GiovaniSì- I giovani al tavolo delle decisioni
INTERVISTA A
Bernard Dika, coordinatore GiovaniSì e Consigliere di Regione Toscana all’Innovazione e alle Politiche Giovanili
Da 10 anni il progetto della Regione Toscana GiovaniSì cerca di creare opportunità di autonomia. Ne parliamo con il coordinatore Bernard Dika
Formazione, studio, impresa, partecipazione e casa. Sono le parole d’ordine di GiovaniSì, il progetto della Regione Toscana che si pone, ormai da dieci anni, l’obiettivo di favorire l’autonomia dei giovani. A coordinare il progetto è un 24enne, da qualche mese nominato anche portavoce del presidente della Regione Eugenio Giani che per questo è diventato il più giovane dirigente che la Toscana abbia mai avuto.
Bernard Dika (il nome tradisce le origini albanesi, ma è in Italia da quando aveva pochi mesi e la famiglia abita nella frazione di Castelmartini a Larciano, in provincia di Pistoia) è d’altronde abituato a essere “il più giovane della storia” di qualcosa. A soli 14 anni fu nominato coordinatore comunale del comitato di sostegno alla candidatura di Pierluigi Bersani alle primarie del centrosinistra (ovviamente il più giovane coordinatore d’Italia). Si è poi fatto le ossa nel consiglio comunale dei ragazzi, per diventare, sempre nell’ambito delle scuole, assessore e vicesindaco. Poi è passato alle superiori (l’Istituto Forteguerri di Pistoia) ed è subito stato nominato rappresentante di classe. Si arriva così alla “svolta”: nel 2015 è stato eletto presidente del parlamento regionale degli studenti della Toscana e qui ha avuto modo di interagire con l’allora presidente del consiglio regionale Giani. Il resto è storia recente: consigliere del presidente della Regione per l’innovazione e le politiche giovanili, membro del direttivo nazionale del Pd e, da pochi mesi, portavoce del presidente della Regione.
Dika, la sua è una carriera alla quale si fa fatica a stare dietro: ora che è stato nominato portavoce del presidente Giani continuerà a occuparsi anche di GiovaniSì?
Certamente. La delega alle politiche giovanili è in mano proprio al presidente. Tutta la giunta si occupa di un aspetto specifico legato ai giovani e alle opportunità di lavoro, ma poi è Giani e ovviamente anch’io che ci occupiamo di inserire tutto in un unico contenitore, che è appunto quello di GiovaniSì.
Quanti sono i giovani che hanno beneficiato di questo progetto?
In totale sono stati 460mila: dai tirocini ai master, dal servizio civile fino ai contributi per avviare nuove imprese. Sono state investite nel progetto risorse pari a un totale di 1,4 miliardi di euro. E grazie alle campagne promozionali fatte sui social (da Facebook a Twitter, ma anche sugli strumenti più utilizzati dai giovani come Instagram, Twitch e Tik Tok) quest’anno abbiamo registrato 1400 domande in più nei 7 atenei toscani. Un meccanismo che è stato “oliato” anche grazie alle borse di studio create per abbattere o eliminare i costi legati allo studio, alla formazione, all’alloggio e alla mensa. Per noi, le politiche pubbliche per emancipare i giovani, non riguardano solo lo svago e la partecipazione, che restano certamente punti importanti, ma significano soprattutto la ricerca di una vera e propria autonomia.
Esistono esperienze simili in altre regioni italiane?
Purtroppo no. In Toscana ci sono aree e temi appositamente creati per i giovani in quanto tali e non per chi cerca lavoro in generale, che viene comunque sostenuto con altri strumenti. Io ho un ufficio tutto dedicato a questo settore, con nove persone che ci lavorano. Inoltre, organizziamo tavoli di lavoro con le categorie economiche e sociali che ci aiutano a costruire le politiche più adatte per i giovani. Esperienze che altrove non ci sono.
Come si è evoluto questo progetto nel tempo?
Attraverso un maggior coinvolgimento dei giovani nella stesura dei programmi a loro dedicati. In Toscana quasi il 18% di chi ha tra i 15 e i 29 anni non studia, non lavora o non cerca un’occupazione. Un dato che, seppure inferiore a tante altre realtà, resta drammatico. Dobbiamo correggere questa emergenza, anche aiutando a scegliere il percorso di studio più adeguato alla persona, mettendo a disposizione i corsi Ifp (istruzione e formazione professionale), che danno agli studenti competenze specifiche da spendere nel mondo del lavoro. Questo è per esempio un aspetto che vogliamo ancora potenziare.
Ma come si riesce a coinvolgere ancora di più i giovani nella costruzione del loro futuro?
Quanti di noi conoscono ragazzi e ragazze che non concludono il percorso di studi tradizionali alla scuola superiore? Noi abbiamo bisogno di una comunità fatta di genitori, di nonni, di docenti, di associazioni che possano consigliarli, che dicano loro che ci sono altre opportunità. Noi questo vogliamo fare con il progetto Giovanisì: dirgli che siamo qui non per giudicare le loro scelte, ma per aiutarli nei loro percorsi di autonomia, facendogli conoscere le nostre opportunità, domandandosi dove e perché non sono soddisfatti. Ma soprattutto costruendo GiovaniSì insieme a loro: non solo ascoltandoli, ma mettendoli al tavolo decisionale.
Per approfondimenti: GiovaniSì