• 18/01/2025

Cultura ESG e processi aziendali

 Cultura ESG e processi aziendali

Daniele Ferretti, Managing Attorney di Ferretti Firm

Cosa pensano i giuristi delle nuove regole del mercato che i processi aziendali legati alla ESG hanno introdotto, e che distinguono l’Italia dall’estero

C’è una maggiore sensibilizzazione rispetto al passato, ma non ancora sufficiente a correggere il tiro e a diffondere l’adozione di procedure interne in azienda. Questo il quadro della situazione nella maggior parte dei casi che, nell’imprenditoria italiana, fa i conti con regole nuove in materia di rispetto ambientale e sociale nella sua filiera procedurale interna.

La crisi e le nuove difficoltà del mercato si scontrano con la necessità di adottare scelte più inclini alla transizione che guarda alla sostenibilità, in senso generale verso l’uomo e verso il Pianeta. Mentre in Italia i professionisti legali sono ancora poco coinvolti in questo passaggio, questa tendenza all’estero sta invece prendendo sempre più piede.

«Le dinamiche ESG – Environmental, Social and Governance hanno una valenza esogena ed endogena – ci chiarisce l’avvocato Daniele Ferretti, Managing Attorney di Ferretti Firm e Senior Vice Chair of the International Bar Association PL&A Committee – ovvero, in alcuni ordinamenti, come ad esempio negli Stati Uniti, sono viste principalmente come strumento utile a preservare il mercato e ad assicurare il rispetto dei principi di eguaglianza sociale».

Ciò spiega l’interesse verso policy specifiche e ben strutturate su questi temi, volte a evitare che comportamenti o esternazioni pubbliche che sembrano (o sono effettivamente) discriminatorie possano determinare una presa di distanza da parte dei clienti o stakeholder sociali.

«Le tematiche ESG non soltanto sono importanti per l’umanità, ma hanno anche riflessi sul mercato – continua Ferretti – è per questo che i legali che operano frequentemente con le aziende suggeriscono l’adozione di policy interne per assicurare che alcuni diritti di base siano sempre rispettati, in modo trasversale, ad esempio nelle dinamiche di governance interna e nei rapporti con i propri dipendenti o fornitori».

E in Italia? Quanto di tutto questo è parte del processo aziendale oggi? C’è un’attenzione da parte delle aziende italiane a tutelare questa filiera virtuosa anche al proprio interno mediante un legale? «È opportuno fare due osservazioni al riguardo: in primo luogo, in Italia – commenta Ferretti – vi è l’abitudine a considerare l’avvocato per lo più come soggetto deputato alla gestione delle controversie, mentre il ruolo di esperti in materia ESG viene assolto spesso da altri professionisti o consulenti.

In secondo luogo, è necessario considerare che in Italia è ancora desueto procedimentalizzare per iscritto tutte le fasi di vita dell’azienda, sia sotto il profilo industriale, che operativo e/o formativo. Le motivazioni sono legate a una pluralità di fattori, ad esempio di tutela del patrimonio aziendale contro eventuali usurpazioni, ma anche temporali, culturali ed economiche, per cui la scelta generalmente si limita alle attività essenziali di governance e a quelle decisionali; raramente si richiede assistenza legale per descrivere le fasi da seguire durante il processo produttivo, che hanno principalmente valenza ingegneristica o tecnica».

E se l’attività dei professionisti legali ad oggi è attenta ad altre sfumature sul tema della sostenibilità, sono ancora poche le imprese che chiedono tale supporto. «In Italia vi è l’abitudine ad apprendere le competenze sul campo, non mediante la lettura di manuali di processo. Il nostro sistema si basa prevalentemente sul learning by doing, non sul learning by reading. All’estero – soprattutto nei paesi anglosassoni – è molto più diffusa quest’ultima prassi.

Il training stesso si svolge in modo diverso. E le poche aziende che adottano diffusamente la regolamentazione legale dei processi sono per lo più multinazionali straniere o società quotate». Gli scogli sono culturali, dunque, e di mercato.

Le strade in Italia e fuori in futuro potrebbero probabilmente incrociarsi e stabilire standard nuovi, anche gioco forza, per un continuo scambio sul campo della sostenibilità sempre più a 360 gradi. Un cambio di rotta sembra al momento difficile essendo molto distanti le prerogative.

«Le procedure e le dinamiche ESG in un’azienda in America sono percepite come garanzie di solidità e di affidabilità, anche perché si confrontano con un mercato interno sensibile, che è composto da numerose minoranze che rappresentano complessivamente quote rilevanti di consumatori. In Italia, invece, le strategie ESG sono al momento percepite e sviluppate, quanto meno prevalentemente, con riferimento a tematiche di protezione ambientale e di risparmio energetico.

In Italia, dunque, in ambito aziendale si valorizza e si percepisce maggiormente l’importanza della lettera “E” dell’acronimo ESG, mentre nei paesi anglosassoni l’attenzione si rivolge principalmente, ancorché non esclusivamente, alla “S” e alla “G” per le ragioni illustrate in precedenza».

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Antonella Tereo

Giornalista specializzata in attualità, lifestyle e turismo

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