Google Innovation Center ad Arezzo

Nasce in Toscana, ad Arezzo, il primo Google Innovation Center d’Italia. Vediamolo con il Luciano Tagliaferri, dirigente scolastico del Liceo Piero della Francesca
È nato in Toscana il primo Innovation Center d’Italia con tecnologia Google. La struttura, realizzata con il sostegno del consiglio regionale nel Liceo Piero della Francesca di Arezzo, è un polo dedicato alla formazione digitale.
Un centro innovativo e pionieristico nato grazie alla sinergia con l’Ufficio scolastico regionale, Google for Education Italia e C2 Group. Si tratta di uno spazio di formazione per acquisire conoscenze e competenze digitali grazie alle tecnologie e ai software più all’avanguardia.
Gli studenti nell’Innovation Center di Arezzo trovano software Google e pc Cromebook innovativi basati sul cloud, nati per comunicare e collaborare ovunque, in tempo reale e in sicurezza. Un progetto per anticipare il progresso e vincere le sfide che il presente e il futuro della transizione digitale pone di fronte alle nuove generazioni.
Ne parliamo con Luciano Tagliaferri, rettore del Convitto nazionale Vittorio Emanuele II di Arezzo e dirigente scolastico del Liceo.
In che modo il Google Innovation Center contribuisce a sviluppare le competenze digitali degli studenti?
«L’Innovation Center, il primo e unico in Toscana in una scuola, è stato realizzato grazie a un importante contributo della Regione. Si inserisce in una scuola dove l’uso delle tecnologie è esteso a tutte le classi dell’istit
uto, e in particolare, negli indirizzi di Liceo scientifico internazionale, nel Liceo scientifico curvatura Stem e nel Liceo artistico indirizzo audiovisivo e multimediale.
Insieme agli altri ambienti d’apprendimento a elevata presenza di tecnologia, l’Innovation Center è il punto di riferimento per molte classi. In realtà, grazie alle metodologie sperimentate in quell’ambiente, le strategie dell’Innovation Center sono estese a tutte le classi grazie al fatto che le potenzialità della Google Suite sono realtà a scuola e anche a casa, grazie alla connessione internet e ai device messi a disposizione dell’istituto o di proprietà dei ragazzi.
Gli studenti sono più motivati, lavorano con modalità che sono più vicine al loro modo di pensare e raggiungono competenze e abilità più significative».
L’Innovation Center è nato con l’obiettivo di diventare una palestra web non solo per studenti (anche di altre scuole), ma anche per docenti e più in generale per adulti “esterni”. A che punto siamo con questo percorso?
«A oltre due anni dalla sua inaugurazione, all’interno del Google Innovation Center sono già stati realizzati corsi di formazione per docenti di molte scuole e per studenti. Sono in programma corsi anche per genitori, con un calendario e orario che favoriscono la presenza del maggior numero di persone, anche sfruttando le modalità online. In questo modo l’Innovation Center diventa uno strumento importante per la formazione permanente e per l’educazione degli adulti».
Nel suo liceo ha “debuttato” anche l’intelligenza artificiale. Ci può parlare di questo progetto?
«È una iniziativa importante, voluta del Ministro Valditara, che si realizzerà in concomitanza alla sperimentazione sull’uso dell’intelligenza artificiale avviata, a livello nazionale, a partire dal corrente anno scolastico e che coinvolge istituti di Lazio, Lombardia, Toscana e Calabria.
L’iniziativa si propone l’obiettivo di personalizzare la didattica, valorizzare i talenti degli studenti e supportare chi presenta difficoltà di apprendimento. La sperimentazione avrà durata biennale e coinvolgerà una classe di Liceo scientifico curvatura Stem che utilizzerà l’IA al fine di migliorare gli esiti degli studenti e di verificarne l’efficacia attraverso un confronto dei risultati finali delle prove standardizzate nazionali di matematica e inglese.
Queste saranno svolte dalla classe oggetto della sperimentazione che sarà messa a confronto con altre classi che hanno proseguito il lavoro senza l’aiuto dell’IA».
Ma come potrebbe essere utilizzata, nel concreto, l’IA a scuola?
«Uno degli utilizzi principali è quello del tutoraggio personalizzato e dell’inclusione educativa, strumenti di IA che consentono di affiancare tutor virtuali ai docenti, offrendo feedback immediati e personalizzati.
Questi strumenti permettono di adattare il livello di difficoltà alle esigenze individuali, favorendo inclusione e accesso equo alle risorse anche per studenti con bisogni educativi speciali. Inoltre, grazie a funzionalità come il supporto vocale e le interfacce adattive, si può garantire una fruizione efficace a studenti con diverse abilità.
L’IA viene anche indicata per l’introduzione di strumenti di valutazione innovativi e dinamici, capaci di rilevare errori e offrire correzioni in tempo reale. Attraverso tecniche di gamification, è possibile poi integrare elementi ludici nell’apprendimento, aumentando il coinvolgimento».
È una sorta di banco di prova la cui sperimentazione potrebbe poi essere estesa anche ad altre scuole?
«Se la sperimentazione darà esito positivo, sarà probabile (così almeno vuole il ministro Valditara) che questo tipo di metodologia venga esteso a tutte le scuole. Nel frattempo, la nostra scuola beneficia di un progetto e di un lavoro che stanno svolgendo alcuni insegnanti con una classe che sarà, già dal prossimo anno, esteso ad altre classi: ne vediamo infatti, fin da ora, i benefici».