Irpet e lavoro, sfide per la nostra Regione

Nicola Sciclone
Parla il direttore dell’Irpet Nicola Sciclone: «La Toscana ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo di primo piano»
Dopo la pandemia, il mercato del lavoro in Toscana ha avuto un veloce e duraturo recupero, tanto che il numero degli occupati e anche il tasso di occupazione sono tornati, anzi hanno superato, i livelli del 2019.
È quanto afferma il direttore dell’Istituto Regionale di Programmazione Economica (Irpet) Nicola Sciclone, secondo il quale: «Gli occupati e il tasso di occupazione sono cresciuti in Toscana sia tra i giovani, sia nel complesso della popolazione, più di quanto non siano variati in Emilia-Romagna, Lombardia o Veneto.
E la crescita si estende a tutti i settori, prevalentemente trainata dalle posizioni di lavoro stabili». Negli ultimi mesi si è però osservata una frenata del ciclo occupazionale, anche se i posti di lavoro creati a gennaio e a febbraio 2023 sono stati comunque, più alti di quelli registrati nello stesso periodo del 2019.
«In questo quadro congiunturale – commenta Sciclone – si inseriscono sfide importanti per la nostra Regione, in termini di innalzamento del livello di occupabilità e di riduzione del disallineamento tra domanda e offerta di professioni e competenze.
Per quanto riguarda il primo aspetto, ancora troppi giovani risultano essere senza lavoro: il loro tasso di disoccupazione è 2,9 volte più alto di quello degli adulti, quindi ben oltre quota 2, che è il tasso fisiologico a livello europeo».
«C’è inoltre – prosegue il direttore dell’Irpet – una quota non trascurabile di imprese che ritiene complicato intercettare le professioni e le competenze da loro richieste, oltre a manifestare insoddisfazione per competenze di base, competenze di tipo relazionale e competenze di tipo tecnico-specialistiche legate alla fase produttiva vera e propria.
All’interno di questo problema di disallineamento ci sono anche aspetti che riguardano più direttamente il sistema produttivo: permane la richiesta di una quota non trascurabile di lavori a basso livello salariale e a bassa qualifica e questo si scontra con i livelli più elevati di istruzione della popolazione, soprattutto di quella più giovane, che ha una naturale e legittima aspirazione verso posti di lavoro più qualificati».
In ogni caso, quello di innalzare l’occupabilità complessiva e di ridurre il disallineamento è il compito delle politiche attive e, quindi, dei centri per l’impiego. «La Toscana – dice Sciclone – ha una rete diffusa e capillare di centri per l’impiego, ne ha aumentato la dotazione in termini di risorse umane e gli utenti che vi si rivolgono manifestano apprezzamento per il personale e per i servizi offerti.
Nel 2022 la quota di popolazione toscana disoccupata era al 6,1 per cento (a fronte di 1,6 milioni di occupati), un dato di poco superiore a quello dell’Italia del Nord (5,1 per cento). A livello nazionale, su 100 disoccupati 5 sono toscani, ma i centri impiego regionali intercettano (ovvero inseriscono in azioni di orientamento o corsi di formazione) il 7per cento dei disoccupati che a livello nazionale vi si rivolgono.
Ciò implica che in Toscana ogni disoccupato ha una probabilità di utilizzare i centri per l’impiego (o di essere da loro intercettati) più alta di quella che si osserva nel resto d’Italia».
Naturalmente tante cose possono e devono essere migliorate: il direttore dell’Irpet fa riferimento all’orientamento, al potenziamento dell’offerta individuale, alla capacità di attivare reti e relazioni con le imprese e con le scuole, alla capacità di una uniforme erogazione delle prestazioni e dei servizi su tutto il territorio regionale e alla capacità di intermediare anche le professioni più elevate e non solo quelle di più basso livello.
«Per fare questo – conclude Sciclone – occorrono tempo, risorse e indirizzi chiari. Questi ultimi due aspetti ora ci sono, nell’ambito della programmazione nazionale e regionale, ma ci vuole pazienza e, inoltre, non si deve sopravvalutare il ruolo delle politiche di fronte a enormi problemi che solo in parte la politica può arginare o migliorare.
Ma non c’è dubbio che, se vogliamo attribuire alle politiche attive il compito di aumentare le probabilità e ridurre il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, la Toscana ha tutte le condizioni e le possibilità per farlo e deve giocare un ruolo di primo piano in questa sfida».
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