Parco Minerario dell’Isola d’Elba

Alberta Brambilla Pisoni, presidente CdA del Parco minerario
Il Parco Minerario è una perla nascosta dell’Isola d’Elba. Siamo andati alla sua scoperta con Alberta Brambilla Pisoni, presidente CdA del Parco
Immersa nelle acque scintillanti del Mar Mediterraneo, l’Isola d’Elba è da tempo celebrata per le sue splendide spiagge, paesaggi rigogliosi e un ricco patrimonio storico. Tuttavia, oltre alle sue coste baciate dal sole, c’è un tesoro nascosto che attende di essere scoperto: il Parco Minerario dell’Elba (sito web), un’esperienza unica che unisce la storia antica, la geologia e l’avventura.
L’avvocato Alberta Brambilla Pisoni è il presidente CdA del Parco Minerario dell’Isola d’Elba, una società municipalizzata del Comune di Rio, che è nato dalla fusione di due comuni: Rio Marina e Rio nell’Elba.
Quando ebbe inizio l’attività di estrazione mineraria sull’Isola d’Elba e quali civiltà antiche sono state coinvolte in questo sfruttamento minerario?
«Si suppone che già dalla fine del III millennio a.C., sul versante orientale dell’Isola d’Elba, vi fosse un’attività di ricerca e di sfruttamento del rame. A prova di ciò sono stati trovati nella vicina Grotta di San Giuseppe scheletri e reperti dell’epoca rinaldoniana. Tale comunità, originaria della Mesopotamia, si era insediata in loco proprio per la presenza di minerali con cui sviluppare un commercio fiorente.
In seguito, gli Etruschi hanno ulteriormente valorizzato l’enorme ricchezza mineraria della zona, favoriti anche dalla posizione strategica delle miniere raggiungibili da tutte le più importanti città affacciate sul Mediterraneo. I cantieri vanno dal livello del mare fino ad una quota di 200 metri. Le mineralizzazioni a ferro sono costituite principalmente da ematite (ossido di ferro), pirite (solfuro di ferro) e goethite (idrossidi di ferro). Sono presenti anche svariate tipologie di minerali da indurre gli studiosi di geologia di tutto il mondo a visitarne i luoghi.
I giacimenti sono stati sfruttati ininterrottamente, sotto i vari dominii, fino al 1981, anno in cui l’attività estrattiva, non più proficua, è stata definitivamente chiusa. Tuttavia, lo sfruttamento più intensivo ha avuto inizio dal 1800, con coltivazioni minerarie in gallerie e a cielo aperto. Inizialmente, si è partiti con i cantieri a quota inferiore per poi procedere nelle quote maggiori. Le coltivazioni effettuate principalmente a cielo aperto con imponenti sbancamenti hanno formato un paesaggio surreale, straordinario al punto da motivare l’UNESCO ad inserirle nel novero dei siti geologici di rilevanza mondiale».
Come conciliate la sostenibilità ambientale con il patrimonio culturale del parco?
«Il patrimonio culturale e la sostenibilità ambientale sono indissolubilmente legati. Il Parco minerario può essere considerato un parco nel parco, in quanto tutto il territorio in cui si trova fa parte del Parco Nazionale Dell’Arcipelago Toscano. La tutela della vegetazione e delle specie di animali presenti godono di una protezione effettiva che garantisce un perfetto equilibrio dell’ecosistema. Il Parco e i musei vengono visitati durante il periodo autunnale e primaverile da innumerevoli classi di bambini e ragazzi provenienti da tutta l’Italia. Guide ambientali li accompagnano nelle escursioni, consentendo così un approccio storico e naturalistico alla visita, implementato poi dalla visita dei musei».
Ci può parlare delle collezioni e delle mostre nei musei del parco?
«Il Museo Archeologico ha reperti preistorici dell’epoca rinaldoniana, tipici vasi a fiasco, ciotole e utensili provenienti dalla vicina Grotta di San Giuseppe, luogo di sepoltura. Con l’amministrazione del sindaco Corsini, il Museo ha iniziato ad ospitare mostre temporanee di notevole richiamo. Nel 2022 abbiamo ospitato, proveniente dal Museo Archeologico di Firenze, una collezione di gioielli e reperti etruschi di grande valore. Quest’anno, dal Museo Archeologico di Napoli, perverranno importanti reperti utilizzati dai gladiatori.
Abbiamo tenuto conferenze divulgative sul tema delle mostre con una significativa presenza di pubblico e nei periodi di minor affluenza turistica il museo ospita mostre di artisti contemporanei presenti sul territorio. Nel Museo dei Minerali di Rio Marina e di Rio nell’Elba, sono presenti campioni di minerali di ferro di forme geometriche particolari, esemplari simili tutti provenienti dal territorio di Rio, ma di minor importanza, si possono ammirare nel Museo archeologico di NY».
Come possono sperimentare il parco i visitatori?
«Offriamo escursioni giornaliere che permettono ai visitatori di esplorare le miniere a bordo di un trenino, in jeep o a piedi con guide ambientali. Inoltre, stiamo lavorando per consentire la visita a una delle gallerie. Tutti i tour includono l’accesso al museo, che offre audioguide, installazioni multimediali e ricostruzioni storiche e ambientali della vita in miniera».
Quali sfide e opportunità vedete per il Parco Minerario?
«Stiamo lavorando su diversi progetti: per il Parco Minerario, vogliamo intensificare i rapporti con le università e organizzare convegni internazionali; per il Museo archeologico, stiamo pianificando di utilizzare scheletri antichi per ricostruire i volti e i corpi di una famiglia preistorica. Inoltre, vorremmo progettare un tour che porti i visitatori a conoscere i luoghi di interesse storico e culturale dell’Isola. Le opportunità sono immense – con circa 25mila visitatori all’anno – c’è un enorme potenziale per crescere. Tuttavia, una delle nostre sfide è la mancanza di risorse umane per soddisfare queste esigenze. Stiamo lavorando sul capitale umano e speriamo che l’attuale amministrazione continui a sostenere i nostri sforzi».
Di Paola Idilla Carella