Degustare un vino è immergersi in un mondo
Intervista a Piero Giampaoli, segretario Fisar Lucca e Garfagnana
Diffondere la cultura e la conoscenza dei vini e dell’enogastronomia. Parte da questo obiettivo l’impegno della Fisar, la federazione italiana sommelier albergatori e ristoratori, con un’attenzione particolare al territorio di provenienza, possibile grazie alle tante delegazioni presenti in tutto il Paese. Un impegno che si traduce nella pratica in corsi per diventare sommelier e con la partecipazione agli eventi dedicati al mondo del vino. Ne abbiamo parlato con Piero Giampaoli segretario della Fisar Lucca e Garfagnana.
Segretario di cosa si occupa la Fisar?
«Promuovere la cultura del vino, dell’enogastronomia e quindi del territorio. Durante l’anno partecipiamo a tantissime manifestazioni, collaboriamo con Slow food e alla loro guida Slow wine. Facciamo conoscere il vino, attraverso corsi per sommelier riconosciuti giuridicamente, ma anche visite a cantine o altri eventi».
A chi si rivolgono i corsi?
«Ci sono tre livelli da superare per diventare sommelier e l’ultimo prevede anche un esame scritto e orale. Al primo corso si avvicinano molti appassionati, che magari fanno tutt’altro nella vita ma vogliono conoscere meglio ciò che bevono oppure conoscere i giusti abbinamenti vino, cibo. Poi c’è chi lo sceglie come mestiere, in molti ristoranti la figura del sommelier è diventata fondamentale».
Abbiamo parlato di cultura del vino, quanto è cambiata negli anni?
«Faccio parte della Fisar da vent’anni e in questo lasso di tempo è cambiato molto l’approccio all’enogastronomia. Adesso l’attenzione è sicuramente maggiore da parte dei clienti e dei ristoranti. Degustare un vino vuol dire capirne e captarne i sapori e i profumi. Immergersi in qualche modo in un mondo».
Che anno è stato il 2020 e quali effetti ha avuto la pandemia sulle vostre attività?
«L’ultimo corso si è chiuso a ottobre, mentre abbiamo dovuto sospendere un terzo livello, che si svolge all’interno di un ristorante, proprio a causa della chiusura dei locali. Non siamo ancora potuti ripartire nonostante le tante mail che ogni giorno arrivano per la richiesta d’informazioni. Qualche delegazione in Italia ha provato con i corsi online inviando a casa bottiglie da 20 cl per le degustazioni. Noi non lo faremo, per me l’insegnamento è dal vivo perché solo così si condivide il profumo di un vino o si mostra come si serve o si apre una bottiglia».
Come sarà la ripartenza?
«Stiamo programmando i prossimi eventi a giugno e a settembre, seppure nel rispetto delle misure anti contagio. Ci sarà da fare i conti con l’assenza del turismo estero, ma l’importante adesso è ripartire».