Effetti di una rete d’impresa
Una qualsiasi azienda, in varie fasi della sua vita, si trova nelle condizioni in cui si vede consegnare dai vari stakeholders (banche, componenti filiera, mercato in genere) una ricetta che prevede la sua crescita. Se la diagnosi è semplice non altrettanto si può dire per i farmaci attraverso i quali raggiungere lo scopo.
Come fa un’azienda a crescere? Lo può fare in vari modi ma che, alla fine si sintetizzano in:
- Crescita per linee esterne;
- Crescita per linee interne.
Con la prima si privilegia l’indebitamento, sia esso di fornitura, attraverso banche ed altri contributori (fondi e altro), dando per assodato che la marginalità successiva potrà consentire di restituire il tutto.
Con la seconda si opta per l’autofinanziamento, che potrà derivare dalla capitalizzazione dei margini ottenuti, strada non certo brevissima, oppure dall’innesto di capitale da parte dei soci, già esistenti o di nuovi.
Gli effetti sono differenti a seconda non solo delle scelte adottate, ma anche delle sfumature derivanti dalle stesse. Ad ogni modo non è questo il punto. Nella maggior parte dei casi le piccole aziende non hanno immediata possibilità di reazione ad una richiesta di crescita. Sussistono remore e condizioni oggettive che ne irrigidiscono la fluidità di scelta.
Stanti le difficoltà delineate sussistono, comunque, strumenti in grado di contemperare:
-
- Presa dell’imprenditore sulla propria azienda e non alterazione degli equilibri interni;
- Peso specifico maggiore rispetto alla singola impresa per meglio competere sul territorio di propria vocazione.
Stiamo parlando della rete d’impresa.
Si sintetizza in un accordo formalizzato in un “contratto di rete”, basato sulla collaborazione, lo scambio e l’aggregazione tra imprese. Di fatto rappresenta un modello di business evolutivo rispetto a quello individualistico, di dimensioni mediamente contenute, del nostro tessuto imprenditoriale. La sinergia è finalizzata al raggiungimento di comuni obiettivi che, di fatto, si coagulano nell’incremento del business, dell’innovazione e della competitività aziendale. Salvaguardia dell’individualità e raggiungimento della massa critica: questo il mantra al quale la rete cerca di dare adeguate risposte.
La rete d’impresa differisce notevolmente da una ATI – Associazione Temporanea d’impresa. Quest’ultima nasce per un unico scopo, rappresentato dalla partecipazione a procedure ad evidenza pubblica per aggiudicazione di contratti per lavori/servizi. Le reti di imprese, invece, vengono poste in essere per attuare un programma decisamente più duraturo ed impegnativo.
Le tipologie di governance previste offrono un’ampia gamma di scelte. Si potrà decidere se dotare la rete di un organo e di un fondo patrimoniale comuni. In tal caso potremmo avere differenti modelli:
- Rete di scambio;
- Rete contratto;
- Rete soggetto.
La prima – di scambio – ha una struttura organizzativa semplificata. La sinergia si basa, di massima, sullo scambio e condivisione di informazioni, di know-how, di prestazioni di varia natura (commerciali, industriali, tecniche etc). La gestione è condivisa tra ciascuna delle aziende partecipanti.
La seconda – Rete Contratto – ha una governance decisamente più strutturata con la costituzione di organo e di un fondo patrimoniale comuni.
La terza – Rete Soggetto – oltre a organo e fondo patrimoniale comuni, prevede la registrazione del Contratto di Rete presso la sezione ordinaria del Registro delle Imprese ed acquista soggettività giuridica.
Secondo l’Osservatorio Nazionale sulle reti d’impresa, dai dati del Registro Imprese al 3 gennaio 2022, emerge che il numero totale di imprese coinvolte in progetti di aggregazione in rete è di 42.231 per 7.541 contratti registrati. Nel 2021 i contratti di rete sono cresciuti del 13,3% (+885 nuovi contratti rispetto al2020) e le imprese in rete del 10% (+3.849 rispetto al 2020), un dato che va letto come un segnale di fiducia degli imprenditori rispetto ai vantaggi che il contratto di rete può garantire alle imprese retiste in una duplice prospettiva di uscita dalla pandemia e di avvio della ripresa economica. Tenendo conto delle potenzialità dello strumento, e dei milioni di imprese che versano in condizioni di “nanismo”, il numero delle reti dovrebbe continuare a crescere in modo esponenziale.
I dati confermano il prevalere di reti contratto, circa l’85% del totale, mostrano un
consolidamento delle micro-reti, composte da 2-3 imprese, che rappresentano il 50,5% del totale, un rafforzamento delle aggregazioni uni-provinciali (il 51% nel 2021) e uni-regionali
(il 72% nel 2021), la crescente diffusione di aggregazioni tra imprese dello stesso settore,
soprattutto nel comparto agricolo e agroalimentare.
Le imprese retiste appartengono prevalentemente a tre settori, l’agroalimentare (22%), il commercio (14%) e le costruzioni (12%).
Si trovano prevalentemente nel Lazio (24,3%), Lombardia (10,5%),
Veneto (7,8%), Campania (7,5%) e Toscana (7,1%). Quasi il 60% si trova in sole 5 Regioni. Si conferma una prevalenza di reti verticali (39%), intendendo per tali quelle con una dipendenza diretta nel rapporto di filiera.
Rispetto al 2019 raccontano uno scenario parzialmente diverso rispetto agli obiettivi perseguiti: le reti analizzate mostrano un maggiore interesse rispetto al passato per un aumento del potere
contrattuale e per la riduzione dei costi di produzione, e in generale hanno posto l’accento
sulla ricerca di maggiore efficienza.
Calano invece le reti per fare innovazione, obiettivo già dominante nel 2019.
Crescono le reti che partecipano a bandi e appalti e sviluppano progetti di formazione. In particolare, pur non in via esclusiva, il 35,7% del totale si forma per accrescere il potere contrattuale, oltre il 23% delle reti si aggrega per partecipare a bandi e appalti. Il 21,2% nasce per attività di marketing congiunto e il 17,4% per creare un brand di rete, il 19,5% per condividere acquisti, il 19,1% per sviluppare nuovi prodotti e il 17,4% nuovi processi, il 17% per ridurre i costi di produzione e il 12, 4% per agganciare opportunità di formazione.
Un vero e proprio universo che, meritando le migliori attenzioni, continua a strizzare l’occhio a tutti quegli imprenditori che vedono la crescita e lo sviluppo della propria azienda come finalità prioritaria da perseguire. Con ciò senza trascurare il greep su di essa e la possibilità di fare massa critica al netto di operazioni straordinarie, caratterizzate da complessità e che richiedono un impegno rilevante da parte dei soggetti coinvolti (es. operazioni di acquisizione di rami d’azienda o quote societarie, fusioni, …)
Ben venga, quindi, la rete d’impresa ricordando che “cadere nella rete” può essere pericoloso, ma solo per i ragni.