Consorzio Sociale Comars, un’impresa diversa
Il Consorzio sociale Comars, con una missione radicata nel benessere delle persone più fragili, raccontato dal vicepresidente Matteo Valocchia
Per migliorare il benessere di una comunità una particolare attenzione deve essere rivolta ai soggetti più fragili: anziani, persone con difficoltà fisiche o mentali, minori in situazioni di abbandono devono essere destinatari di servizi mirati.
Ad Arezzo esiste da trent’anni una realtà che di questi servizi ha fatto la propria missione. È il Consorzio sociale Comars, un gruppo di cooperative che svolge funzione di general contractor per poi affidare i servizi alle consorziate.
Comars conta complessivamente circa 750 operatori fra tutte le cooperative consorziate ed ha un fatturato complessivo aggregato di circa 25 milioni di euro.
Abbiamo intervistato il suo vicepresidente Matteo Valocchia, che dal 20 maggio 2024 è anche Coordinatore regionale del Gruppo Giovani Imprenditori di Confcooperative Toscana, l’associazione di estrazione cattolica che racchiude una parte delle cooperative toscane
Lei ha dichiarato che un altro modo di fare impresa è possibile. Cosa intende con questo concetto?
«Oggi sembra molto difficile poter fare impresa sotto forma di cooperativa. La cooperazione è una realtà nata da poco, nel 1991, che ha avuto un exploit importante, ma che negli ultimi sta subendo una denatalità. Non sembra più allettante, non sembra più uno strumento con cui poter fare impresa.
Per me il poter fare impresa in modo diverso vuol dire proprio poter lavorare sotto forma di cooperativa, creando un reddito e delle opportunità di lavoro.
La forma giuridica della cooperazione sociale comporta che l’azienda lavora come tutte le altre, ma con la peculiarità di non poter redistribuire gli utili. Essi sono necessari per sostenere l’azienda e per farla stare in piedi, ma vanno reinvestiti all’interno dell’attività, per creare posti di lavoro e per rafforzare la cooperativa».
Come è strutturato il Consorzio sociale Comars?
«Nato nel 1994 a Monte San Savino (Arezzo), lavora nella nostra provincia, nella provincia di Perugia e nella provincia di Pistoia. Comprende tre cooperative sociali di tipo A, la cooperativa Arca 1, la cooperativa Fortezza e la cooperativa San Lorenzo, che svolgono servizi sociosanitari e di assistenza domiciliare per anziani, minori, disabili, persone con problemi di salute mentale.
Abbiamo anche una cooperativa sociale di tipo B, la cooperativa Colap, che propone l’inserimento lavorativo di persone in difficoltà (ex-tossicodipendenti, alcoldipendenti, persone con disagi psichici, sociali, fisici) attraverso servizi di pulizia, manutenzione di aree verdi, trasporti sociali, ristorazione collettiva e igiene urbana.
Abbiamo la cooperativa Clean Sistem, che effettua servizi di pulizia nelle filiali del Monte dei Paschi di Siena e l’agenzia formativa Athena, che fa corsi di formazione professionali. Dal 1982 esiste l’associazione Arca 1, da cui posso dire che è nato tutto e che ad oggi si occupa di un dopo scuola nel piano inferiore della nostra sede.
L’ultimo ingresso è una srl, che abbiamo istituito con i due soci principali, la Colap e la Clean System, più un sociofisico: si tratta di un bar che abbiamo rilevato a Monte San Savino. Complessivamente, gli addetti che lavorano in tutto il comparto sono oltre 700, con venti persone a livello amministrativo e dirigenziale.
La nostra è una realtà prettamente femminile: per il lavoro che svolgiamo le donne hanno un tatto e una sensibilità diversa, sia nei confronti degli anziani che dei minori. A livello assistenziale abbiamo quindi una prevalenza di figure femminili, mentre a livello dirigenziale c’è una parità tra personale maschile e personale femminile».
Dalla Toscana arrivano buone notizie per il terzo settore: sta per essere firmato un accordo che distribuirà 22 milioni di euro in tre anni ai lavoratori delle cooperative sociali
«Con Regione Toscana abbiamo sottoscritto a febbraio 2024 un rinnovo del contratto per il nostro comparto che quota il 15%, una cosa che negli ultimi vent’anni non si era mai vista. Il nostro intento era quello di agevolare e gratificare i lavoratori.
Con la firma del nuovo accordo l’ente ha finalmente riconosciuto l’importanza delle cooperative anche a livello economico. Oltre a riconoscere l’adeguamento contrattuale, qualche mese fa aveva anche aumentato il contributo delle quote sanitarie, ossia la parte della retta a carico della Regione a favore degli ospiti delle RSA.
Con il Gruppo Giovani Imprenditori di Confcooperative Toscana stiamo cercando di promuovere la cooperazione sociale all’interno delle scuole, per stimolare i giovani a intraprendere questa strada. Lo spirito della cooperazione è quello di mettersi insieme, condividere un obiettivo e lavorare affinché si possa raggiungere.
Ad oggi non è facile rendere questo percorso appetibile, perché molto spesso l’obiettivo prevalente è quello di guadagnare in fretta e senza ostacoli, ma contiamo sulla sensibilità di molti nostri giovani».
Come ha aderito a CDO Toscana e quali valori condivide con l’organizzazione?
«Io sono entrato nel direttivo di CDO Toscana nel 2023, ma chi ha fondato il Consorzio Comars conosceva già questa realtà da decenni. Sicuramente quello che condivido è lo sguardo che la CDO tiene puntato sui valori umani e sull’importanza di stare bene e di coltivare buone relazioni all’interno del luogo di lavoro, senza ridurre tutto a questioni meramente economiche.
Abbiamo modo di confrontarci con imprenditori dei settori più disparati e questo ci permette di apprendere caratteristiche e peculiarità da tutte le varie realtà. Un aspetto che apprezzo particolarmente e che per me rappresenta un valore aggiunto è la presenza dei professionisti, che è difficile trovare in altre associazioni.
Altro elemento che fa di CDO una realtà unica è la formazione: un’attività che non si concentra sul settore di appartenenza ma su come potenziare le relazioni umane.
Un aspetto che noi del mondo della cooperazione abbiamo più familiare e che magari non è facile far comprendere a un imprenditore che non proviene dalla nostra storia. Allo stesso tempo, credo che l’attenzione su ciò che non è il mero profitto possa essere ciò che colpisce maggiormente».