Export Toscana, la performance è tra le più positive d’Italia. Volano farmaceutica e life science
Al centro sostenibilità, innovazione e persone: queste le tre parole d’ordine dell’imprenditoria italiana post Covid-19 che hanno caratterizzato il primo appuntamento di Imprenditori d’Italia, un roadshow di incontri in alcuni dei principali distretti italiani, che lo scorso 30 settembre si è svolto presso il Centro Tecnico Federale di Coverciano, a Firenze.
Per l’occasione sono stati presentati i risultati emersi dall’analisi elaborata da EY e Luiss Business School, che rilevano come la regione Toscana sia riuscita a sostenere l’impatto del Covid-19 sul tessuto economico registrando nel 2020 una diminuzione del 6,2% delle esportazioni rispetto al 2019, dunque con una performance meno negativa rispetto a Piemonte (-12,7%), Lombardia (-10,6%), Emilia-Romagna e Veneto (-8,2% per entrambe). Secondo l’analisi, le filiere protagoniste di questo territorio sono quelle appartenenti alla filiera della moda della regione, particolarmente impegnate in ambito digitale, di formazione e sostenibilità ambientale, insieme al settore farmaceutico e life science.
La filiera della moda in Toscana: trasformazione digitale, offerta formativa e sostenibilità ambientale
Nonostante il 2020 sia stato un anno negativo per le esportazioni di prodotti tessili e della pelle, che hanno subito una contrazione (pari al -25,5%) rispetto al 2019, la capacità esportativa della regione rimane elevata rispetto ai territori benchmark di riferimento: a fronte del 25% delle esportazioni della Toscana, si registra il 18% dell’Umbria, il 15% delle Marche e il 10% dell’Emilia-Romagna. L’indice di specializzazione produttiva per la Toscana è pari a 5,5% (su un campione di 100 aziende toscane, circa 18 appartengono al settore tessile e pellame), un dato in linea con l’indice di specializzazione della regione Marche (5,3%), mentre la regione Emilia-Romagna e Umbria presentano un indice di specializzazione inferiore (rispettivamente, 1,5% e 2,4%).
Nonostante il ritardo dei processi di digitalizzazione nel settore, nella regione esistono piccole realtà integrate in reti di filiera con livelli di digitalizzazione importanti, con le tecnologie digitali che impattano in maniera significativa sull’operatività delle aziende della moda toscane. L’offerta formativa del settore moda in Toscana prevede alcune iniziative legate al concetto di eccellenza artigiana e che sono sostenute dai brand del lusso. Questo rappresenta un elemento fondamentale soprattutto per le imprese di piccola o media dimensione, altamente specializzate, che basano la loro value proposition sulla tradizione intesa come l’insieme di sartorialità, artigianalità ed esclusività dei materiali.
In tema di sostenibilità, la regione Toscana, partendo dall’esperienza di Prato, può diventare una best practice a livello mondiale della moda green. Il distretto pratese è fortemente orientato ai modelli di circular economy, con cicli di produzione chiusi e a zero rifiuti, che prevedono l’utilizzo di energie rinnovabili o l’eliminazione di sostanze nocive per l’ambiente durante processi produttivi. Tra i progetti di primaria importanza, ad esempio vi è il collegamento all’acquedotto industriale da parte di circa 300 industrie, nel cui impianto le acque di scarico derivate dalle attività produttive vengono depurate e riutilizzate dalle industrie tessili per la produzione, con un importante risparmio idrico.
Il settore farmaceutico e life science: formazione e sviluppo tra sfide e opportunità
Il cluster farmaceutico e life science costituisce in questa regione il terzo polo nazionale dopo Lombardia e Lazio, con un totale di oltre 400 imprese attive e con un valore complessivo della produzione pari a circa 6 miliardi di euro. Nel 2020 le esportazioni di prodotti farmaceutici hanno subito un aumento del 33,2%, contro il -14% della regione Lazio, +7,6% della Lombardia e -20% della Puglia. L’indice di capacità esportativa della regione Toscana (10%) risulta più basso rispetto a quello del Lazio (38%) e lievemente superiore rispetto alla Puglia (9%) e alla Lombardia (7%), valore giustificato dal fatto che il polo farmaceutico della regione è relativamente più recente rispetto ai player maggiormente consolidati e tradizionalmente più attivi (come il Lazio). L’indice della presenza di grandi player del settore farmaceutico della regione Toscana è pari al 16% contro il 10% della regione Lazio e il 9,6% della regione Lombardia, percentuale che indica una maggiore attrattività della regione Toscana per grandi investitori.
La formazione in loco di talenti è una prerogativa importante dello sviluppo del settore che si rileva avere ancora ampi margini di sviluppo. La Toscana rispetto alle regioni benchmark presenta il maggior numero di università con corsi di laurea in Farmacia (rispetto al totale delle università presenti nel territorio regionale). Tra i principali punti di forza del settore vi è la presenza di reti di imprese, dove Toscana Pharma Valley rappresenta la prima rete di imprese del settore farmaceutico toscano e ricopre un ruolo strategico grazie all’iniziativa pubblica e all’operato di un gruppo di aziende fortemente radicate nel territorio e tutte proiettate sui mercati globali.