Fondazione per l’Arte Sacra Contemporanea, la nuova veste della prestigiosa Scuola Internazionale di Firenze
INTERVISTA A
Lucia Tanti, direttrice della Scuola
Teoria e pratica insieme per imparare il mestiere dell’arte a tema sacro, con un taglio imprenditoriale che insegni a relazionarsi con il committente e un’area dedicata alla divulgazione culturale, con attività mirate ad una rigenerazione civica. Non un percorso di fede, ma una reale opportunità di apprendere e svolgere un mestiere, formandosi per capire come si legge e si esprime il sacro nella contemporaneità.
Ne parliamo con la Direttrice della Scuola, Dott.ssa Lucia Tanti
Quando pensiamo all’illustre epoca del Rinascimento, Firenze e le sue Botteghe si fanno largo tra i ricordi di quello che è stato un momento storico, artistico e culturale eccezionale ed irripetibile. I ragazzi vi entravano in giovanissima età, la Bottega diventava la loro casa e il Maestro il punto di riferimento che si sostituiva alla famiglia. L’immersione nello studio e nella pratica era totale e durava anni. Nelle Botteghe si imparava il mestiere dell’arte e proprio di questo si trattava, di una professione, da apprendere in ogni suo aspetto, partendo dalla progettazione, l’esecuzione, passando dalla commessa e quindi dal rapporto con il committente.
Da questa idea di formazione professionale, nasce nel 2012 la Scuola di Arte Sacra di Firenze, che propone un triennio in pittura, scultura e oreficeria, un Master e anche corsi estivi.
L’insegnamento è rigoroso e vi si apprendono tecniche antiche quali il cesello, il disegno, la pittura ad olio, la modellazione della creta, a cui si unisce anche lo studio di strumenti moderni quali il disegno 3D.
Teoria e pratica si fondono, l’artista è un artigiano, ma deve conoscere anche altri aspetti fondamentali come ad esempio saper fare il prezzo delle opere realizzate, saper vendere la propria abilità ed essere in grado di trattare con i clienti.
Ma per comprendere meglio la vision e la mission di questa importante realtà internazionale, che da Scuola è diventata, proprio in questi giorni, Fondazione, ne abbiamo parlato con la Direttrice Dott.ssa Lucia Tanti.
Una vera e propria Bottega in stile rinascimentale, che unisce teoria e pratica e insegna un mestiere. Dopo dieci anni di attività il passaggio a Fondazione. D’ora in avanti quindi parleremo di Fondazione per l’Arte Sacra Contemporanea.
Sì e questa è la prima intervista in cui ne parlo perché è un evento recente, risale al 12 aprile scorso. Il nostro obiettivo, da sempre, è quello di formare e sostenere una nuova generazione di artisti e artigiani a tutto tondo, che abbia una specializzazione nel mondo del sacro. Saper tenere insieme la testa con le mani è la grande sfida su cui dobbiamo continuare a puntare. L’essere bravi non basta, bisogna essere capaci di immettere le proprie capacità e il proprio prodotto sul mercato. La scuola prima e la Fondazione da oggi in poi, hanno il compito di formare professionalmente giovani che siano all’altezza delle loro capacità. Per farlo devono imparare come ci si propone nel mondo del lavoro e sul mercato. Il gap tra lo so fare, lo faccio e lo vendo deve essere azzerato e questo è uno degli obiettivi principali della Scuola e della neonata Fondazione. La Bottega rinascimentale a cui mi sono sempre ispirata, con la Fondazione diventerà dipartimento/area formativa, ma la mission rimarrà la stessa. Nella Bottega si entrava da piccoli, si imparava e si diventava bravi interlocutori con il momento storico in cui si viveva. Ecco l’elemento fondamentale, a cui ci riferiamo quando parliamo di contemporaneità, ossia dell’essere presenti a se stessi nel momento storico in cui si vive. Puntiamo molto a questo taglio imprenditoriale, nato per valorizzare il talento, che se non è ben condiviso resta fine a se stesso, un hobby. Il lavoro è tutt’altra cosa.
