Creare un’impresa: basta la parola?
“Basta la parola”. Quante volte abbiamo sentito, e forse utilizzato, questa frase per suggellare, definire, una situazione, un contesto al netto di qualsiasi dubbio?
Ammesso che ce ne fosse stato bisogno, la sua notorietà si è consacrata anche grazie all’attore Tino Scotti, che la utilizzava come conclusione in un longevo e fortunato spot pubblicitario, dalla fine degli anni ’50, agli inizi dei ’70.
Nel precedente articolo si è evidenziato come la gemmazione di un’idea possa creare il presupposto per sviluppare un’impresa. Il prossimo passo è la manifestazione della volontà di generarla. A questo punto prendiamo a prestito la frase già enunciata, facendo un ulteriore sforzo per rendere la questione più chiara: può essere sufficiente avere un’idea, e convincersi che sia quella giusta, per avviare un percorso di generazione d’impresa?
Ci può essere bisogno di qualcos’altro? La risposta è scontata. Per trasformare un’idea in impresa è necessario un vero e proprio oikos, un contesto articolato in grado di supportare la stessa idea ed evitare che il suo valore si possa disperdere o, peggio ancora, generare false aspettative. Un contesto favorevole è necessario per ridurre, se non annullare, il gap cronologico e culturale tra idea e impresa. La componente cronologica è importante: non può passare troppo tempo per la sua manifestazione. Un’idea può avere anche un alto valore competitivo. Quanto più si accorcia il tempo di attesa nel vederla realizzata, tanto più si avrà possibilità di capitalizzarne la portata economico patrimoniale. Ricordiamo sempre che, per quanto valore si possa attribuire al nostro pensiero, vale la pena di considerare che alle nostre conclusioni possono arrivare anche altri. Meglio ancora: anche altre persone potenzialmente interessate potrebbero essere messi nella condizione di contare su un contesto favorevole alla generazione, e successiva trasformazione in impresa, della stessa idea o simile. A quel punto la nostra intuizione sarebbe già in concorrenza, e forse potenzialmente compromessa, prima ancora di aver attivato il progetto.
Per quanto ovvio, secondo il nostro punto di vista, la nostra idea è sempre la migliore e quella maggiormente foriera di possibile successo. Troppe volte non viene in mente il perché qualcun altro non ci abbia pensato prima. questa nostra potenziale leggerezza attiva lo special per guadagnare il primo errore.
Secondo una legge di vita un’idea troppo eccentrica può essere accompagnata da una sua difficile realizzabilità. Al tempo stesso, un’intuizione, un pensiero, un’idea di contenuto livello innovativo potrebbe incontrare una più facile realizzabilità ma anche essere accompagnata da una concorrenza più scontata.
Insomma, la strada che si dovrà percorrere per trasformare un’idea in impresa sembra presentare più buche che asfalto che non alimentano di certo la serenità del malcapitato pensatore e potenziale imprenditore. A questo punto occorre evitare un errore che molti sposano, pur non volendo: non bisogna abbandonare il cammino solo perché lo stesso sembra impervio. Ferma restando la propria convinzione, vale la pena fare un piano di azione con alla base la ricerca di un supporto consulenziale. Si dovrà comprendere come approcciare, avendo la piena consapevolezza dei fattori produttivi necessari al raggiungimento dell’obiettivo. Si può fare anche da soli. L’importante che si abbiano le necessarie competenze per verificare almeno:
- La consultazione dei possibili bandi (regionali, nazionali, europei) che potrebbero agevolare l’approccio al progetto d’impresa con contribuzioni a fondo perduto, totali o parziali, con prestiti agevolati ed altro ancora;
- Le necessità di carattere burocratico che, purtroppo, ancora non sono esigue (rapporti con agenzi delle entrate, con camera di commercio, con l’Amministrazione finanziarie, etc..);
- Un proficuo approccio verso il mercato.
A questo punto il gioco sembra perdere almeno una parte della sua magia. Diventa più pragmatico al punto da suggerire il supporto di un consulente aziendale, un’associazione di categoria, un incubatore d’impresa. Con questi supporti ci si potrà convincere se l’idea può avere o meno un seguito imprenditoriale. Nel prossimo articolo approfondiremo questi aspetti. E’ molto importante mantenere un approccio sereno nel percorso suggerito perché, stando a quanto ipotizzato da Didier Tarquin – celebre fumettista – “Per quanto uno cerchi di creare, non potrà mai rivaleggiare con i miliardi di anni di evoluzione della natura”.