Economia e lavoro in Toscana: i dati del rapporto annuale Irpet
“Fra ciclo economico, Decreto Lavoro e PNRR, quale congiuntura per le imprese, le famiglie e i territori in Toscana?” è il titolo del rapporto con cui l’Irpet, l’Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana, ha presentato gli ultimi aggiornamenti sulla situazione economica.
Il report è stato presentato lunedì 26 giugno nella Sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, alla presenza dell’assessora a istruzione, formazione, lavoro università e ricerca, politiche di genere Alessandra Nardini e del presidente del Comitato di Indirizzo e Controllo dell’Irpet Mauro Quercioli.
Il rapporto annuale, illustrato dal direttore del’Irpet Nicola Sciclone e da Claudio Lucifora, dell’Università Cattolica di Milano e presidente del Comitato scientifico dell’istituto, affronta le seguenti tematiche: il ciclo economico in Toscana e il conseguente assetto dell’occupazione e delle condizioni sociali; il Decreto Lavoro; il monitoraggio e l’impatto economico del PNRR sulla nostra regione; il rilancio dei territori attraverso il PNRR.
L’economia toscana nel 2022
Nonostante la svolta restrittiva delle politiche monetarie e il quadro persistente di incertezza per il conflitto fra Russia ed Ucraina, l’economia toscana, nel corso del 2022, ha mostrato per l’Irpet segnali positivi: il tasso stimato di crescita del Pil è stato pari a 4,1 punti percentuali, valore superiore al dato nazionale (+3,8%). La crescita nel 2022 è stata trainata, in Toscana come in Italia, soprattutto dagli investimenti – si vedano gli incentivi pubblici destinati al settore delle costruzioni – e dai consumi, che hanno goduto della spinta fornita dal turismo e delle riserve di risparmio accumulato dalle famiglie durante la pandemia.
Sul fronte del commercio estero, le esportazioni hanno fatto registrare una dinamica positiva (+8,4% a prezzi costanti) e superiore sia alla media italiana (+7,8%), sia a quello delle principali regioni esportatrici. Va detto che la dinamica dell’import è stata ancora più accentuata. Il mercato del lavoro ha continuato a segnare un aumento delle posizioni lavorative: nel 2022, su base annua, vi sono in Toscana 89mila addetti in più di quelli osservati nel 2019. Un dato particolarmente confortante è dato dall’attivazione di 54mila contratti di lavoro a tempo indeterminato, il valore più alto osservato negli ultimi tredici anni. Il saldo positivo fra avviamenti e cessazioni a tempo indeterminato ha più che controbilanciato la flessione dei tempi determinati, risultata più accentuata nella parte finale dell’anno.
Nonostante gli aumenti delle posizioni di lavoro che si osservano anche nel manifatturiero, l’indice della produzione industriale registra un – 1,9% e un – 0,7% su base congiunturale: un dato, evidenzia l’Irpet, che andrà monitorato adeguatamente in corso d’anno nella sua evoluzione, per le sue potenziali ripercussioni negative. Nel corso del 2022 anche in Toscana, così come nel resto d’Italia, si è verificato un indebolimento dei consumi: per effetto principale dell’inflazione che ancora erode il potere d’acquisto delle famiglie, troppe famiglie avvertono ancora un senso di insicurezza, sebbene si sia registrato un graduale rientro dei prezzi. Secondo i dati di una indagine dell’Istituto, condotta ad inizio giugno 2023, e somministrata ad un campione rappresentativo di famiglie toscane, 16 nuclei su 100 si percepiscono poveri (14 l’anno precedente), mentre 60 nuclei su 100 dichiarano di arrivare con difficoltà a fine mese nella gestione delle proprie spese (58 nel corso nel corso del 2022). Una fetta non trascurabile di famiglie toscane deve rinunciare al consumo di alcune tipologie di beni: ad esempio, gite e viaggi (37% delle famiglie intervistate); spese per mobili e articoli per la casa (35%); spese per ristorazione e tempo libero (33%).
Su altre tipologie di beni, come i prodotti alimentari, prevale invece la strategia basata sulla ricerca di prezzi più convenienti (61% delle famiglie), mentre l’aumento dei prezzi delle bollette è fronteggiato soprattutto attraverso una contrazione dei consumi (53% delle famiglie).
