Da homo habilis a homo cont(habilis)
Da homo habilis a homo cont(habilis): fare bene le cose è difficile ma la loro misurazione e verifica richiede grandi abilità
Chi ben comincia è alla metà dell’opera. Questa massima può essere valida per tutte le stagioni. Traslandola al mondo delle imprese potremmo pensare che il maggior sforzo sia l’avvio di un business e che, nel prosieguo, concetti fisici come inerzia e isteresi possano svolgere il resto del lavoro.
Purtroppo, l’esperienza insegna che molte aziende si arenano durante il viaggio e che buona parte delle stesse non ne conosce neanche le vere motivazioni. Alla fine, un sistema economico ingiusto ed un mercato ingeneroso stanno sempre lì per svolgere l’ingrato compito di capri espiatori.
E quando non se ne trovano altri loro sono sempre pronti ad attraversare le forche caudine della sconfitta e coprirsi d’infamia al posto dell’imprenditore. Tuttavia, se individuare per moda una motivazione al proprio insuccesso alleggerisce la tensione, e non mortifica troppo il proprio ego, è anche vero che, forse, tutto questo non basta.
Si dà per assodato da parte di tutti che, se le cose non vanno per il giusto verso, c’è sempre un motivo che ne ha ispirato l’andamento o, comunque, ne ha orientato il percorso. C’è, però, dell’altro che non è altrettanto alla portata di tutti: un potenziale insuccesso, o un andamento non gradito, lanciano segnali di presenza molto tempo prima che si manifestano nella pienezza della loro deflagrazione.
È compito dell’imprenditore, o di chi per lui, intercettare questi fermenti e, nel caso, tramite attività predittive, definirne la loro effettiva portata. Altro step è la interruzione degli stessi con messa in campo di strategie efficaci.
Esiste una serie di importanti strumenti, di cui si è accennato in passato (per tutti: contabilità industriale e gli elementi del controllo di gestione), che possono fornire un valido contributo all’imprenditore per svolgere questo importante ruolo e ridurre l’effetto sorpresa. Tutto ciò postula necessariamente che lo stesso cambi pelle e che, dalla mera logica del fare, passi a quella del far fare e del controllare.
Può sembrare naturale ma sappiamo che non è così, specie nelle piccole aziende, magari cresciute in fretta, con la complicità di un prematuro passaggio generazionale, o con la combinazione dei fattori della produzione che si rivelano meno malleabili di ciò che si poteva pensare, in primis il fattore umano.
Insomma, questo passaggio, se non vissuto con consapevolezza, rischia di generare più crusca che farina, con vischiosità nella gestione aziendale che potrebbe rivelarsi fatale. Cosa fare? Semplice: passare da homo habilis a homo cont(habilis).
Con ciò si intende dare valore alla cont-abilità degli eventi aziendali, al loro cont-rollo tramite processi di contabilità industriale e controllo di gestione, non trascurando le altre tipologie di controllo che corredano il business nella sua più ampia accezione (privacy, rischi fisici e altro).
Per questo passaggio non c’è il tempo di un’era, occorre fare in fretta. Un’azienda che si rispetti è in costanza di crescita, non solo dimensionale ma anche, e forse soprattutto, qualitativa. Non ci dovranno mai essere fasi riflessive ed i problemi vanno risolti in corsa senza fermare né rallentare il convoglio.
Solo con questa visione si potrà pensare di ambire ad un protagonismo nel mercato odierno che vede nella velocità di adattamento uno dei suoi maggiori atout. Pertanto, quanto prima ci si spoglierà dei vestiti del fare imbracciando gli strumenti di controllo, tanto prima ci verrà riconosciuto il ruolo di attore e protagonista, della nostra azienda e del nostro tempo.