Donne al centro dell’enoturismo
La Toscana del vino e il suo enoturismo contano sulle donne. Esempio emblematico è l’Azienda Agricola Donatella Cinelli Colombini, fondata nel 1998 e composta da due tenute
Nella terra del Brunello di Montalcino c’è un’azienda in cui il vino non è un semplice prodotto del territorio, ma un prisma entro cui osservare e interpretare il legame con tutto ciò che ha reso la Toscana così celebre e apprezzata nel mondo: l’arte, il paesaggio, il turismo lento e, da qualche anno, anche le pratiche più innovative di sostenibilità. È l’Azienda Agricola Donatella Cinelli Colombini, fondata nel 1998 e composta da due tenute: la cantina Casato Prime Donne a Montalcino, focalizzata sui vini di Montalcino e la Fattoria del Colle a Trequanda, che punta sulla denominazione Orcia DOC.
Signora Donatella, l’attaccamento alla terra in cui è nata è sempre stata una caratteristica del suo essere imprenditrice. Come ha tradotto questo valore nel modello produttivo e nel modello di accoglienza della sua azienda?
«Intorno al Casato Prime Donne c’erano un centinaio di aziende che avevano già aperto al turismo prima di me, quindi mi sono chiesta che cosa potessi offrire di nuovo e di inedito ai visitatori.
Ho quindi ideato un percorso composto da pannelli, che, tra una botte e l’altra, raccontano gli elementi fondamentali della storia locale. Nella prima sala, su delle mattonelle di terracotta, c’è l’origine del toponimo Montalcino, che deriverebbe dal latino Mons Ilcinus, ossia “monte dei lecci”, pianta qui molto diffusa e rappresentata anche nello stemma cittadino.
Nelle sale successive, il pittore Giovanni Salto, coadiuvato da uno scenografo, rappresentò, in stile neogotico, la Battaglia di Montaperti (1260); l’Apparizione della Madonna del Soccorso (1553), raffigurata in stile Controriforma; mentre allo stile macchiaiolo viene affidato il compito di rappresentare il periodo della grande povertà, per finire con il grande successo della produzione enologica; l’ultima sala è quella dell’albero genealogico della mia famiglia.
In questo modo i visitatori, in mezzo alle strutture a supporto della produzione dei nostri vini, imparano anche la storia del territorio che circonda i nostri vigneti. Inoltre, ad ogni vino abbiamo abbinato una musica: il musicista e sommelier Igor Vazzaz ha selezionato per noi quattro musiche, cominciando con il madrigalista seicentesco Claudio Monteverdi e finendo con un’icona del rock contemporaneo come Frank Zappa.
Nella tinaia sono proiettate delle immagini digitali derivanti da dipinti realizzati da Roberto Turchi e accompagnate dai suoni più popolari della nostra tradizione, per un’esperienza sensoriale a tutto tondo: il campanone della torre civica di Montalcino, le chiarine e i tamburi della Festa del Tordo, il Trescone (ballo tradizionale, ndr).
Infine, nel giardino sono state collocate delle opere di arte contemporanea, che al momento vengono realizzate dagli studenti del Liceo Artistico di Siena. Abbiamo infatti deciso di trasformare una parte del Premio Casato Prime Donne in un incubatore di talenti giovanili. Il Premio è nato nel 1999 per valorizzare quanti scrivono, fotografano e divulgano il territorio e i vini di Montalcino, in particolare i nuovi profili femminili e le donne che costituiscono un modello per tutte le altre. Ognuna di loro lascia una dedica che rimane esposta in modo permanente al Casato Prime Donne».
L’enoturismo, oggi rappresentato dal Movimento Turismo del Vino, è nato in Toscana a partire da una sua idea. Ce la racconta?
«Il 9 maggio del 1993 vide la luce, su mia iniziativa, Cantine Aperte: riuscii a convincere cento cantine toscane ad aprire ai turisti tutte quante lo stesso giorno e con la stessa formula. Un mese prima, il 3 aprile, avevamo costituito a Verona, in occasione di quell’edizione del Vinitaly, l’associazione nazionale Movimento Turismo del Vino.
