CoSviG, l’agenzia di sviluppo locale che interpreta e promuove le potenzialità della geotermia

Una centrale geotermica
Intervista al Presidente Emiliano Bravi e alla Dirigente Loredana Torsello,
che chiariscono anche a che punto è la transizione ecologica ed energetica
Conoscere le attività del CoSviG, Consorzio per lo Sviluppo delle aree Geotermiche, è fondamentale soprattutto in un momento storico come quello che stiamo vivendo, in cui le energie rinnovabili, la transizione ecologica ed energetica, sono argomenti caldi di cui si parla molto. Di quanto sia importante raggiungere una propria indipendenza energetica e di come non si possa rimandare oltre il problema ambientale, ne abbiamo parlato con Emiliano Bravi e Loredana Torsello, rispettivamente Presidente e Dirigente CoSviG.

Vorremmo capire innanzitutto quali sono le attività del CoSviG e cosa si intende con agenzia di sviluppo locale
«Il Consorzio dello Sviluppo delle aree Geotermiche – spiega il Presidente Emiliano Bravi – è nato tra gli anni 80 e 90 per un’intuizione lungimirante di un ex sindaco, che vide nell’energia geotermica e nelle energie rinnovabili un volano di sviluppo. Nel tempo il Consorzio si è allargato anche all’area amiatina e quindi non più solo al pisano, senese e grossetano. Uno dei nostri punti di riferimento è la Regione, che oggi è il socio di maggioranza relativa ed è il collante tra Comuni, Province e partecipanti al Consorzio.
Oltre alla gestione di parte delle compensazioni ambientali, che il gestore Enel Green Power riversa alla Regione Toscana, siamo attivi in progetti legati alle rinnovabili, allo sviluppo ambientale, alla transizione ecologica ed energetica. Perché noi di Cosvig sappiamo che l’energia geotermica ha molte potenzialità. Con il calore della terra infatti, oltre a scaldare e illuminare edifici con impatto zero e con un enorme risparmio, possiamo fare tante cose per esempio per l’agricoltura e il cibo, tema di cui ci occupiamo facendo parte del CCER (Comunità del Cibo a Energie Rinnovabili). Grazie alla geotermia possiamo esportare prodotti tipici del territorio, che sono ovviamente di nicchia perché la produzione non può essere di larga scala, ma proprio per questo apportano valore. Quindi non ci occupiamo solo dei progetti che ci vengono affidati, ma stiamo cercando di dare sempre più importanza a quei territori che possono contribuire a centrare gli obiettivi del risparmio energetico e della transizione tramite la geotermia; ma soprattutto vogliamo far capire che questa non è la Toscana minore, anzi, come rispondo sempre quando sento quest’affermazione, questa è una Toscana diversa ma comunque famosa e apprezzata in tutto il mondo.
Le Amministrazioni che sono nel nostro capitale sociale hanno bisogno di noi perché sono molto piccole e non hanno grosse disponibilità. Ci tengo a ribadire però che non siamo solo un Consorzio di Comuni che fa progetti per gli enti locali. Noi cerchiamo di essere un’agenzia di sviluppo portando avanti anche altre attività, andando a cercare investitori, in Italia e all’estero, interessati ad un settore che non riguarda solo la fornitura energetica. Perché quando si parla di geotermia, il 10% è relativo alla produzione elettrica, il restante è attività di sviluppo industriale o civile, legato ad esempio all’agricoltura e all’alimentazione.»