Come cambia la Scuola con il passaggio a Fondazione?
È un cambio molto potente. La Scuola resta il seme che ha generato la Fondazione e ne farà parte come area formativa. Ci saranno altre aree che prenderanno vita nelle prossime settimane. Oltre a quella formativa della Scuola, avremo un’area culturale e divulgativa, un’area che si dedicherà alle commesse e avrà quindi un’attenzione imprenditoriale, infine un’area legata ad una rigenerazione civica, che vede nell’arte sacra un importante strumento di ricchezza educativa. Intanto abbiamo approvato lo statuto, eletto un Presidente e intrapreso un percorso istituzionale di richiesta di componenti che vadano a comporre il CDA. Sono tutti componenti istituzionali ossia il Comune di Firenze, l’Arcidiocesi di Firenze, l’Università Telematica con la quale abbiamo in corso il Master, l’Università Teologica, l’Opera del Duomo, l’Opera di Santa Croce e la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze.
Il CDA è fondamentale perché dovrà approvare e costituire tutti i dipartimenti.
Un’evoluzione e un avvicinamento alle istituzioni erano già iniziati con le varie attività da voi svolte, ad esempio gli itinerari religiosi insoliti, che avete organizzato in collaborazione con il Comune di Firenze.
Sì esatto. Credo fortemente che al processo formativo degli studenti vadano affiancati anche dei corsi di aggiornamento per le guide turistiche, perché se c’è una debolezza nella produzione, ce n’è una anche nella narrazione. Pensare di immettere sul mercato tanti nuovi artisti ogni anno è impensabile, perché il mercato è vasto ma si satura anche facilmente. Quello che però non si satura mai è il tessuto culturale di cui l’Italia è ricchissima e che porta con sé anche il comparto turistico e l’inclusione sociale. E poiché un buon 70%di questo tessuto culturale è di tema sacro per ovvie ragioni storiche, dobbiamo essere capaci di creare un mercato nel mercato, andando a giocare sull’eccellenza e sulla particolarità. Il Covid in questo ci ha aiutato a riflettere, perché probabilmente non ci sarà più un turismo di massa e invadente. Va riconsiderato il turismo di prossimità, quello scolastico e puntare sulla particolarità che deve offrire attrattive inesauribili per attirare continuamente anche il visitatore di ritorno.
La ripartenza dell’Italia passa per forza dal turismo e da una sua nuova chiave di lettura. Il tema del sacro in questo può fare la differenza. Gli itinerari di Firenze insolita sono stati un ottimo banco di prova e hanno confermato questo. Abbiamo fatto conoscere l’insolito, quello che non si visita solitamente, ma abbiamo anche fatto osservare ciò che è solito da un’altra prospettiva. Anche il museo più famoso, se si vuole, può essere visto e rivisto, basta fornire più chiavi di lettura.
Parlare di arte sacra contemporanea apre ad una serie di riflessioni e considerazioni. Innanzitutto spesso pensiamo all’arte sacra come ad un qualcosa di antico, di finito, di lontano da noi e invece…
Questo è vero, tutti pensiamo all’arte sacra come ad un qualcosa di antico. Ma dobbiamo ricordarci che l’artista di per sé è contemporaneo a se stesso e dovrebbe innovare, se no è un riproduttore. La Fondazione può aiutare a riflettere su questo distacco che c’è tra arte sacra e contemporaneità. Se vogliamo che il patrimonio dell’arte sacra non diventi solo antiquariato ma sia patrimonio che cresce, deve essere portato nel qui e ora, altrimenti è solo una narrazione. Per fare uscire anche un solo artista dalla Scuola, dobbiamo dare la chiave della contemporaneità. Anche per evitare che le nuove generazioni scappino, considerando che il tema del sacro oggi potrebbe essere un elemento percepito come poco accogliente di primo acchito. Siamo noi a dover far capire che il sacro è umano e, del resto, qualche domanda se la fanno sicuramente anche gli atei. È fondamentale attualizzare il messaggio e parlare di arte sacra contemporanea.