Oggi, le aziende che in Italia praticano attività enoturistica sono tra le 25 e le 30mila. La Toscana continua ad avere un posizione molto buona anche se i dati sul turismo del vino mostrano una posizione molto forte del Piemonte. Tuttavia, credo che la Toscana abbia una possibilità in più: il paesaggio è rimasto integro e la densità di città d’arte è difficilmente eguagliabile, non solo rispetto alle altre regioni italiane, ma rispetto a qualunque altra parte del mondo.
Le nostre due aziende dimostrano che la piccola dimensione aziendale non è un limite. L’imprenditore deve mettere in evidenza la propria storia personale e i propri valori, senza paura.
Non ha senso imitare altri imprenditori per cercare di eguagliarne il successo, bisogna puntare sulla propria unicità. Le cantine che hanno veramente successo sono quelle che hanno puntato su progetti originali e creativi, derivanti da passioni individuali. Come la cantina di Paolo Bianchini, che da campione di ciclismo ha inventato oggetti di arredo fatti con i manubri delle biciclette, o le Cantine Dei, che nell’architettura omaggiano il travertino, materiale di cui la famiglia si è occupata per più generazioni. Noi in Toscana abbiamo la possibilità di storie bellissime, la diversità è una ricchezza».
Dal 2001 al 2011 è stata assessore al Turismo del Comune di Siena, dando vita per la prima volta in Italia alla pratica del trekking urbano.
«Si tratta di un progetto che nacque per caso, in seguito allo studio elaborato da una stagista, che evidenziò che i turisti percepivano il percorso dal parcheggio ai luoghi di interesse della città come la visita di un museo a cielo aperto. Io pensai che l’itinerario a piedi, precedentemente vissuto come un problema, potesse essere un’opportunità: l’idea era di trasformare la camminata, dal parcheggio al centro storico, in una attività salutare e sportiva, valorizzando l’istinto esplorativo dei turisti.
Oggi, il trekking urbano è praticato in tutta Italia e anche i medici lo prescrivono per motivi di salute. Penso che il turismo debba produrre sviluppo economico diffuso: se si concentra in zone limitate della città crea degrado. Gli alloggi turistici sono aumentati a macchia d’olio nei centri storici e li hanno svuotati dei residenti. Il turismo è come lo zucchero: assunto in piccole dosi dà energia e rende sani, se si eccede sono evidenti le conseguenze negative».
Il Casato Prime Donne è un’azienda il cui personale è composto totalmente da donne. Anche questa è un’innovazione di cui lei si è resa protagonista.
«Chiamiamola provocazione. Io sono fiera di aver dato un contributo al cambiamento del ruolo femminile nel vino e le nostre cantine hanno tuttora un organico tutto femminile. Sono orgogliosa di dire che è la prima in Italia.
Se oggi le opportunità per le donne stanno crescendo a vista d’occhio, spero di aver dato un piccolissimo contributo. È importante sottolineare che le imprese del vino dirette da donne sono il 28 per cento. Esaminando la totalità delle imprese enologiche italiane vediamo che le donne in cantina e in vigna sono circa il 14 per cento degli addetti.
La situazione cambia nel settore commerciale, dove è richiesto un titolo di studio come il diploma o la laurea e dove è necessario conoscere le lingue: qui le donne sono più della metà degli addetti. Nel marketing della comunicazione superano l’80 per cento e nel turismo del vino sono oltre il 70 per cento.
Questo massiccio ingresso delle donne nel business del vino italiano ha prodotto effetti positivi anche a livello di export. Sappiamo bene che l’Italia è il primo produttore al mondo, ma che il prezzo medio del vino italiano è la metà di quello francese. Grazie alla presenza delle donne nelle cantine italiane, nel 2022, per la prima volta, il valore delle esportazioni dei nostri vini Premium ha superato quello della fascia commodity (come sottolinea l’analisi dell’Osservatorio Unione Italiana Vini, ndr).
Sono convintissima che saremo noi donne del vino a sfondare il tetto di cristallo e per questo invito tutto il genere femminile e le giornaliste come lei, a spingere tutte insieme per valorizzare l’apporto delle donne».
