Cultura e ricerca al centro
Cultura e ricerca: il contributo strategico del Dipartimento di Scienze storiche e dei beni culturali dell’Università di Siena
L’interazione tra discipline storiche, dell’archeologia, della storia delle arti e dello spettacolo, della storia della filosofia. Tutto attraverso una stretta cooperazione nei settori della didattica e della ricerca. Sono queste le linee guida del Dipartimento di Scienze storiche e dei beni culturali dell’Università di Siena, diretto da Enrico Zanini.
Professor Zanini, gli ambiti di ricerca e di studio del Dssbc sembrano essere ad ampio spettro: quali sono i metodi didattici e quali le opportunità offerte agli studenti?
«Il Dssbc si è costituito nel 2011 con l’obiettivo di individuare un’area di intersezione/interazione tra tre tradizionali filoni della ricerca umanistica: le discipline storiche e geografiche, l’archeologia, la storia delle arti e dello spettacolo.
Nel corso degli anni, la missione del Dipartimento si è ulteriormente precisata, con l’individuazione di quattro “sfide”: quella economica, legata al concetto di sostenibilità delle discipline umanistiche; quella del confronto e della interazione tra dimensione locale e dimensione globale; quella dell’interdisciplinarità, nel rapporto tra la dimensione materiale e quella immateriale del patrimonio culturale; e quella del futuro, in questi anni incarnata essenzialmente nelle applicazioni di intelligenza artificiale.
Siamo persone di oggi che si occupano delle persone del passato – da quello remoto della preistoria al quasi presente della storia contemporanea, della geografia antropica e dell’antropologia culturale – con un filo rosso che ci accomuna e che è rappresentato dal lavorare tutti sulle infinite tracce, materiali e immateriali, lasciate nel tempo dall’infinita varietà dell’esperienza umana.
Da questo approccio discendono i nostri metodi didattici, che sono in larga misura basati sul contatto diretto dei nostri studenti proprio con quelle tracce, nei luoghi e nelle forme in cui esse si sono conservate. Quindi grande spazio alle attività di laboratorio, al lavoro nelle biblioteche, negli archivi e nei musei, e al lavoro sul campo, negli scavi archeologici e nelle ricerche antropologiche e geografiche.
I nostri studenti hanno a disposizione oltre trenta laboratori diversi, alcuni dei quali interdipartimentali, quasi tutti marcatamente interdisciplinari, dove le discipline proprie della storia e del patrimonio culturale materiale e immateriale si ibridano con quelle delle scienze applicate, della comunicazione, dell’informatica».
Cosa prevede l’offerta formativa post-laurea?
«L’offerta formativa del Dssbc si sviluppa ad albero. Al primo livello, la laurea “triennale”, abbiamo un corso in Scienze storiche e del patrimonio culturale, articolato in quattro curricula – Archeologia, Spettacolo, Storia dell’arte e Storia e documentazione – che eroghiamo in presenza a Siena e in teledidattica nella sede di Grosseto.
Stiamo ora lavorando alla progettazione di un nuovo corso interdisciplinare in Patrimonio culturale, territorio, turismo sostenibile, che contiamo di aprire nel prossimo anno accademico nella sede di Arezzo. Al livello superiore, quello delle lauree magistrali, l’offerta si ramifica in quattro corsi: Archeologia, Storia dell’arte, Storia e Filosofia (su due sedi, Siena e Arezzo) e Antropologia e linguaggi dell’immagine.
Al livello ancora superiore abbiamo quattro corsi di dottorato di ricerca: Storia dell’arte, in convenzione con l’Università per stranieri di Siena; Studi storici, in convenzione con l’Università di Firenze; Scienze dell’antichità e archeologia e Storia delle arti e dello spettacolo, questi ultimi due facenti parte del sistema Pegaso, che collega le università di Firenze, Pisa e Siena. Partecipiamo inoltre al dottorato nazionale in Heritage Sciences, che ha sede presso la Sapienza di Roma.
Abbiamo poi due scuole di specializzazione – Archeologia e Storia dell’arte – che consentono ai nostri studenti di acquisire competenze e qualifiche specifiche per l’attività nel settore dei beni culturali».
Il Dssbc ha ricevuto il riconoscimento di “Dipartimento di eccellenza”: cosa significa? Quali possibilità si aprono? E ci sono anche specifici finanziamenti legati a questo passaggio?
