• 15/01/2025

Enegan e il progetto E-Earth

 Enegan e il progetto E-Earth

Andrea Guarducci

Enegan lancia il progetto E-Earth, sinergia tra pubblico e privato per l’ottimizzazione delle comunità energetiche rinnovabili. David Meccoli ha intervistato per noi Andrea Guarducci

Un progetto realizzato in sinergia tra pubblico e privato che porterà innovazioni sotto l’aspetto della gestione ottimizzata delle comunità energetiche rinnovabili. È questo il principio che sta alla base di E-Earth, iniziativa sviluppata da Enegan, trader di luce, gas e telecomunicazioni, insieme all’Università degli Studi di Firenze.

Il progetto ha potuto usufruire di fondi istituiti da un bando della Regione Toscana ed è stato definito proprio a pochi giorni dall’uscita delle regole attuative relative alle comunità energetiche da parte del Gestore dei servizi energetici, grazie al quale Enegan può rendere operativo, da subito, il proprio progetto di ricerca.

«Il progetto E-Earth – spiega Andrea Guarducci, presidente di Enegan – nasce nel 2020, a seguito della conclusione di un altro progetto R&D (ricerca e sviluppo, ndr) denominato E-Ecube. L’obiettivo era di creare un sistema tecnologico avanzato per la gestione e l’ottimizzazione di comunità energetiche rinnovabili: tale finalità è stata allineata nel tempo agli adempimenti normativi che si sono via via delineati.

Il progetto è stato concluso proprio in concomitanza degli ultimi decreti attuativi ed è stato quindi possibile ottenere un’iniziativa dalla forte anima innovativa, propria dei progetti di ricerca e sviluppo, ma assolutamente in linea con la normativa vigente e gli obiettivi aziendali».

E-Earth ha molteplici obiettivi, tutti finalizzati alla gestione degli impianti fotovoltaici e della riduzione delle emissioni di CO2. In prima battuta andrà a ottimizzare la quota di autoconsumo da impianti fotovoltaici da parte dei partecipanti alla comunità energetica.

Inoltre, sarà possibile condividere in tempo reale, all’interno della comunità, informazioni sull’energia prodotta, autoconsumata, condivisa e sul livello di concentrazione di anidride carbonica e dei più diffusi inquinanti correlati ai consumi energetici, in modo da poter monitorare, costantemente, ogni tipo di informazione. Infine, altro aspetto innovativo del progetto, sarà possibile valutare eventuali sinergie tra veicoli elettrici e comunità energetiche.

«Il progetto E-Earth – dice ancora Guarducci – ottimizza una “tradizionale” Cer (Comunità energetica rinnovabile), andando a gestire in maniera intelligente tutti dati di consumo e produzione provenienti dai membri della comunità, fornendo agli stessi informazioni in tempo reale su come gestire e massimizzare l’energia a disposizione della comunità.

L’ottimizzazione e i vantaggi per l’utente stanno anche nell’integrazione di veicoli elettrici, con le batterie di accumulo degli stessi utilizzate come buffer in caso di sovraproduzione rispetto all’autoconsumo singolo o della Cer, o in caso di richieste di carico da parte degli stessi membri. L’utilizzo di colonnine V2L e V2G in ambito progettuale, hanno dimostrato la bontà di tali scelte».

E-Earth, infatti, include la sperimentazione della tecnologia cosiddetta Vehicle to Grid (V2G), che consente alle auto elettriche di scambiare energia con la rete, consentendo loro di essere utilizzate come batterie, accumulando energia quando viene prodotta in eccesso dagli impianti fotovoltaici della comunità energetica e cedendola nei momenti di picco del consumo.

Le colonnine per lo scambio di energia verranno messe a disposizione da Enegan per i comuni di Empoli e Vinci e della Regione Toscana che li destinerà alla comunità. E proprio sulla formazione e lo sviluppo in Toscana in tema di comunità energetiche Guarducci dice che sono molte le iniziative e le manifestazioni di interesse che provengono da cittadini, aziende e pubbliche amministrazioni.

«Purtroppo – conclude il presidente di Enegan – la notizia recente della nuova normativa che, relativamente alle Cer, esclude la possibilità da parte dei grandi player di fare investimenti per realizzare le comunità energetiche, rappresenta un vero e proprio passo indietro nello sviluppo di questa innovazione.

In questo modo vengono azzerati i presupposti per cui un’azienda di un certo livello decida di investire nelle Cer, lasciando la titolarità esclusiva a soggetti pubblici o piccole realtà imprenditoriali che, la maggior parte delle volte, non riescono a gestire, sia in termini economici che di impegno, lo sviluppo di una comunità energetica.

Ci sono molti tavoli aperti in questo momento, partendo comunque dal presupposto che il passaggio dalla “teoria” alla pratica risulta molto complesso. Relativamente ai numeri, che inevitabilmente alla luce di questa nuova normativa subiranno una brusca frenata, dobbiamo fare una distinzione ben precisa tra coloro che si costituiscono e manifestano interesse a essere riconosciuti come Cer e configurazioni già approvate e ammesse a incentivo.

I riscontri sono ancora bassi, come riportato anche dall’ultimo Rapporto sulle comunità energetiche redatto da Legambiente e Gse che vede la Toscana, alla data di pubblicazione di tale documento, ancora a quota zero e altre regioni leggermente più avanti, ma comunque ancora lontane dagli obiettivi che erano stati prefissati.

Ci auspichiamo che tale contesto possa cambiare e crescere in positivo e che la normativa venga modificata in modo da permettere alle grandi aziende come Enegan di fornire il proprio know-how e supporto a sostegno della creazione di nuove Cer».

Leggi anche Enegan Innovation Cup, una call action per Start up Green

David Meccoli

Giornalista tradizionale e digitale, esperto in relazioni pubbliche e comunicazione d'impresa

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