A fianco di Donatella Cinelli Colombini lavora la figlia Violante Gardini Cinelli Colombini, laureata in Economia aziendale all’Università di Firenze e con un master in Organizzazione internazionale della vigna e del vino. È stata presidente dei Giovani Imprenditori Vitivinicoli Italiani e, come la madre, ha un particolare interesse per l’enoturismo.
Violante, lei lavora nella commercializzazione dei vini dell’azienda di sua madre. Come ha vissuto gli effetti concreti dati dalla presenza delle donne nell’export dei vini italiani di fascia superiore?
«In occasione delle ultime fiere internazionali come il Vinitaly di Verona e il Prowein di Düsseldorf, ho visto un crescente interesse per i vini di alta gamma. Sempre più donne negli ultimi anni hanno assunto il ruolo di export manager, essendo particolarmente portate nel descrivere ed accentuare le caratteristiche dei vini e le specificità di ogni cantina.
Gli spazi di business sono, quindi, in continua crescita e oltre a ciò è importante sottolineare il ruolo sempre più importante dei giovani nel mondo del vino: io ho appena lasciato la presidenza dell’associazione Giovani Imprenditori Vinicoli Italiani e posso dire che il passaggio generazionale è visto dai giovani come una grande opportunità, che sicuramente va coltivata il più possibile.
Sui vini di alta gamma bisogna continuare a lavorare, essendo consapevoli che rispetto al mercato francese siamo sempre stati in secondo piano. Probabilmente non siamo riusciti a fare squadra come dovevamo, in quanto non abbiamo niente di meno rispetto alla Francia. Inoltre, i nostri vini crescono anche dal punto di vista della qualità e della sostenibilità. I vini biologici e biodinamici, caratterizzati da una sostenibilità a 360 gradi, sono sempre più richiesti. Qualitativamente parlando, il modo per riuscire a produrre dei vini sempre migliori è basarsi sull’eccellenza della materia prima. Il vino si fa prima di tutto in vigna: bisogna affidarsi in primo luogo ad essa, esaltando le condizioni del territorio».
Da febbraio 2023, è tornata alla guida del Movimento Turismo del Vino Toscana. Quali saranno le iniziative in programma per questo triennio 2023-2026?
«Abbiamo chiuso a fine maggio l’ultima edizione di Cantine Aperte, iniziativa nata esattamente 30 anni da mia madre che ne fece il locomotore del Movimento Turismo del Vino e in generale di tutto l’enoturismo italiano. Oggi le cantine restano aperte tutti i giorni, quindi iniziative come questa devono sapere offrire qualcosa di diverso.
Per esempio, abbiamo deciso di ideare esperienze diverse e specifiche per gli esperti, per le famiglie e per i giovani. In altre parole i bisogni di chi è solo un curioso e di chi è, invece, un appassionato di vino richiedono proposte strutturate diversamente. Stiamo conducendo un’indagine sulle nostre cantine, andando a promuovere e premiare quelle che negli anni si sono evolute in modo virtuoso.
L’osservatorio Nomisma-Wine Monitor ha analizzato le caratteristiche delle cantine turistiche italiane negli ultimi 30 anni. Grazie a questi dati, nei prossimi mesi, andremo a premiare le aziende che hanno voluto investire sull’accoglienza e che hanno saputo fare qualcosa di diverso. La Toscana in questo è una regione leader, in quanto può vantare un’offerta enoturistica particolarmente ricca e diversificata.
Continuano, inoltre, per tutto l’anno gli eventi collegati al Movimento Turismo del Vino: Vigneti Aperti (da marzo fino a ottobre), Calici di Stelle nel mese di agosto, Cantine Aperte in vendemmia a settembre ed ottobre, Cantine Aperte a Natale nel mese di dicembre.
In tutte le nostre visite cerchiamo di proporre attività diversificate e originali: trekking nelle vigne, yoga, accoglienza per gli amici a quattro zampe, attività formative per i bambini e le famiglie, soprattutto nel periodo della vendemmia. Grande successo hanno avuto le cacce al tesoro per i più piccoli all’interno delle vigne e le attività condotte insieme alle scuole».