Fondazione ITS Vita: le professioni del futuro

Stefano Chiellini, Fondazione Its Vita
La Fondazione ITS Vita forma figure specializzate nelle scienze della vita. Collabora con aziende e università per offrire corsi biennali, garantendo un’alta occupabilità. Ne abbiamo parlato con il suo direttore Stefano Chiellini
Nata nel 2015 per formare figure professionali altamente specializzate in un settore strategico dell’economia regionale – le life sciences – la Fondazione Its Vita, che ha tra i suoi soci fondatori la Fondazione Toscana Life Sciences, in collaborazione con Regione Toscana, Miur, imprese, università e centri di ricerca, offre ai giovani in possesso di diploma superiore corsi biennali (4 semestri per un totale di 1.800 ore) costruiti sulla base delle esigenze e dei fabbisogni delle imprese.
Delle attività passate e future di questo organismo, che ha già diplomato quasi 400 ragazzi (e 150 sono attualmente in classe, mentre sono in partenza altri 9 corsi gratuiti nelle sedi di Siena, Firenze, Pisa-Pontedera e, per la prima volta, Grosseto) parliamo con il direttore generale Stefano Chiellini.
Direttore, quali sono le professioni oggi più richieste dal mercato del lavoro? E lo saranno anche nel futuro?
«Le professioni del prossimo futuro le stabiliranno le imprese e noi dovremo essere pronti ad ascoltarne le loro esigenze. Ma saremo, come peraltro già fatto in passato, disponibili anche a modificare i nostri percorsi e programmi in corso d’opera, intercettando le eventuali nuove richieste e necessità.
Siamo di fronte a una vera e propria Stefano Chiellini rivoluzione nel mondo del lavoro, ed è necessario fornire ai ragazzi nuovi strumenti legati all’avvento di temi e specializzazioni come: cybersecurity, intelligenza artificiale, realtà virtuale, realtà aumentata, gestione degli ambienti immersivi».
Ed è il mercato che chiede questi strumenti e le figure che li sanno utilizzare?
«In realtà ancora le aziende non chiedono massicciamente figure che sappiano progettare ambienti, ad esempio, ricorrendo all’intelligenza artificiale, ma certo sono richieste professioni in grado di utilizzare questa tipologia di strumenti: parlo di discipline e competenze legate alla bioinformatica, all’analisi dati, o all’utilizzo di specifici software».
Qual è il feedback da parte delle aziende nei confronti dei ragazzi diplomati con Fondazione Vita?
«Ci sono diversi tipi di feedback. Durante gli stage, per esempio, viene valutata la preparazione degli studenti e ci sono aziende che siamo riusciti a fidelizzare che ci chiedono regolarmente potenziali candidati. Collaboriamo con circa 150 aziende toscane ed è una rete che si sta progressivamente ampliando. In altre parole: il mercato del lavoro e le imprese ci riconoscono un ruolo importante e una buona preparazione dei “nostri” ragazzi.
Ma esiste anche un confronto successivo alla fine del nostro lavoro più “classico”, che si esaurisce con la parte formativa della quale fanno parte le lezioni in aula, le ore di laboratorio, gli stage e l’esame finale ministeriale. La Fondazione, infatti, esegue una serie di monitoraggi sull’occupazione dei propri ex-studenti, ogni tre mesi e fino a un anno dalla conclusione del ciclo di studi.
Circa l’85 per cento dei ragazzi trova un lavoro coerente con il proprio grado di preparazione e con i suoi studi svolti nell’ambito delle scienze della vita. Inoltre, sempre sul fronte occupazionale, l’80 per cento degli studenti diplomati trova lavoro dopo aver concluso il biennio, e la cifra sale al 90 per cento se si considera anche il 10 per cento di coloro che riprendono gli studi con un percorso di formazione universitaria».
Esistono esperienze simili alla vostra, in Italia e all’estero? E qual è il vostro modello di riferimento?
«Il modello da seguire è sicuramente quello tedesco, dove gli istituti simili al nostro hanno un alto grado di integrazione con il sistema di istruzione pubblico. Il Mim sta comunque cercando di seguire le esperienze europee più rodate, portando le scuole a far conoscere maggiormente queste opportunità che prevedono la gratuità dei corsi, specifiche borse di studio e un impatto pari allo zero per l’economia delle famiglie.
In Italia abbiamo già 200 fondazioni, divise in 6 macroaree: simili alla nostra, dedicata a scienze della vita e ai segmenti farmaceutico e biomedicale, ce ne sono solo 8».
E come potrebbe evolvere ancora l’esperienza di Fondazione Its Vita? Quale potrebbe essere lo step successivo?
«Questo strumento è ancora poco conosciuto. E questo nonostante si possa contare su finanziamenti del Pnrr, del Ministero e del progetto Giovani della Regione Toscana. Auspichiamo pertanto che possano aumentare la consapevolezza e la conoscenza di queste opportunità.
Proprio per far crescere le opportunità di frequenza per i ragazzi per il biennio 2024-2026 sono previste misure di sostegno economico sotto forma di borse di studio fino a 6 mila euro per gli studenti fuori sede con ISEE inferiore a circa 27.500 euro annuali. Un aiuto concreto alle famiglie e ai giovani per contribuire alla copertura delle eventuali spese di vitto, alloggio, e/o di viaggio agli iscritti».