Empoli Calcio
Investire sui giovani il segreto del nostro successo

Intervista a Fabrizio Corsi, presidente dell’Empoli Football Club
“Grande passione e collaboratori competenti, ma il fiore all’occhiello della nostra società è il settore giovanile”. Fabrizio Corsi, presidente dell’Empoli Football Club da quasi un trentennio ci racconta come la ricerca di giovani talenti è stata da sempre la carta vincente della società
Se chiude gli occhi e pensa alla sua infanzia che cosa riesce a vedere?
«Se immagino la mia prima infanzia individuo l’inconfondibile sguardo di mio padre Ruffo, mi rivedo mentre mi accompagnava a vedere la mia squadra del cuore: l’Empoli. Rivedo un’infanzia felice e spensierata. Mio padre cercava di trasmettermi l’amore per la mia città, le mie tradizioni, la mia terra, l’azienda di famiglia, la squadra del mio paese. Ricordo, tra gli altri, Mario Bertini, futuro giocatore di Fiorentina e Inter, protagonista con la Nazionale del Mondiale di Messico 1970. Bertini, quando fu acquistato dall’Empoli, decise di trascorrere qualche giorno a casa mia con la sua fidanzata. Mio padre all’epoca faceva parte del consiglio d’amministrazione della società. Molti giocatori, lo stesso presidente di quel periodo, mi hanno fatto compagnia durante la mia infanzia. Ero abituato a vederli transitare per casa. Era una gioia unica per un bambino della mia età poter conoscere e dialogare con i miti delle mie domeniche calcistiche».
Lei è un imprenditore nel settore della moda, azienda ereditata dai suoi genitori, qual è la sua passione primaria, il calcio, oppure l’alta moda?
«Sono passioni che ho ereditato da mio padre, l’azienda di famiglia, la squadra di calcio fanno parte della mia vita da sempre. Per meglio dire sono il retaggio che mi ha lasciato in eredità mio padre. Il calcio, l’alta moda nel settore dell’abbigliamento, fanno parte della storia della mia famiglia, storia che ho sempre cercato di portare avanti con grande impegno e dedizione».
Lei ha iniziato ad interessarsi dell’azienda di famiglia negli anni Ottanta, com’è cambiato il modo di fare impresa negli ultimi quarant’anni?
«Molte cose sono cambiate, soltanto la passione è rimasta immutata. Negli anni 60’, 70’, 80’ dello scorso secolo l’Italia era una nazione affamata di tutto, il mercato era ampio e le scelte potevano essere molteplici. Adesso il mercato si è contratto, c’è la possibilità di far valere i prodotti italiani soltanto con un mercato di nicchia, producendo degli articoli di alta qualità».
Che messaggio si sente di dare ai giovani che si avvicinano al mondo dell’impresa?
«Si devono affacciare al mondo dell’impresa con grande passione e entusiasmo, doti senza le quali non si può fare niente nella vita. Devono credere in se stessi, nei loro progetti, e cercare uno sbocco alle loro idee; con la volontà niente è impossibile, niente è immutabile».
Vede un futuro roseo per le imprese Italiane?
«Complessivamente sì, il modo di fare impresa è profondamente cambiato, pensi alla città di Empoli: nei decenni dello scorso secolo vi erano centinaia di imprese, adesso ce ne sono poche decine. Ma lo spazio per emergere con un prodotto di qualità, di nicchia, è sempre elevato. Gli italiani hanno un dono innato per il gusto del bello, questa è una dote che anche i nostri imprenditori hanno nel loro dna».
Passiamo a parlare del “nostro” Empoli, patrimonio di tutta la Toscana sportiva. Che cosa le ha dato e che cosa le ha tolto la sua squadra di calcio sul piano personale?
«Mi ha dato molto e mi ha tolto poco. È stato gratificante per me rappresentare prima da consigliere e poi da presidente, il prossimo maggio ricorre il trentesimo anniversario della mia presidenza, la squadra della mia città. Siamo riusciti a costruire delle basi solide, i nostri bilanci sono in attivo e, al contempo, negli ultimi 35 anni, salvo alcuni anni trascorsi in serie C, abbiamo disputato la serie B e la serie A».

