• 15/02/2025

Il piano previsionale pluriennale

 Il piano previsionale pluriennale

Non sempre l’imprenditore riesce a trovare tempo e risorse per pianificare adeguatamente il proprio futuro. Le dinamiche correnti rendono sempre meno attuale quanto si è pensato già un mese fa. Piano piano si costruisce, e consolida, la convinzione che la pianificazione del proprio futuro altro non è che un esercizio teorico i cui costi per la sua mise en place  non ne argomentano la (in)utilità.

Con ciò abbiamo individuato il paradigma per cui l’argomento oggetto della nostra riflessione potrebbe non meritare tempo e spazio. Ma è proprio così? Categoricamente: niente di più sbagliato e fuorviante. L’azienda ha bisogno di un serio, determinato e puntuale confronto delle risultanze di periodo con quanto pianificato. Non può non avere una visione per i prossimi anni perché, in caso contrario, tutto verrebbe consegnato all’estemporaneità al punto da valutare sempre positivamente quanto fatto e altrettanto bene quanto non fatto.  La pianificazione strategica, almeno con gittata tre anni, ha un valore importantissimo e richiede all’imprenditore di mettere su carta la sua visione d’impresa, stimolandolo a compendiarla con altre riflessioni. Il dove vuole andare si dovrà conciliare con altri aspetti, non ultimo:

  • Con quali mezzi;
  • In quanto tempo;
  • In che modo;
  • Con quale / i piano / i alternativo / i.

Dove si vuole arrivare è ovviamente il primo obiettivo che l’imprenditore deve svelare, a sé stesso ed ai suoi stakeholkders. Partiamo dal principio che non esistono scelte ed obiettivi giusti ma correlati alle aspettative dello stesso imprenditore.

Una volta definito cosa si vuole fare bisogna analizzare i relativi mezzi. Tecnicamente si sta parlando dei fattori produttivi. Il mercato dà ampie possibilità e spazi, le scelte sono molteplici, ma vanno individuate e focalizzate.

Il tempo è un elemento importante e molto correlato all’aspetto competitivo: prima si definiscono le cose e meglio è, specie se si tratta di prodotti / servizi facilmente emulabili, se non replicabili, dalla concorrenza.

Anche le modalità per definire il tutto ha la sua importanza. Per questo va attivato un fattore della produzione che, negli ultimi tempi, ha scalato le classifiche in quanto a priorità: l’organizzazione aziendale.

Dovendoci aspettare che non tutto possa andare come auspicato, il piano ha bisogno di essere corredato da percorsi alternativi in grado di consentire il raggiungimento di quanto prefissato scavalcando le situazioni di impasse che potrebbero manifestarsi nel periodo di vigenza del piano d’impresa.

Dopo aver sviluppato le tematiche proposte, la costruzione tecnica del piano previsionale appare più agevole. Il documento sarà destinato a vari stakeholders: soci, clienti, banche ed altri ancora.

Per le differenti necessità e sensibilità degli stessi interlocutori potrebbe essere opportuno sviluppare un documento particolarmente articolato, in uno con uno più sintetico. Solo a titolo di esempio, e suggerimento, il documento integrale potrebbe constare da 20 a 50 cartelle, il documento di sintesi da 4 a 8 cartelle. Si consiglia anche un Abstract da una a due cartelle, per gli interlocutori che hanno immediata necessità di conoscere i disegni dell’imprenditore.

Il piano d’impresa va sviluppato sempre, a prescindere dal momento congiunturale che si sta vivendo. Da quest’ultimo possono essere tratti i necessari spunti per rendere il piano sempre più concreto, magari con aggiunta di vari scenari che individuano anche percorsi differenti e combinazioni alternative dei fattori produttivi al realizzarsi dell’una o dell’altra condizione. Evoluzioni di mercato, rapporti di filiera che si modificano, struttura dei prezzi delle materie prime, dell’energia  e dei tassi di interesse che cambiano: questi sono alcuni degli “incidenti di percorso” che potranno rendere meno agevole e scontato il raggiungimento deli obiettivi previsti nel piano d’impresa. A questi si aggiunga anche il rischio che il business di punta dell’impresa si possa “spuntare” durante il periodo di durata del piano.

Insomma il messaggio è chiaro: per definire un piano d’impresa non bisogna aspettarsi un campo da gioco livellato. Il mercato è sempre più complesso ed ingeneroso. Ci si attende una sua agevole interpretazione ed una capacità di curvare in modo repentino, con individuazione di un percorso in grado di ridurre gli effetti negativi delle minacce che si incontrano e valorizzare al massimo le auspicabili opportunità.

Ad ogni modo non c’è niente che possa giustificare chi si ritiene dispensato dall’elaborare un piano d’impresa nel buon nome dell’incertezza. Gli effetti potrebbero essere sgradevoli.  Navigare a vista non evoca né tattica né strategia. Risponde solo ad un momentaneo principio di comodo che ha poco a che vedere con la visione imprenditoriale.

Umberto Alunni

Giornalista, consulente aziendale, motivatore, scrittore

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