Da Vino75.com a Vino.com
storia di un’idea di successo

INTERVISTA A
Andrea Nardi Dei
Ceo e founder di Vino.com
Nasce nel 2012, quando lo startup studio Nana Bianca accoglie il progetto Vino75.com e lo aiuta a crescere, lo scorso novembre diventa Vino.com e si apre ai mercati internazionali. Chiude il 2020 con un fatturato di 30 milioni di euro, più di tre volte quello del 2019. Abbiamo chiesto ad Andrea Nardi Dei, Ceo e founder di Vino.com di raccontarci la sua azienda

Se fino a qualche anno fa avessimo suggerito ad un amante del vino di acquistare un Brunello di Montalcino docg o un Bolgheri Superiore doc on line ci avrebbe probabilmente liquidati con un’occhiata dubbiosa, sentenziando che il vino non è un prodotto che si acquista sul web. Oggi Vino.com, l’enoteca on line che consente di scegliere tra più di 4000 etichette di vini, vende oltre 10 mila bottiglie al giorno. Il lockdown giocoforza ha dato un impulso decisivo all’e-commerce. Nel periodo pre-Covid vendeva una media di 1.700 bottiglie al giorno. A maggio 2020 ha registrato una crescita di fatturato del 246% sullo stesso mese del 2019. Aumentato anche il numero di nuovi utenti: oltre 600 mila in più (40 mila nel solo mese di marzo 2020). Cambiata anche la frequenza di acquisto: passando dal 10 al 15% (calcolata sugli utenti con almeno 2 acquisti nel periodo) e il volume della spesa per carrello, cresciuta del 25% con un aumento del 15% del numero di bottiglie.
Cosa è successo, Andrea?
«Tutto il settore del food ha avuto un’accelerazione durante il lockdown, i consumatori hanno cercato canali di vendita alternativi a quelli tradizionali, in molti, hanno sperimentato l’e-commerce per la prima volta, apprezzandone servizio, praticità, sicurezza, profondità di gamma. Abbiamo aumentato del 30% i volumi di vendita, ma il nostro brand era già pronto, come azienda eravamo già nel flusso, abbiamo semplicemente cavalcato l’onda, intercettando le esigenze del pubblico e cercando di soddisfarle, migliorando l’esperienza di acquisto. Noi vendiamo vino, il consumatore deve avere l’opportunità di scegliere e sapersi orientare nella scelta».
Eppure, fino a qualche tempo fa l’idea di vendere il vino on line era vista con scetticismo, soprattutto da un certo tipo di acquirente…
«Sì, esiste una generale diffidenza verso l’e-commerce e da parte dell’imprenditoria del vino all’inizio venivamo visti come i ragazzi che lavorano dal sottoscala, con pochi costi e senza esperienza. Mi sentivo solo in un mercato che viveva di retaggi storici. Poi le cose sono cambiate perché hanno avuto modo di toccare con mano che anche dietro una piattaforma tecnologica c’è conoscenza, esperienza, professionalità. Anche i dubbiosi hanno avuto modo di ricredersi, vedendo i nostri volumi, la serietà che ci mantiene sul mercato».
Vino.com nasce come Vino 75, nel 2012, con lo sviluppo della piattaforma tecnologica e l’ingresso in Nana Bianca.
All’epoca rappresentava 100 cantine, oggi intrattiene rapporti con oltre 1.000 cantine nazionali e internazionali e commercializza oltre 4.000 etichette.
È un’enoteca digitale innovativa, che si contraddistingue nel mercato dell’e-commerce per la tipologia di customer journey che offre ai suoi clienti: sommelier virtuale, schede prodotto corredate di informazioni dettagliate unite a contenuti editoriali originali e a immagini in alta definizione per ciascun vino o superalcolico acquistabile nel suo shop online. Si contraddistingue anche per una struttura organizzativa dinamica e leggera, composta di una ventina di professionisti al 51% donne, che rappresentano tutti gli esperti necessari a operare in un contesto competitivo nazionale e internazionale. Grazie alla partnership con Alibaba, nel 2016 nasce Vino75 China, la piattaforma per esportare e vendere vino in Cina attraverso Tmall Choice e Tmall Global di Alibaba.
Il numero di utenti di Vino.com
a marzo-aprile 2020 è aumentato
del 2.728%, oltre il 70%
degli utenti ha utilizzato il
cellulare per navigare sul sito
L’11 novembre 2020, Vino75 diventa Vino.com.
«Sì, siamo riusciti grazie agli investimenti ad accelerare il processo di internazionalizzazione, oggi nel mercato tedesco riusciamo a fare i volumi che facevamo in Italia nei primi due anni di vita. Adesso puntiamo a Gran Bretagna, Francia, Spagna e Svezia. Il bello del nostro mondo è che non si perde mai lo spirito e la determinazione di quando si è in fase di lancio».
Quella di Vino.com è sicuramente la storia di un’idea di successo. Cosa possiamo suggerire a chi ha un sogno nel cassetto e vuole conquistare il suo mercato di riferimento?
«Rimanere sempre critici col proprio prodotto, innamorarsi è bene, ma bisogna essere anche realistici, rimanere coi piedi per terra, non voler far troppo, ma concentrarsi su obiettivi concreti. Insomma, fare un esercizio di sintesi. E soprattutto non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà, che non mancano: la burocrazia infinita, la diffidenza nei confronti dell’ultimo arrivato, la necessità di doversi confrontare con soggetti più grandi».

Oggi la tecnologia è un elemento imprescindibile in qualsiasi business. Vino.com è partito indubbiamente avvantaggiato dal fatto di essere una realtà digitale, diversamente è andata a chi si è dovuto “reinventare” informatizzandosi.
«Chi ha investito in innovazione tecnologica, si è avvantaggiato, chi non aveva dimestichezza con la tecnologia ha dovuto accelerare. In fondo, il Covid non ha fatto altro che determinare un’accelerazione di processi che erano già in essere. E per i quali noi eravamo pronti. Ovviamente non si deve guardare alla tecnologia come un cilindro magico che può risolvere tutto, ma il nostro futuro è lì. I giovani sono naturalmente orientati, ma bisogna seguirli di più in questa evoluzione. La ridistribuzione di tecnologia, è a mio avviso, la migliore forma di investimento, oggi».