Innovazione è uno sguardo nuovo sul mondo
L’innovazione non sta nelle idee nuove, ma nella capacità di farle funzionare. Parola di Alessandro Sordi, ceo di Nana Bianca, il network di innovatori più importante d’Italia
Prendiamo Vino.com ad esempio, l’enoteca online, nata nel 2012 e incubata proprio da Nana Bianca, che a distanza di 10 anni ha toccato quasi 40 milioni di euro di fatturato con 3,6 milioni di bottiglie consegnate. «L’idea alla base non è nuova: vendere vino – evidenzia Sordi –, ma la realtà è che Vino.com fattura più di alcuni dei grandi produttori italiani di vino; se 10 anni fa fossero entrati nel capitale della società ne avrebbero tratto vantaggio, ma allora a prevalere fu la diffidenza della grande azienda strutturata nei confronti della piccola start up, che ha dimostrato coi numeri di non essere affatto sprovveduta, tutt’altro.
Questo è un problema che nel nostro Paese è assolutamente presente e che rende difficoltoso il processo di innovazione. Le grosse aziende dovrebbero guardare con attenzione al mondo delle start up. Di fatto, oggi, sono due mondi distanti e separati che, invece, dovrebbero imparare a dialogare, mettendo reciprocamente a disposizione le loro risorse: esperienza da un lato, creatività dall’altro. Magari c’è chi vende 15mila bottiglie di vino al giorno e poi c’è anche il grosso produttore che non dispone nemmeno del sito di e-commerce».
In Nana Bianca gravitano circa 400 ragazzi per un centinaio di giovani imprese, tra modelli di start up studio, coworking e accelerazione. Abbiamo chiesto ad Alessandro Sordi quanto sono innovative da 1 a 10 le start up incubate all’interno di Nana Bianca.
«Direi che tutte sono innovative 10 – afferma –, perché quello che fanno non lo fa nessun altro, sono tutti modelli unici. Alla base c’è la scelta, da parte nostra, di team che vogliono modificare un certo modello di business, risultando dunque innovativi non tanto nell’idea, quanto nella capacità di metterla a frutto.
A fare la differenza, in Italia almeno (qui non siamo negli Stati Uniti infatti), non è quasi mai l’idea, ma la capacità di esecuzione di quella novità. Ecco perché qui in Nana Bianca puntiamo a selezionare soprattutto le persone e le loro competenze, analizzando cosa farebbero per raggiungere un certo risultato.
Questo è quello che conta. Si tratta principalmente di analizzare modelli di business già esistenti e reinventarli in un’ottica creativa. Tutte le cose di successo, se ci facciamo caso, sono rappresentate da modelli consolidati rivisitati attraverso una visione nuova.
Torniamo a Vino.com, che non ha scoperto nulla, il vino si è sempre venduto, ma ha saputo farlo in una maniera nuova, proponendo un processo e un metodo assolutamente innovativo che in breve tempo si è rivelato vincente. Pensiamo anche ai grandi portali di prenotazioni: non è l’idea alla base ad essere innovativa, è la capacità di farla funzionare».
Qual è, dunque, il segreto del successo?
«Una start up di successo prevede non la ricerca della perfezione immediata, come avveniva nel passato – spiega Sordi –, ma la produzione costante di prototipi che si modificano in continuazione e, soprattutto, la condivisione dei dati». A differenza delle aziende strutturate, infatti, i dati vengono condivisi con tutto il team allo scopo di migliorare il prodotto. «Nelle grandi aziende storiche c’è una bassa condivisione dei numeri – evidenzia Sordi – gli organigrammi spesso sono molto rigidi e lo scambio di informazioni è limitato a pochi elementi.
Al contrario, le start up hanno team piccoli e molto agili, non a caso vengono denominati “due-pizza team” nel senso che due pizze bastano a sfamare il team e si lavora “per sprint” successivi, con obiettivi e risorse definiti. La durata dello sprint è fissata, magari in due settimane, gli obiettivi da raggiungere sono definiti e raggiungibili e il team di lavoro ha tutte le competenze necessarie per il raggiungimento degli obiettivi».
Parlando di innovazione, oggi, non si può prescindere dal parlare di intelligenza artificiale, un eccezionale strumento di sintesi dati, che però non è in grado di creare. Il nuovo è generato solo dall’atto creativo umano che non si limita ad assemblare e rielaborare dati (nel senso di cose già date). Che ne pensa?
«L’intelligenza artificiale è uno strumento per migliorare e velocizzare il lavoro umano e non rappresenta nulla di avveniristico o fantascientifico nel senso che è già operativa: tantissime delle start up all’interno di Nana Bianca ne fanno ampio ricorso, non solo quelle hi-tech, ma anche quelle basate sull’industria, sulla moda ecc., ma sono gli esseri umani ad essere creativi. Almeno oggi, poi in futuro non lo so».
Innovazione, oggi, non può prescindere dall’essere “sostenibili” forse perché fa parte della sensibilità delle nuove generazioni?
«È un’attitudine più che un modello di business – spiega Sordi –, ma di fatto i giovani sono capaci di riportare questa cultura nei modelli di business, creando veri e propri modelli di economia circolare. Ci sono start up pensate per togliere le microplastiche dai fiumi o limitare il sovra acquisto degli abiti o lo spreco alimentare. La più nota su questo tema è Too good to go, finalizzata a salvare il cibo invenduto dalla spazzatura.
Ma se vai a sondare, la ragione per cui tanti vi fanno ricorso (e sono in larga parte giovani) non è certo il risparmio. Ti dicono piuttosto: “non voglio che sia buttato via”. Questa mentalità non appartiene alle grandi aziende, comprese quelle che parlano di strategia di ESG ecc., ma alle piccole e giovani aziende che dimostrano così di essere innovative anche, e soprattutto, nella mentalità».
Perché l’innovazione, in fondo, è proprio questo: guardare il mondo attraverso uno sguardo rinnovato, capace di superare gli errori del passato e disegnare un futuro davvero migliore.
Leggi anche “Big Academy spinge sulla digitalizzazione: partnership con Nana Bianca e nuove tecnologie per i corsi dal 2023”