Incubatore d’impresa
Nel precedente articolo si è ampiamente discusso sulla possibile attivazione di un’impresa, partendo da un’idea. Ci si è lasciati lanciando il testimone ad un interessante strumento, utile in fase di start up: l’incubatore d’impresa.
Si tratta di un’organizzazione, concepita ad hoc, che supporta la fase di avvio delle nuove imprese, specialmente quelle ad alto contenuto innovativo e tecnologico. Hanno possibilità di erogare un set di servizi, non ultimo la possibilità di mettere a disposizione gli ambienti fisici, le attrezzature informatiche e i servizi correlati a supporto delle articolate necessità del potenziale imprenditore.
Più in dettaglio:
- Attività di coaching e formazione;
- Assistenza nella definizione del piano industriale, con tutte le sue derivate (piano di marketing, flussi di cassa, etc..);
- Individuazione delle varie opportunità, più o meno agevolate di finanziamento;
- Verifica periodica durante il primo periodo dello sviluppo d’impresa;
- Servizi di comunicazione, aggancio rapporti con associazioni ed altri utili stakeholders;
- Agevolazione di logiche B2B per consentire relazioni tra la nuova impresa e le imprese più mature con cui si potrebbero sviluppare interessanti rapporti di business.
In questi ambienti le nuove imprese hanno possibilità di apprendere dalle senior che, in molti casi, fungono da veri e propri tutors. Per quanto ovvio entrambe perseguono una logica win win: ferma restando l’intuibile ritorno per le nuove, le senior potranno avere l’opportunità di trarre interessanti utilità dal successo delle prime in termini di possibile acquisizione, partecipazione nel business o altra eventuale correlazione.
Proviamo ad entrare più nel merito. Si parla spesso di incubatori d’impresa, tra i più giovani questi vocaboli hanno facile attecchimento ma non è scontato che il concetto sia chiaro a tutti.
Dette istituzioni sono favorite da associazioni di categoria, da università e dalle amministrazioni locali. In molti casi hanno possibilità di consentire l’accesso ai potenziali imprenditori con bandi ben regolati a cui può corrispondere anche un set di finanziamenti a fondo perduto, a tasso zero o agevolati. Altro aspetto di particolare interesse è l’accompagnamento verso potenziali finanziatori interessati all’iniziativa (venture capital o aziende che operano nel business in questione).
Lo status di startupper all’interno di un incubatore non è infinito. Di norma dura dai due ai cinque anni, dopodiché l’azienda si dovrà sorreggere con le proprie gambe, pur con la esperienzialità acquisita sotto l’egida dell’incubatore. Durante il periodo di incubazione l’azienda ha la possibilità di assorbire molto più di quanto potrebbe fare nell’autonomia di un percorso isolato. Può contare su dei processi e dei modelli già adottati e perfezionati per altre realtà. Avrà la possibilità di vagliare il suo assetto, considerando le figure di aziende senior cha avrà possibilità di conoscere all’interno dello stesso incubatore. Di tutto questo dovrà fare tesoro ed utilizzare al meglio il tempo che avrà a disposizione. Ma, di certo, non è tutto oro quello che riluce.
Le riflessioni proposte vanno coniugate con quanto affermato da Jeremy Stoppelman, co-fondatore di Yelp: “Gli imprenditori che hanno vero successo sono quelli che partono con un’idea ma sono pronti a cambiarla con il minimo preavviso”.
Con ciò si apre un’interessante questione sul valore del fallimento, purtroppo in Italia osservato sempre dal suo lato peggiore. Le aziende in corso di attivazione sono degli organismi fragili e contestualizzati in un mondo dove la concorrenza, di certo, non si arresta per consentire loro un’adeguata messa a terra. La velocità di azione e l’innovazione sono da considerare preziosi elementi in grado di fronteggiare detti rischi. A volte ci si ritrova appieno nel territorio delle sconfitte e l’unico modo per recuperare è una repentina botta di reni, un cambio di direzione ma con dentro il nostro zaino due elementi in più: un fallimento ed un nuovo insegnamento.