacrowd, che ha da poco superato i 100mila utenti e finanziato 129 idee imprenditoriali in 5 anni raccogliendo oltre 100 milioni di euro.
La parola crowdfunding deriva da “crowd”, folla, e “funding”, finanziamento, quindi letteralmente “finanziamento della folla”. Adesso esistono diversi siti di crowdfunding in Italia, ma quando l’azienda SiamoSoci di cui Dario Giudici è presidente parte, nel 2011, nel nostro paese si trattava ancora di una novità.
«Nel 2011 non esisteva ancora la piattaforma Mamacrowd – ci racconta – siamo partiti con l’azienda Siamo Soci che comunque faceva già questa attività, poi nel 2016 è nata la piattaforma come strumento vigilato e regolato dalla Consob».
Il finanziamento dal basso, comunque, è sempre esistito. Dario Giudici ce ne dà conferma. «Sì, prima avveniva tramite canali privati. Il fatto di essersi trasferito su una piattaforma sotto il controllo di un organo di vigilanza come Consob lo rende un sistema regolamentato e trasparente». Esistono diversi tipi di crowdfunding, Mamacrowd raccoglie fondi per start up e pmi in cerca di capitali per finanziare la propria crescita, per questo si chiama equity crowdfunding perché chi dà il suo contributo diventa a tutti gli effetti socio di queste aziende ovvero entra nell’equity, nel capitale sociale di queste aziende.
Si tratta di un investimento rischioso?
«Sì, anche se è possibile mitigare il rischio diversificando gli investimenti, questo sistema ha di fatto “democratizzato” l’investimento, rendendolo accessibile a tutti. Ricordiamo che investire attraverso l’equity crowdfunding vuol dire puntare su imprese che si ritiene abbiano il potenziale per crescere e imporsi sul mercato. Per avere successo però non devo necessariamente azzeccare la Facebook o la Google della situazione. La vera magia è che si può entrare nel capitale di una start up con piccole somme. Se un’impresa in cui si è investito ha successo, le azioni che si possiedono avranno un valore più elevato di quello che si è pagato e se ne può quindi ricavarne un profitto vendendole, oppure si può scegliere di incassare i dividendi. D’altra parte, se l’iniziativa non ha successo – come peraltro succede a molte startup – si rischia di perdere tutto o almeno parte dell’investimento».
Il crowdfunding può essere utilizzato da tutti, ma di solito gli investitori privati non sono disponibili ad investire su aziende che non hanno un minimo di prova di mercato, vale a dire su aziende il cui prodotto o servizio abbia dimostrato di avere una domanda.
«Per questo motivo tendiamo a inserire all’interno della piattaforma aziende che abbiano già dimostrato che il loro modello di business funziona, il cui prodotto sia già definito, siano uscite da tutte le fasi preliminari (prototipazione, testing ecc.) in modo che chi investe non lo faccia sulla fiducia, ma abbia il sostegno di dati di mercato». Dal canto loro, anche le aziende sono “protette”. È vero che chiunque può diventare socio e partecipare agli utili della società, ma gli investitori non entrano nella governance dell’azienda. «Esatto – precisa Giudici – L’investitore non ha un ruolo attivo all’interno dell’azienda, si tratta di un puro investimento finanziario».