L’Empoli dal 1986, fatta eccezione per alcuni anni trascorsi in serie C, come lei ha specificato, è ai vertici – serie A e serie B – del calcio Italiano, qual è il segreto di questo successo?
«Una grande passione, una grande volontà, il sapersi circondare di collaboratori validi e competenti. Ma il fiore all’occhiello della nostra società è il settore giovanile, fin dagli anni sessanta i dirigenti dell’Empoli calcio hanno creato le fondamenta per dare origine a un settore giovanile di tutto rispetto. Con la valorizzazione dei giovani siamo riusciti ad autofinanziarci, nel corso degli anni, e a costruire un progetto stabile e duraturo».
Molte società Italiane sono quotate in borsa ed hanno degli alti introiti, l’Empoli non dispone di un certo tipo di budget, eppure i bilanci dell’Empoli calcio non sono in rosso, a differenza dei bilanci di molti grandi club, come se lo spiega?
«Le ripeto la nostra forza è il settore giovanile, abbiamo investito molto sui giovani. Nel corso della nostra storia dal nostro vivaio sono usciti dei giocatori di livello nazionale e internazionale, con la loro vendita siamo riusciti ad autofinanziarci. Siamo stati bravi anche nella ricerca di giovani talenti che non sono cresciuti nel nostro settore giovanile. A Empoli ha sempre funzionato cosi, ricordo le cambiali firmate dai componenti del consiglio d’amministrazione quando ne faceva parte mio padre, per dare vita a dei progetti ambiziosi. Quelle cambiali furono evase grazie alla vendita di Mario Bertini che ho conosciuto bene durante la mia infanzia. Da lì è decollato il progetto dell’Empoli calcio. Non abbiamo mai smesso di investire nei giovani talenti, investimenti che ci hanno ampiamente ripagato. Ricordo che agli inizi eravamo costretti ad accontentarci degli scarti dei settori giovanili delle grandi squadre. Adesso non funziona così: Empoli è tra le prime 5 o 6 società in Italia in questo settore, molti genitori che vivono nelle province che confinano con la nostra sono orgogliosi di poter mandare i loro figli a giocare per l’Empoli.
Pensi che nel turno di Coppa Italia nel quale abbiamo sconfitto il Benevento – squadra che partecipa al campionato della massima serie – abbiamo fatto giocare 7 o 8 giocatori provenienti dal nostro settore giovanile. Abbiamo costruito delle basi solide, abbiamo dei ragazzi del 2002, 2003, 2004, veramente bravi, vedo un futuro roseo per la squadra calcistica di Empoli, anche se nel calcio la componente fortuna, in alcuni casi, è determinante».

Nel mondo del calcio esiste sempre la passione dell’uomo nei confronti di questo sport, oppure esiste soltanto il business?
«No, è la passione a prevalere: sempre. La passione si può manifestare in molte maniere. Pensi a quanti toscani, che vivono nelle province vicino a Empoli, tifano per il Milan, l’Inter, o la stessa Juventus. Questi tifosi vengono a vedere la loro squadra del cuore con gioia e serenità a Empoli, perché sanno di essere accolti bene dai nostri tifosi. I nostri tifosi sono unici nel saper accogliere i tifosi delle squadre avversarie, soprattutto se si tratta di tifosi Toscani. In questi casi prevale l’amore per la nostra terra d’origine: la Toscana. Una regione che l’Empoli cerca di onorare, con l’aiuto dei propri supporter, nel mondo del calcio, e non solo».
Presidente, la pronunciamo quella parola magica che finisce con A?
«Meglio di no, siamo primi in classifica in serie B, cercheremo di lottare con tutte le nostre forze, ma la vittoria più grande dell’Empoli sono i bilanci in attivo, che ci hanno consentito di costruire una società sana, edificata sulle basi del nostro settore giovanile».
L’Empoli ha partecipato a 84 campionati nazionali di cui 50 in campionati del terzo livello, 21 in Serie B e 13 in Serie A. In ambito europeo il miglior risultato è la partecipazione alla Coppa UEFA 2007-2008
Si ringrazia Empoli FC per la gentile concessione delle foto.