«Il riconoscimento di Dipartimento di eccellenza nazionale è legato da un lato alla performance di ricerca dei docenti nel quinquennio precedente e poi alla presentazione di un progetto di sviluppo per il 2023-2027. Attraverso questo processo, sui quasi 800 dipartimenti universitari italiani, ne sono stati selezionati 180 che sono stati destinatari di un significativo finanziamento specifico.
Il finanziamento è destinato in parte all’assunzione di nuovi docenti – e noi abbiamo potuto reclutare due professori associati e due ricercatori, oltre a un tecnico restauratore – in parte all’assunzione di personale a tempo determinato per lo sviluppo del progetto, e poi all’acquisto di attrezzature e allo sviluppo di attività didattiche di alta qualificazione.
Il nostro progetto è incentrato sul tema della sostenibilità del patrimonio culturale e sulla possibile individuazione di nuove opportunità occupazionali in questo settore, attraverso la creazione di cinque arene/vivai interdisciplinari, in cui far interagire giovani ricercatori di diversi dipartimenti dell’Università di Siena.
Si tratta di un progetto ambizioso, che cerca di guardare al futuro del grande patrimonio culturale del nostro Paese non solo in termini di conoscenza, ma anche in termini di gestione consapevole e sostenibile, provando a immaginare il patrimonio stesso non più come un bacino petrolifero cui attingere indefinitamente, quanto piuttosto come una fonte di energia continuamente rinnovabile, indirizzata al benessere degli individui e delle comunità.
Ci pare una prospettiva molto interessante anche in termini di creazione di professionalità nuove e, quindi, di nuove prospettive occupazionali per i giovani, in un settore evidentemente strategico per l’intero sistema italiano».
Quali interazioni ci sono con le istituzioni pubbliche del territorio senese e con gli enti di tutela del patrimonio culturale locale?
«La natura stessa del nostro progetto di eccellenza dipartimentale prevede una strettissima interazione con i decisori politici che sono responsabili dell’amministrazione del territorio. Nel primo anno e mezzo di attuazione del progetto abbiamo avuto molti momenti di collaborazione con l’amministrazione comunale di Siena nelle sue diverse ramificazioni e con molte delle istanze economiche, sociali e culturali dei nostri territori di riferimento.
Molto stretta è anche la collaborazione con la Regione Toscana, nostro partner storico per molte iniziative nel settore culturale. Il Dssbc ha una tradizione molto consolidata di collaborazione con i Comuni del territorio, che si è ulteriormente rafforzata negli ultimi anni, anche in relazione allo sviluppo dei progetti legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza, che ci vedono particolarmente impegnati.
Altrettanto costante è la collaborazione con gli uffici centrali e periferici del Ministero della Cultura e con le strutture museali del territorio; una collaborazione certamente favorita dal fatto che in tali uffici e strutture lavorano molti dei nostri studenti di qualche tempo fa».
La sua “specializzazione” è la ricerca archeologica: quali consigli darebbe a un giovane che si vuole avvicinare a questa materia?
«L’unico consiglio possibile è di crederci e di provarci davvero. L’archeologia è una disciplina particolarmente affascinante, perché mette noi uomini e donne del contemporaneo in un contatto semplice e diretto con gli uomini e le donne (e gli anziani, i bambini) di un passato più o meno remoto.
È una disciplina che si può praticare a diversi livelli e in molte forme – qualcuna più intensa e “avventurosa”, qualcuna magari meno, ma ugualmente soddisfacente – e che offre oggi, probabilmente più che in passato, anche concrete possibilità occupazionali. Il Pnrr ha fatto partire centinaia di cantieri che richiedono, a diverso livello, il lavoro specialistico degli archeologi e si è quindi aperto un mercato del lavoro molto interessante e che si prevede avrà una prospettiva temporale medio-lunga.
La qualità dei nostri percorsi formativi, poi, garantisce a molti dei nostri laureati/specializzati/dottori di ricerca migliori, una buona prospettiva di collocamento sullo scenario nazionale e internazionale della ricerca sul patrimonio culturale: lo provano le decine di nostri allievi che occupano oggi posizioni interessanti nelle strutture del Ministero della Cultura e nelle università, italiane e straniere. Studiare archeologia a Siena è quindi ancora oggi – come del resto in passato – un importante valore aggiunto, anche in termini di investimento sul proprio futuro. Professionale e, soprattutto, umano».