Volgendo lo sguardo al futuro, si prevede un incremento del PIL per il 2024 dell’1,3% (+1,0% Italia), in linea con quanto si prevede per il 2023; mentre nel 2025 è attesa una crescita pari all’1,3% (+1,3% Italia). Queste previsioni, avverte l’Irpet, risentono però di un inevitabile margine di incertezza, legato sia al percorso di implementazione del PNRR, sia ai dettagli attuativi della politica di bilancio di questa legislatura, ad esempio sul fronte della ventilata riforma del fisco, sia infine all’instabilità del quadro internazionale, con una guerra ancora in corso nel cuore dell’Europa.
Un dato da non trascurare è la faticosa ricerca di personale da parte delle imprese manifatturiere e turistiche della Toscana: il 96% di quelle che hanno posti vacanti dichiarano di non riuscire a ricoprire agevolmente le posizioni aperte di lavoro, a causa della mancanza di candidati (48%) e solo secondariamente per motivazioni imputabili o alla qualità della domanda (21%) o dell’offerta di lavoro (31%). Nell’industria le competenze dei candidati hanno un peso importante nello spiegare le difficoltà di reperimento (44% delle imprese), mentre nel turismo prevalgono motivazioni legate alla mancanza di candidati per le caratteristiche del lavoro offerto (31%), collegate soprattutto all’orario, mentre molto meno al salario e al tipo di contratto. Queste dinamiche rivelano secondo l’Irpet un disaccoppiamento fra una forza lavoro più istruita del passato e con legittime aspirazioni di lavoro qualificato ed una domanda di occupazioni più banali e non sempre necessariamente complesse.
Il Decreto Lavoro
Con questo recente decreto legge varato dal Governo, che archivia il Reddito di Cittadinanza, il contrasto alla povertà d’ora in avanti si baserà su due misure distinte: l’Assegno di inclusione (Ai) e lo Strumento di formazione e lavoro (Sdf). Il nuovo regime comporterà in Toscana una riduzione della platea dei beneficiari pari a 12mila nuclei (-24%) e 37mila individui (-36%). Tuttavia a regime, non potendosi rinnovare la richiesta per lo Sdf, è possibile quantificare in un dimezzamento il numero dei Toscani (-55mila individui) che, rispetto al Reddito di cittadinanza, riceveranno un sostegno al reddito in quanto privi di adeguati mezzi economici.
In Toscana le risorse destinate alla lotta alla povertà subirebbero quindi una riduzione di circa 90 milioni di euro per effetto di una flessione del numero dei percettori e dell’importo medio (-559 euro su base annua). Fatti 100 i nuclei familiari in povertà assoluta in Toscana, 53 ricevevano il reddito di cittadinanza, mentre 44 sono quelli che ora beneficerebbero dell’Assegno di inclusione o dello Strumento di attivazione. Secondo l’Irpet questa riforma diminuisce le risorse al contrasto alla povertà e si basa sul convincimento che coloro che hanno un’età da lavoro, rimessi in gioco sul mercato, trovino, attraverso una occupazione, il reddito che viene loro sottratto o ridotto sul piano assistenziale.
Un’altra misura analizzata dall’Irpet è il taglio del cuneo fiscale. Secondo il modello di micro simulazione microReg elaborato dall’Istituto, l’ordine di grandezza del beneficio del taglio del cuneo fiscale su base mensile è il seguente: per tutti i lavoratori toscani beneficiari del taglio, esclusi quindi i contribuenti con più di 35mila euro di imponibile, il guadagno lordo è su base mensile pari a circa 58 euro, che si aggiungono ai 37 euro di sgravio già disposti in precedenza con Legge di Bilancio dal medesimo governo. Tuttavia la diminuzione del cuneo fiscale, aumentando il reddito imponibile ai fini Irpef, determina un incremento dell’imposta che il lavoratore deve pagare. Al netto di ciò, il precedente aumento di reddito, ora disponibile, scende a 41 euro mensili. Su base familiare, l’incidenza dello sgravio contributivo è più elevata per le famiglie collocate nella parte a sinistra della distribuzione dei redditi, posizionate nei primi quinti, e quindi agisce in direzione di una riduzione della disuguaglianza. Si tratta di una cifra che, se pur contenuta, può essere considerata non trascurabile a livello di singolo contribuente. Specie se conteggiata congiuntamente al precedente taglio del cuneo operante da gennaio. Complessivamente le risorse trasferite ai lavoratori, l’85% di quelli alle dipendenze, ammonterebbero in Toscana su base annua, in un contesto di implementazione del taglio a regime, e quindi pianificato in modo strutturale, a poco meno di circa 500 ml. di euro.
