• 08/12/2024

CNR-ISTI e la digitalizzazione 3D

 CNR-ISTI e la digitalizzazione 3D

«Oggi il modello di ricerca non è più individuale, ma si basa su progetti ampi e di conseguenza è necessario un ampio bagaglio di esperienze, è fondamentale organizzarsi in gruppi di ricerca». Risponde perfettamente a questi requisiti l’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione “Alessandro Faedo” – ISTI di Pisa, diretto da Roberto Scopigno. Il più grande istituto del CNR si occupa di Scienza dell’Informazione e delle tecnologie correlate (CNR-ISTI), è strutturato in 13 laboratori di ricerca, suddivisi in sei aree tematiche

Dottor Scopigno, com’è organizzata l’attività dell’Istituto?

«I laboratori godono di ampia libertà nella definizione della visione scientifica, nell’individuazione degli obiettivi e nella ricerca di finanziamenti su bandi competitivi esterni. Inoltre, sono frequenti le collaborazioni con altri istituti del CNR, anche di altri dipartimenti, tra i quali gli Istituti attivi nel settore delle scienze dalla vita, delle scienze umane e sociali o delle scienze della terra. Infine, ISTI ha numerosissime collaborazioni con il mondo universitario, sia nazionale che internazionale»

Oltre alle collaborazioni con il mondo accademico, ISTI interagisce frequentemente con il mondo industriale?

«Le interazioni con il mondo industriale sono continue. La collaborazione con le imprese è per noi importante sia per avere feedback sulle necessità del mercato, sia per costruire insieme opportunità di uso e sfruttamento economico dei risultati delle ricerche»

Toscana Economy - CNR-ISTI e la digitalizzazione 3D
Roberto Scopigno – direttore di CNR-ISTI

Uno dei campi di eccellenza dell’ISTI è la digitalizzazione tridimensionale, con applicazioni particolarmente interessanti nel campo dei Beni Culturali. Quali sono le sue potenzialità?

«La digitalizzazione 3D applicata ai Beni Culturali è una tecnologia che ha almeno 25 anni di vita. ISTI è stato uno dei pionieri sul territorio nazionale ed internazionale. Nel 1999, siamo stati il principale partner tecnologico italiano nel progetto “Digital Michelangelo” dell’Università di Stanford, che per primo digitalizzò una serie di grandi opere michelangiolesche.

Abbiamo poi orientato la nostra ricerca non solo sulle tecnologie di digitalizzazione, ma anche sulle tecnologie che permettono di poter fruire dei modelli 3D in modo semplice, su computer consumer e, negli ultimi anni, direttamente su web. ISTI è il creatore della piattaforma open source per la gestione di dati 3D su web “3DHOP”, strumento ben noto a livello internazionale, con cui molti musei propongono un accesso virtuale alle loro opere.

In Italia si sono fatte molte esperienze e campagne di digitalizzazione 3D, ma purtroppo in modo non organizzato e dispersivo. Un cambiamento di rotta importante si avrà grazie ai finanziamenti PNRR e a un importante finanziamento Europeo messo a bando quest’anno, volto alla realizzazione di una ambiente cloud specifico per il mondo dei musei e delle istituzioni culturali»

E quali sono i più interessanti impieghi della digitalizzazione 3D in ambito industriale?

«Si va da tante applicazioni orientate al controllo di qualità, alla progettazione dei prodotti, alle applicazioni in campo medico.
Mi piace ricordare qui che oggi siamo in grado di coprire l’intero ciclo: non solo abbiamo tecnologia per modellare oggetti o scenari esistenti, portarli nel mondo digitale e qui modificarli con gli applicativi di modellazione 3D, ma disponiamo anche di tecnologie che permettono di riportare quanto progettato in digitale nel mondo fisico, con le tecnologie di stampa 3D.

Un tema di frontiera, poi, è quello di non fermarsi alla clonazione dell’esistente (il modello digitale 3D), ma arricchirlo di tutte quelle informazioni che trasformino il modello in un clone funzionale (digital twin), permettendo anche di simularne il comportamento. Abbiamo linee di ricerca che cercano di portare questi concetti nel settore dei beni culturali, ad esempio nel settore del restauro»

Tra le tematiche affrontate dai vostri laboratori c’è l’IA e in epoca di ChatGPT non possiamo non toccare l’argomento. Quali sono i campi di applicazione più utili per il settore produttivo?

«”L’intelligenza artificiale (IA) ha un grande potenziale per migliorare l’efficienza e la produttività in diversi settori produttivi. Ecco alcuni esempi di settori che potrebbero beneficiare dell’utilizzo dell’IA: il manifatturiero, per ottimizzare i processi produttivi; la logistica, per ottimizzare la gestione della catena di approvvigionamento; l’agricoltura, per ottimizzare l’irrigazione, la fertilizzazione e la raccolta, riducendo gli sprechi; l’energia, per migliorarne la gestione della produzione; l’assistenza sanitaria, per analizzare grandi quantità di dati medici; la finanza, per migliorare la gestione del rischio”. Questa è la risposta prodotta da ChatGPT alla domanda – spiega Scopigno – Risposta che tutto sommato trovo congrua e che implicitamente dimostra le potenzialità e l’impatto potenziale di questo mezzo su alcune nostre attuali professioni».

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Luca Indemini

Giornalista specializzato in tecnologia e innovazione

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