• 26/03/2025

Il “non” posto di lavoro

 Il “non” posto di lavoro

Fossilizzarsi sul posto di lavoro fisico contestualizzato in una scrivania potrebbe non essere sempre in linea con quanto richiesto dal mercato

In un precedente articolo si è discusso della relazione tra la scrivania e il suo occupante. Un rapporto a volte idilliaco e a volte conflittuale. Di fatto costituisce l’oikos nel quale molti lavoratori passano un terzo della loro vita, se non di più. Quel terzo è la parte della giornata in cui le nostre energie vanno per la maggiore e la capacità di solving assume dimensioni rilevanti.

Insomma, stiamo parlando della parte più importante della giornata. Per questi motivi guai a chi tocca la nostra scrivania. La mattina si entra in ufficio e, dopo aver salutato i colleghi, ci si siede. Qualcuno forse ha spostato la nostra poltroncina, ma tant’è.

Si accende il PC, ottimizzando la posizione del mouse e dello schermo che, inevitabilmente, forse per la solerzia del personale addetto alle pulizie, cambiano continuamente. Dopo aver dato una rapida occhiata alle pile di carta disposte in modo più o meno ordinato sul perimetro della scrivania, si dà uno sguardo al calendario per focalizzare le priorità della giornata.

Verifichiamo che i nostri gadget siano al loro posto: fotografia di famiglia, foto della rata del mutuo, disegno e primo manufatto del proprio figlio alla scuola materna, la massima di Italo Calvino che fa sempre effetto, set di penne e materiale di cancelleria che farebbe invidia a una tipografia.

Il tutto prosegue con andamento routinario e, dopo aver messo a posto il solito cavo che collega il PC alla stampante, la giornata lavorativa può cominciare all’insegna della più scontata delle sequenze. Dopo aver giocato un po’, e “fantozzizzato” il sacrosanto processo di inizio giornata, pensiamo a qualcosa di diverso.

Una bella mattina si entra in ufficio e non c’è più la scrivania. Anzi non ci sono più le scrivanie. C’è solamente un grosso tavolo al centro. Le stampanti sono posizionate su uno scaffale in altra stanza e, dietro una leggera paratia, si scorge un salottino che dà l’idea di poter essere utilizzato in modo riservato, magari per incontri con stakeholders esterni all’azienda.

Sul tavolo non ci sono fogli. Al tempo stesso ci rendiamo conto che, all’interno del nostro zainetto o la nostra borsa, è presente un PC portatile con cuffia e microfono per collegamenti. Presi dallo smarrimento e dallo stupore si proverà a fare l’unica cosa sensata, date le circostanze: ci si siede su quel tavolo asettico, così anonimo da sembrare un tavolo da sala operatoria, per quanto è spoglio. Al centro ci sono le prese elettriche ed anche quelle di rete.

Nell’accendere il PC ci si rende conto di aver agganciato la wi-fi e di essere collegati anche con le stampanti posizionate in altro tavolo. Intanto si avvicina un altro dipendente, colto dal medesimo stupore, poi altri ancora.

In un’atmosfera (pittorica ovviamente) da ultima cena quel tavolo si colma di persone che, pur in modo incredulo, iniziano a lavorare senza problemi. Uno di loro deve collegarsi con un cliente e, con discrezione, prende la cuffia e microfono ed entra in call senza disturbare i presenti.  Un altro ha un appuntamento con un consulente e si ritira nel salottino.

Vengono utilizzati tutti documenti digitalizzati e, nella estrema necessità di dover conservare documenti cartacei, sono riposti in modo ordinato in un armadio in fondo alla stanza. Il desktop sarà utilizzato per riporre le foto che ci fanno sentire bene.

Nell’attività corrente ci si rende conto che il server contiene cartelle e spazi ben delimitati, con corrette regole di accesso in grado di garantire privacy e possibilità di condivisione, al tempo stesso, a seconda degli argomenti trattati.

Facciamo il punto della situazione: quanti imprenditori si ritrovano nella visione “fantozzizzata” della giornata lavorativa e del posto di lavoro e quanti nella seconda ipotesi? Andando avanti: lasciando perdere la prima situazione, quanti imprenditori ritengono fattibile, per la propria azienda, un percorso che possa condurre alla seconda ipotesi di layout?

A mio avviso possono essere prese in considerazione tutte le varie ipotesi di risposta tranne una: tutto ciò è impossibile per la mia azienda. Lascerebbe intendere una chiusura a priori che appalesa una difficoltà ad accettare veri e propri cambiamenti.

Pensare verso questa direzione non solo potrà contribuire a un serio risparmio di costi ma genererà preziose abitudini organizzative e una indotta possibilità di condivisione dei lavori. Dal suo canto, il lavoratore potrà esprimersi al meglio, con maggiore fantasia, nella costante ricerca di ottimizzazione, dando priorità all’essenza piuttosto che alla coreografia ed alla fisicità del posto di lavoro.

In tal modo si tenderà a quanto Oscar Wilde, più di un secolo fa, affermava con convinzione: il miglior modo per apprezzare il tuo lavoro è immaginare te stesso senza di esso.

Umberto Alunni

Umberto Alunni

Giornalista, consulente aziendale, motivatore, scrittore

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