Monitoraggio ed impatto economico del PNRR
Sulla base delle informazioni censite e trasmesse da Regione Toscana, è possibile fornire un monitoraggio relativo allo stato di attuazione sul territorio regionale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e del Piano Nazionale Complementare (PNC). Le informazioni sono aggiornate al 1 giugno 2023. A quella data si contano 7.976 progetti in carico a soggetti attuatori nella regione, ai quali è stato assegnato uno specifico finanziamento. Le risorse ammontano a poco meno di 7,4 miliardi di euro: 6,0 miliardi (82% del valore complessivo) sono a carico del finanziamento del PNRR e/o del PNC; 1,4 miliardi (18%) costituiscono il co-finanziamento con risorse attinte dai bilanci degli enti pubblici regionali o dal livello nazionale. Il peso della nostra regione, scontando il vincolo delle risorse destinate al Sud, la candiderebbe a raggiungere nel quinquennio, come obiettivo, un valore complessivo di risorse pari a 8,3 miliardi di euro. Al netto del cofinanziamento mancherebbero quindi 1,9 miliardi. La quota maggiore di risorse, il 30%, afferiscono alla Missione 2 (Rivoluzione verde e transizione ecologica). Seguono la Missione 4 (Istruzione e ricerca), con il 20% delle risorse complessive e la Missione 1 (Digitalizzazione, innovazione, cultura e turismo), che assorbe il 15% degli importi collegati ai progetti PNRR/PNC. Con riferimento alla tipologia di spesa, il 64% è destinata ad investimenti in opere pubbliche, mentre il restante 36% si suddivide fra spesa corrente per beni e servizi e incentivi a imprese o contributi. È la Pubblica Amministrazione, in particolare i Comuni, la principale beneficiaria dei progetti ammessi a finanziamento (4,8 miliardi di euro, il 65% del totale), mentre significativamente più contenuta (circa il 12%) la dotazione di risorse per le imprese. Il restante 23% sono risorse collegate a progetti che fanno capo a società a partecipazione pubblica, concessionari di reti e infrastrutture, consorzi e fondazioni.
La distribuzione territoriale delle risorse del PNRR/PNC riflette il peso demografico ed economico dei territori: la Toscana centrale riceve il 72% delle risorse, la Toscana della costa il 19%, le aree interne il 4%, come il 5% è destinato ai territori del Sud della regione. Tuttavia, i fondi del Recovery Plan hanno una configurazione tale che li rende orientati a favorire un riequilibrio della dotazione di capitale infrastrutturale a livello regionale, più in linea con le esigenze dei territori e con fattori come fattori: valore aggiunto; numero di imprese attive; km quadrati; altimetria; livello di urbanizzazione (km quadrati di superficie urbanizzata); rischio idrogeologico; caratterizzazione insulare e costiera del territorio. Naturalmente tutte queste risorse dovranno cadere a terra. E l’attuazione del PNRR resta sospesa fra annunci contrastanti di riprogrammazione dell’intero Piano e di rispetto delle scadenze e degli impegni previsti, sottolinea l’Irpet.
La Toscana, i suoi territori e la generazione di reddito e lavoro
Il PNRR rappresenta per l’Irpet la via maestra per rilanciare lo sviluppo dei territori e può intervenire su due aspetti rilevanti. Il primo è la capacità di generare valore. Lo sviluppo può essere territorialmente equilibrato o squilibrato. Ma in ogni caso la proporzione fra il reddito generato e quello disponibile per sostenere i consumi e la qualità della vita, pur concentrata in pochi territori oppure diffusa, non potrà che essere ovviamente nel medio lungo periodo non troppo sbilanciata a favore della seconda componente. Il secondo aspetto su cui può intervenire il PNRR è la dimensione ma anche la fattispecie del lavoro creato. Nell’arco di 10/15 anni sono calate le occupazioni che si trovano nella parte centrale della distribuzione salariale (-4,1%) e sono cresciute le occupazioni che si trovano nella parte più bassa della distribuzione salariale (+3,9%): in tutto il Paese, non solo in Toscana, negli ultimi decenni c’è una quota crescente di lavoro povero che testimonia l’aumento di peso di lavoratori a bassa retribuzione. Per ridare slancio allo sviluppo e aggredire le debolezze, commenta l’Irpet, il PNRR è una occasione che va sfruttata, oltre che migliorata e implementata. L’Istituto si impegna a monitorare e valutare l’impatto delle risorse europee (2,3 miliardi nel periodo 2021-27 sul Fondo sociale europeo e sul Fondo europeo di sviluppo regionale). Tutte risorse che a partire dai prossimi mesi saranno erogati al tessuto economico e sociale dei territori della Toscana.
Il rapporto nella sua versione integrale è consultabile a questo link
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