Come si calcola l’impronta ecologica?

Sono passati quasi tre mesi da quando l’umanità ha esaurito le risorse che la Terra è in grado di rigenerare nel corso di un anno: il 28 luglio scorso, infatti, è stato l’Earth Overshoot Day, la data in cui la popolazione mondiale, dal 1° gennaio, ha utilizzato l’equivalente di circa 1,75 pianeti Terra.
Nel 2022 l’Italia ha raggiunto la propria data di esaurimento delle risorse il 15 maggio, con ben 2 mesi d’anticipo rispetto a quella mondiale. Nel 2021 l’Overshoot Day è stato il 29 luglio, mentre nel 2020 è stato raggiunto il 22 agosto, sempre in anticipo rispetto all’anno precedente.
La stessa organizzazione che si occupa di stabilire la data dell’esaurimento delle risorse, ha anche creato uno strumento che permette a ognuno di noi di aumentare la consapevolezza dell’impatto del proprio stile di vita sulla salute del pianeta: si tratta del Global Footprint Network, un ente di ricerca internazionale che vuole indicare a istituzioni e aziende le modalità per operare all’interno dei limiti ecologici della Terra. Lo strumento si chiama Ecological Footprint Calculator, in italiano Calcolatore dell’impronta ecologica. Quello che a tutti gli effetti è divenuto un indicatore della sostenibilità si deve a William Rees, ecologista e professore all’Università della British Columbia in Canada e al suo studente svizzero Mathis Wackernagel, fondatore e attuale presidente del Global Footprint Network. Insieme hanno scritto il volume “Our Ecological Footprint – Reducing Human Impact on the Earth”, pubblicato nel 1996.
L’impronta ecologica stima la quantità totale di risorse naturali e servizi ecologici che una popolazione utilizza per vivere, calcolando l’area totale di ecosistemi terrestri e acquatici necessaria per fornire, in modo sostenibile, tutte le risorse utilizzate e per assorbire, sempre in modo sostenibile, tutte le emissioni prodotte. Il presupposto su cui si basa è che ad ogni unità materiale o di energia consumata corrisponde una certa estensione di territorio, appartenente ad uno o più ecosistemi, che garantiscono, tramite l’erogazione di servizi naturali, il relativo apporto per il consumo di risorse e/o per l’assorbimento delle emissioni. Oltre alle tipologie di ecosistemi, il calcolo prende in considerazione categorie come i consumi alimentari, le abitazioni, i trasporti, i servizi, i rifiuti.
Per leggere meglio l’impronta ecologica è possibile confrontarla con la biocapacità, una grandezza che misura la capacità potenziale di erogazione di servizi naturali a partire dagli ecosistemi locali. Attraverso biocapacità (BC) ed impronta ecologica (EF) è possibile individuare il bilancio ecologico di un’area rivelando l’eventuale deficit o surplus, dato dalla differenza tra le due grandezze: DEFICIT/SURPLUS ECOLOGICO = BC – EF
Dal 2018 anche in Italia è possibile calcolare la propria impronta ecologica: basta cliccare su www.footprintcalculator.org/it e inserire i parametri richiesti. In questo modo si può scoprire come le proprie attività quotidiane influenzino il consumo di risorse naturali. Diventeremo consapevoli di come l’impronta ecologica rappresenti la misura di superficie di pianeta produttiva necessaria a fornire tutto ciò che ognuno di noi richiede alla natura, compresi la produzione di cibo, le fibre di legno, le aree per le infrastrutture urbane e l’assorbimento delle emissioni di anidride carbonica dovute all’utilizzo di combustibili fossili. Il Footprint Calculator consente, inoltre, di determinare il proprio Giorno del Sovrasfruttamento della Terra, incoraggiandoci a posticiparlo nel calendario e suggerendo soluzioni di sostenibilità. I risultati possono essere condivisi sui social con l’hashtag #MoveTheDate.
La versione italiana del Footprint Calculator è stata promossa dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena alla vigilia dell’Earth Overshoot Day del 2018, che in Italia cadeva il 24 maggio, e in occasione del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2018 promosso dall’Asvis, l’Agenzia Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. Non è un caso che tale strumento sia stato lanciato in questo territorio, dato che dal 2011 la provincia di Siena è certificata carbon neutral, obiettivo raggiunto con una percentuale di abbattimento del 102%.
Dell’impronta ecologica fa parte la Carbon footprint, che ne rappresenta il 60% e che dal 1961 è aumentata di ben 11 volte. Parliamo di un parametro che permette di determinare gli impatti ambientali che le attività di origine antropica hanno sul cambiamento climatico e sul surriscaldamento del pianeta.
Il dato permette infatti di stimare le emissioni in atmosfera di gas serra causate da un prodotto, da un servizio, da un’organizzazione, da un evento o da un individuo, espresse generalmente in tonnellate di CO2 equivalente, calcolate lungo l’intero ciclo di vita del sistema in analisi.
In un contesto in cui chi fornisce prodotti o servizi a basse emissioni o che tendono alla neutralità carbonica è sempre più premiato, la Carbon footprint è uno strumento per valorizzare le proprie attività e promuovere le proprie politiche di responsabilità sociale ed ambientale, secondo i criteri ESG, ossia le tre dimensioni (ambientale, sociale e di gestione aziendale), atte a verificare l’impegno in termini di sostenibilità di una impresa o di una organizzazione.