Ilaria Pistolesi: La disinformazione non accende l’interesse dei giovani verso la conceria
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Un mondo di ricerca, lungimiranza e grandi capacità professionali. È questa la conceria secondo Ilaria Pistolesi, titolare della Pistolesi SRL di Ponte a Egola (PI) che ha fatto dell’innovazione, della sostenibilità e di una forte vocazione internazionale i suoi tratti distintivi. Un settore, quello conciario, che rappresenta un patrimonio per l’economia regionale e nazionale, ma che incredibilmente non viene valorizzato come dovrebbe. Con la manager abbiamo parlato del rapporto tra questo lavoro e le nuove generazioni e di come la sua azienda costruisce dall’interno il percorso professionale per le nuove risorse.
Qual è il rapporto tra le nuove generazioni e il vostro settore?
Il tema dei giovani per me ha un’importanza più che rilevante. Il mio settore non è molto valorizzato, c’è poca informazione a riguardo. Il primo pensiero va a un lavoro unicamente di ‘materia prima’, ma dietro la conceria c’è un mondo di colori, ricerca, moda, lungimiranza, capacità, professionalità e soddisfazioni. Quando vado a parlare nelle università riscontro sempre molta curiosità nei ragazzi, perché le loro aspettative vengono ampiamente superate da quello che gli dico e faccio scoprire. Soprattutto li avvicino alla realtà che spesso viene distorta. La conceria viene accusata un po’ di tutto, ma in realtà noi diamo nuova vita a un sottoprodotto del settore alimentare per trasformarlo in un bene di lusso che ci potrà accompagnare per tutta la vita..
Quali sono i percorsi formativi e di crescita per le nuove risorse all’interno dell’azienda?
Prediligiamo attingere le nuove risorse dalle scuole per affiancarle a dei tutor con esperienza. Abbiamo la fortuna di essere in contatto continuo con le università di Milano, Firenze e Roma, tramite cui poter fare colloqui e trovare il ragazzo adatto a noi. Principalmente cerchiamo persone motivate a voler approfondire il lavoro in questo settore. Porto l’esempio di un’alunna arrivata da una università di Firenze in cui insegnavano Leather technology, che ha iniziato a lavorare da noi dopo la scuola. Le abbiamo fornito i primi strumenti per poter iniziare questo lavoro, insieme a una fiducia controllata che prevedeva il nostro supporto continuo. Da lì ha iniziato a acquisire competenze e ora, dopo un anno e mezzo, sta diventando una figura di riferimento nel nostro organigramma.
Quali sono le figure che ricercate di più in questo momento?
Le persone che ricerchiamo di più e che potrebbero iniziare a scarseggiare sono i chimici conciari, cioè coloro che controllano e gestiscono i bottali, conciano e tingono le pelli. Tra le loro mani passa una materia prima grezza che ci restituiscono pulita, brillante, colorata e pronta per essere assemblata e trasformata in un bene di lusso che troviamo nelle vetrine dei nostri marchi preferiti. Penso che queste informazioni, soprattutto nelle scuole adiacenti ai distretti conciari, dovrebbero essere rinforzate per far appassionare i ragazzi. Nonostante il mondo delle concerie sia un’industria a tutti gli effetti e che la gestione dei bottali (macchinari utilizzati per trattare e tingere le pelli, ndr) sia sempre più facile grazie alla tecnologia, c’è ancora bisogno di manualità, accortezza e artigianalità.
A suo avviso il mondo accademico riesce a formare figure che potrebbero rispondere alle vostre necessità?
Non posso ancora fare nomi, ma sono stata contattata da una scuola superiore che forma i ragazzi proprio per diventare dei tecnici del settore e capire la strada da intraprendere. Il preside ha avuto l’idea di contattarmi affinché possa portare ai ragazzi la mia testimonianza e fargli toccare da vicino il prodotto finito: la prova di quello che potranno creare con quello che stanno imparando sulla carta. Quindi non soltanto ricette, prodotti chimici e lavoro manuale, ma la visione di insieme del lavoro da svolgere, le pelli e gli articoli che potranno diventare una tendenza per la moda, finire nei negozi o ritrovare su qualche passerella internazionale.