Eleonora Anselmi
Coo di Chimera Gold: etica e innovazione al servizio della crescita
Il futuro dell’impresa italiana passa per la formazione delle giovani generazioni. Il
messaggio che bisogna far passare per la vicepresidente dei Giovani Industriali è quello
che non si lavora in Italia per l’Italia, ma si lavora in Europa per il mondo….
Classe 1983, aretina, Coo (direttore operativo ndr) e responsabile d’etica d’impresa dell’azienda di famiglia Chimera Gold e da pochi mesi anche vicepresidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria. È Eleonora Anselmi l’imprenditrice del mese per Toscana Economy.
«L’azienda è casa per me» esordisce parlando di Chimera Gold, che dal 1981 produce accessori metallici per brand di alta moda come Christian Dior, Fendi, Givenchy, Louis Vuitton.
Fondata dal padre Gabriele e dallo zio Massimo, l’azienda nei suoi quasi 40 anni di vita ha conosciuto una crescita esponenziale: nei luoghi della produzione, negli occupati e anche nei fatturati.
Qual è il segreto?
«La responsabilità sociale e d’impresa – spiega Eleonora – che si declina attraverso l’etica nei confronti dei dipendenti e dei fornitori ha sempre fatto parte della nostra filosofia aziendale, che cerchiamo di trasmettere ai lavoratori, persuasi che lavorare in un contesto appagante incida in maniera significativa sui processi produttivi». E poi gli investimenti.
Grazie all’ampliamento dello stabilimento tutte le lavorazioni della filiera, compresa la galvanica, adesso avvengono all’interno dell’azienda facilitando il controllo della produzione e il dialogo tra i vari reparti.
Negli ultimi anni Chimera Gold si è innovata, introducendo una larga fetta di automazione all’interno dei cicli produttivi, senza però rinunciare all’artigianalità del prodotto.
«Abbiamo cercato di conciliare l’ingegnerizzazione per l’ottimizzazione dei processi produttivi, ma preservando l’unicità di lavorazioni manuali ormai storiche, che si ripetono identiche dai tempi degli Etruschi».
L’importanza della formazione.
Chimera Gold è un’azienda aperta ai giovani e al territorio.
«Ospitiamo molti stagisti provenienti dalle scuole e dagli ITS, uno lo abbiamo anche assunto in questa maniera – racconta Eleonora – trascorrono da noi periodi compresi tra le due e le otto settimane cimentandosi sia nell’ideazione del prodotto che nella fase di industrializzazione dello stesso, così da offrire loro una formazione quanto più possibile completa, ma esiste ancora un disallineamento tra realtà aziendale e mondo della scuola».
La Anselmi, che nel suo ruolo di vicepresidente dei giovani industriali ricopre le deleghe alla Sostenibilità e all’Education, avverte l’esigenza di colmare questo gap.
«Le aziende hanno difficoltà a rintracciare le competenze nei giovani diplomati, ecco perché occorre sviluppare una sinergia più efficace.
Uno studio di qualche anno fa metteva in luce che solo il 30 per cento dei giovani conosceva le imprese del suo territorio. Vuol dire non sapere dove abiti».
E poi i numeri italiani sono ancora molto lontani da quelli europei. Nel 2019 i supertecnici sfornati dagli ITS in Italia erano 12 mila, in Germania 800 mila! «Anche sentirsi Europei è importante – spiega Eleonora – e dobbiamo cercare di lavorare in questa direzione. Deve passare il messaggio che non si lavora in Italia per l’Italia, ma si lavora in Europa per il mondo e in quest’ottica promuovere progetti di collaborazione con le scuole. Una formazione più specifica e meno generalista rappresenterebbe un valore aggiunto non solo per le aziende, ma anche per il territorio».