C’è ancora molta ignoranza sul mondo della geotermia?
«Sì, facciamo ancora fatica a far percepire correttamente la realtà della geotermia – conferma la Dirigente Loredana Torsello – che ad oggi è limitata in una piccola parte della Toscana. Eppure siamo uno dei centri di know-how più importanti al mondo, rispetto ad esempio ad Islanda, Turchia e Stati Uniti.
Purtroppo troppo spesso non diamo il giusto valore a quello che abbiamo in casa e soprattutto non si è ancora compreso il potenziale enorme che potrebbe riguardare anche aree diverse da quella attualmente interessata. Il settore ha sicuramente delle difficoltà oggettive, perché la geotermia detta le proprie localizzazioni, quindi la dobbiamo andare a cercare dov’è. Un altro problema è che fino ad oggi è stata oggetto di investimenti importanti ma concentrati in un ristretto enclave di poche industrie e ricercatori. Una parte del nostro lavoro quindi è volta a far conoscere la geotermia, i suoi territori e le tante opportunità che possono emergere in chiave imprenditoriale e come investimenti. Del resto abbattere per esempio del 30-40% i costi dei consumi elettrici di un’azienda non è poca cosa. Per questo andiamo anche a capire quali sono le aziende del territorio più adatte a questo tipo di opportunità e lo facciamo anche facilitando l’incontro tra investitori e amministratori locali. Spesso interpretiamo il nostro ruolo di promotori dello sviluppo come facilitatori di una serie di condizioni che possano poi determinare la concretizzazione di varie aspirazioni. Non è un compito facile ed è per certi versi frustrante, perché i risultati li possiamo cogliere solo a lungo termine.
Altro nostro impegno è quello di andare a cercare le sollecitazioni che provengono dall’innovazione e dalle tecnologie moderne, sempre per facilitare l’incontro tra mondi diversi. Il nostro è un ruolo tecnico e abbiamo una grossa responsabilità poiché gestiamo incentivi, bandi, contributi da riconoscere alle imprese che investono e andiamo anche a cercare risorse fuori per portare ulteriori opportunità economiche che possono arrivare dalla Regione, dal Governo e dall’Europa.»
Quali sono le attuali unità funzionali?
«Attualmente – spiega il Presidente Bravi – stiamo scorporando un ramo d’azienda, il Sestalab, e creando una nuova azienda autonoma, sempre con capitale sociale controllato dal Consorzio. Il Sestalab è uno dei cinque laboratori più importanti al mondo a fare test su turbine a gas, quindi è necessario dargli una nuova impronta. Anche il ramo della formazione lo abbiamo chiuso perché non funzionale ad un certo tipo di attività e perché di fatto ci affidiamo ad un ITS che fornisce una formazione specializzata e molto richiesta dalle aziende, perché garantisce una preparazione su misura. Oggi il Consorzio è un cantiere aperto e lo stiamo trasformando e adeguando alle necessità e ai tempi, anche se non dobbiamo dimenticare i bisogni delle Amministrazioni e della Regione, ad esempio l’ammodernamento delle strade all’interno dei territori geotermici.»
Cos’è e qual è la funzione del Distretto Tecnologico Energia ed Economia Verde?
«L’attività collegata al trasferimento tecnologico, alla promozione e al supporto dell’innovazione è nelle nostre corde – risponde la Dottoressa Torsello – ed è essenziale per sostenere lo sviluppo economico anche a livello locale. Dal 2011 abbiamo iniziato a lavorare in questo senso, mettendo in piedi centri di competenza sull’energia, sulla geotermia e formando molti ragazzi che hanno usufruito di borse di studio e dottorati di ricerca. Siamo diventati polo di innovazione sull’energia e poi successivamente, dal 2016, distretto tecnologico. Il nostro ruolo è soprattutto quello di facilitatori ed intermediari. Cerchiamo di portare allo stesso tavolo di lavoro le imprese e il mondo delle accademie e dei ricercatori. Facciamo business matching, cioè cerchiamo di capire qual è il miglior modo per farli incontrare e cerchiamo di far conoscere le nostre imprese ad una platea più ampia, anche internazionale. Lo facciamo usando una serie di strumenti di partecipazione e di networking che abbiamo messo in piedi negli anni. Siamo infatti soci, per conto della Regione, del Cluster Tecnologico Nazionale Energia dove portiamo le nostre istanze, in primis quelle della geotermia. Facciamo la stessa cosa in Europa, dove abbiamo presentato vari progetti.»
Cosa faciliterebbe la vostra attività e, quindi, faciliterebbe la divulgazione di un tema ancora poco conosciuto?
«Partecipiamo agli eventi internazionali più importanti – spiega la Dottoressa Torsello – a cui aderiamo tramite EGEC (European Geothermal Energy Council), che ci permette di sedere ai tavoli come interlocutori e di lavorare fianco a fianco con chi questi eventi li organizza e li vive quotidianamente.
In Italia purtroppo non esistono eventi sulla geotermia, per questo stiamo organizzando, in collaborazione con il Collegio Nazionale dei Geologi e con la Piattaforma Geotermia, gli Stati Generali della Geotermia, in programma a Roma il prossimo 16 giugno. Finalmente parleremo compiutamente anche in Italia di geotermia e affronteremo tanti argomenti, comprese le paure che spesso ancora oggi suscita. Sarà un’occasione importante perché il mondo della politica, della ricerca, delle imprese e dei territori, riusciranno a parlarsi.
Manca ancora una visione a medio e lungo termine sul tema dell’energia e quindi anche sulla geotermia. Non esiste una pianificazione a livello nazionale e la transizione energetica deve ancora far vedere bene quelle che sono le strade da intraprendere per congiungersi agli obiettivi e mettere in pratica gli interventi da pianificare, anche strutturali.»
Si parla anche di turismo geotermico. A che punto è?
«C’è una Toscana meno blasonata – spiega il Presidente Bravi – che ultimamente sta riscuotendo molto successo, perché c’è il desiderio di un turismo diverso, più tranquillo, che dia la possibilità alle famiglie di conoscere il territorio, di cui fanno parte anche le centrali geotermiche e i vapordotti. La richiesta sta aumentando e negli ultimi tre anni molti sindaci hanno invertito la rotta e iniziato a vedere le rinnovabili come un valore aggiunto per far conoscere il territorio, contribuendo a far uscire la geotermia dalla nicchia in cui si trova, istruendo le persone che conoscono molto poco l’argomento e quel poco che conoscono ha spesso connotazioni negative e piene di pregiudizi. Purtroppo il Governo non ha mai creato un progetto sulle energie rinnovabili e la crisi ambientale prima e la guerra poi, hanno fatto emergere il problema di questa mancanza. Oggi siamo praticamente sotto ricatto energetico dai Paesi esteri ed è un grave problema, che non può più essere nascosto sotto il tappeto, come si fa con la polvere. Attualmente la geotermia copre il 30% del fabbisogno della Regione Toscana, ma perché non la sfruttiamo di più? Lo Stato, le Regioni, i Comuni devono dire chiaramente chi sarà il gestore ad occuparsi della transizione ecologica ed energetica. Ed è necessario snellire anche le procedure, perché dal momento in cui si approva un progetto e lo si avvia, questo è già vecchio. L’Italia al momento non sta sfruttando tutte le sue potenzialità, spesso per paura e perché non si vuole perdere consensi immediati, che però sono effimeri. Occorre avere una visione, una conoscenza profonda dell’argomento per non essere ricattabili e raggiungere finalmente l’indipendenza energetica.»
«Aggiungo – conclude la Dottoressa Torsello – che una lampadina su tre in Toscana si accende grazie alla geotermia. Quindi dobbiamo far capire a tutti che esiste una realtà consolidata e che i numeri potrebbero crescere significativamente se finalmente si creassero le condizioni giuste e se fosse messo sul tavolo un po’ più di coraggio. Deve essere ben chiaro che non ce la facciamo a garantire la transizione ecologica con i soli pannelli solari.»
Per approfondimenti
cosvig.it
