Facciamo sistema, facciamolo per davvero

Pubblico e privato possono lavorare insieme? Come possono farlo? E soprattutto nella stagione della ripartenza post pandemia è possibile sfruttare al meglio il plusvalore “cultura”, trasformandolo in un vero e proprio volano economico per i territori? Su questi temi Giuliano Bianucci, direttore di Toscana Economy ha intervistato il direttore della Galleria degli Uffizi Eike Schmidt, ospite speciale all’assemblea che ha eletto la nuova presidente dei giovani di Confindustria Toscana Nord, a villa Artimino
Che pubblico e privato dovrebbero “fare sistema” è un refrain che ricorre molto spesso, almeno negli auspici, ma di fatto si tratta di un’immagine quasi aleatoria, una suggestione, un’aspirazione cui il buon senso dei più tenderebbe, ma che ahinoi è rimasto confinato nello steccato delle buone intenzioni. Almeno fino ad oggi. Poi è arrivata la pandemia, che al di là delle narrazioni mediatiche noir, ci ha messi nudi di fronte alle nostre fragilità, non solo umane, ma anche infrastrutturali, politiche, organizzative, economiche. In questo scenario l’espressione “fare sistema” è tornata urgente e prepotente, quasi un imperativo categorico di kantiana memoria.
Come se non ci fosse più tempo per gli auspici e fosse finalmente giunto quel tempo del fare, ma qual è la chiave per passare dal dire al fare? Da qui comincia la stimolante chiacchierata di Giuliano Bianucci con Eike Schmidt nella suggestiva cornice della villa medicea di Artimino.
Occasione l’assemblea che ha visto eleggere Margherita Cerretelli nuova presidente dei giovani di Confindustria Toscana Nord e che ha voluto portare all’attenzione, con una special guest star come il direttore degli Uffizi, un tema fondamentale: “rivoluzione culturale, evoluzione economica” ovvero come lo sviluppo dei territori può e deve utilizzare come leva di crescita proprio il nostro immenso patrimonio culturale.
«Con la pandemia si è acquisita e con il Pnrr è diventata obbligatoria la necessità di fare sistema – ha detto Bianucci – ciascuno da solo non va da nessuna parte».
«Noi non ci vediamo più come monadi culturali – gli fa eco Schmidt – come spesso accade alle grandi città già connotate culturalmente, ma ci confrontiamo col territorio nell’ottica della valorizzazione del territorio, a partire dai piccoli centri per legarli ai principali attrattori e farli diventare attrattori a loro volta».
È la logica al centro del progetto Uffizi diffusi dove lo sviluppo del territorio passa proprio attraverso la riqualificazione dei piccoli centri attraverso la cultura, non in maniera episodica e frammentata, ma secondo una rigorosa programmazione territoriale che sia capace di unire economia, logistica, sviluppo sociale e valorizzazione del patrimonio.
La cultura come motore di ripartenza dei territori, dunque.
«Il marketing è uno strumento fondamentale per fare sistema – ha sottolineato Schmidt – ma cosa vuol dire realmente fare sistema? Secondo una vecchia logica: che i grandi davano un po’ di soldi ai piccoli, ma poi quello che i piccoli facevano con questi soldi nessuno lo rendicontava, diventava dunque una cosa autoreferenziale e senza ricadute nel lungo periodo. Coinvolgere le istituzioni, in un dialogo vero tra pubblico e privato fa sì che tutta l’operazione venga condotta della trasparenza, cosa che è molto importante».
I prossimi anni saranno connotati dagli investimenti economici legati ai fondi straordinari di cui l’Italia potrà beneficiare, 209 miliardi presi in prestito dalla next generation, che però non sappiamo se verranno spesi tutti. Avere tanti fondi non significa automaticamente riuscire a realizzare concreto sviluppo. Per questo è necessario che le amministrazioni, le istituzioni, le stazioni appaltanti e gli enti territoriali si mettano insieme. Sarebbe importante che gli Uffizi si facessero promotori di un incontro con tutte le fondazioni bancarie della Toscana «perchè ogni fondazione segue il suo territorio – ha precisato Bianucci – e con la Regione e un brand internazionale come gli Uffizi come driver si mettesse a sistema tutta la Toscana ». E il direttore Schmidt, che oltre ad aver dato prova negli anni di una concretezza teutonica, ha dimostrato anche una straordinaria lungimiranza nel concepire progetti di ampio respiro portatori di un’innovazione reale e non solo di facciata, ha raccolto la sfida nell’immediato, dichiarandosi “molto ottimista”.
«Ho già parlato con molte fondazioni bancarie toscane, non tutte, ma mi riservo di farlo e ho un dialogo costante e sintonico con le istituzioni, sono fiducioso nel fatto che si possa avviare un rapporto nuovo tra pubblico e privato, che veda al centro il territorio per creare in esso un’offerta culturale stabile con ricadute positive per la cittadinanza». E la sintonia si è palesata anche a villa Artimino, dove sono intervenuti anche il presidente della Regione Eugenio Giani e il presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo per ribadire la necessità di guardare al futuro, di avere capacità di visione, di vedere dove sta andando il mondo e guardare in quella direzione, di allungare lo sguardo perché la Toscana continui a vivere della sua storia e della sua bellezza, ma sia capace allo stesso tempo di costruire il suo futuro e anticipare il progresso.
Significativo che proprio i giovani che fanno impresa abbiano voluto dare un input che vedesse nella cultura della bellezza la spinta per ripartire, del resto che la bellezza salverà il mondo lo aveva capito Dostoevskij già nel 1869, peccato che ce ne siamo dimenticati!