Chi sono gli studenti?
L’età media è quella post-diploma, soprattutto per chi si iscrive al triennio. Per lo più sono stranieri, meno gli italiani e questa è una sfida su cui vogliamo lavorare. Il problema principale è che la Scuola non rilascia un titolo di studio e in Italia, a differenza degli altri Paesi, il “pezzo di carta” ha ancora un alto valore. Abbiamo anche un Master rivolto al post-laurea, che invece rilascia il titolo perché fatto in collaborazione con l’Università Telematica. Nel mese di luglio attiviamo anche corsi estivi che riscuotono un enorme successo e sono rivolti prevalentemente a studenti stranieri. Sicuramente uno dei nostri obiettivi è di portare ad iscriversi anche più studenti italiani ed arrivare ad un equilibrio con quelli provenienti dal resto del mondo. Ad oggi abbiamo toccato ben 18 Paesi e ne siamo molto fieri.
Qual è in generale il rapporto delle persone con l’arte sacra e il sacro?
Purtroppo c’è una cesura netta e una diffidenza profonda verso l’arte sacra e l’argomento sacro in generale. Ci sono ragazzi che chiedono se per entrare a scuola occorre essere religiosi. Assolutamente no. Il credere che l’arte sacra abbia per forza delle implicazioni personali è sbagliato. Può accadere, eventualmente, che il percorso porti a fare delle riflessioni o diventi anche un percorso spirituale, ma non è detto. Non c’è la regola per cui se creo una statua sacra, sono un religioso. Non funziona così, qui non si viene per fare un percorso di fede, non siamo un seminario, ma ci si iscrive per formarsi e capire come si legge e si esprime il sacro. Se poi nel fare questo la fede si arricchisce, ben venga, ma non è quello lo scopo della Scuola e della Fondazione. Sicuramente l’arte sacra non può essere dissociata dal messaggio che porta con sé e che è storico, civico, religioso ma non un obbligo personale di credo né per chi la crea, né per chi la guarda.
Terminata la Scuola cosa succede?
Ci possono essere varie possibilità. In alcuni casi gli studenti restano nella scuola, come è accaduto ad esempio nel dipartimento di scultura e in quello di pittura, diretti oggi da due nostri ex studenti. Altri spesso continuano a collaborare con i loro maestri a commesse più o meno grosse, altri ancora aprono i loro laboratori. La percentuale che continua a gravitare intorno alla scuola è molto alta.
Chi sono i committenti?
Si dividono in due categorie, privati e chiese. Possono essere commesse per regali e donazioni, come ad esempio è accaduto di recente quando un parroco della provincia di Siena, ha chiesto un fonte battesimale da donare alla parrocchia dove è rimasto per quarant’anni. Oppure regali speciali di genitori ai figli o anche riproduzioni.
Quali vittorie e quali criticità dopo dieci anni di attività e cosa si augura per il futuro?
La grande vittoria è che la scuola è nata contro ogni pronostico e ha resistito nonostante non rilasci un titolo e nonostante vada a inserirsi in un tessuto che ha istituti ben più antichi e autorizzati a rilasciare un titolo. Tra le criticità, oltre al suddetto cruccio del pezzo di carta, ci sono le difficoltà che persistono nel far capire che l’arte sacra è contemporanea e ha un profondo spirito laico. Molti vivono e percepiscono ancora l’arte sacra come un limite, come un qualcosa che appartiene solo a chi ha un forte credo religioso, ma non è così. L’importante per noi, e lo faremo anche come Fondazione, è capire qual è il linguaggio adatto per riuscire ad entrare in contatto con gli altri, soprattutto i giovani.
Per approfondimenti
www.sacredartschoolfirenze.com